
Valentina Maran è nata a Varese nel 1977. È una…
La cena aziendale è il momento topico della vita di una qualunque azienda, grande o piccola che sia, l’evento clou dell’anno è quando si decide location, cibo e regalo aziendale da spacciare ai dipendenti.
Il tono di un’attività, il vero spirito imprenditoriale, il sano spirito di squadra si respira tutto in quell’invito che in genere viene girato mezzo mail interna e impaginato alla meno peggio da qualche segretaria che sceglie a proprio gusto palline, alberi, strass e scritte glitterate che annunciano la fatidica cena di natale.
L’epilogo più o meno resta lo stesso in tutti gli ambienti: si finisce la serata con un altissimo tasso alcolico, con qualcuno da riaccompagnare a casa e qualche nuova ipotetica e nascostissima relazione tra colleghi che nessuno sa o immagina. Ma l’incipit può essere molto diverso.
Ma quante tipologie di cene ci sono?
Io, nei miei anni di esperienza da dipendente, ne ho identificate alcune:
La cena motivazionale
Più che una cena è un vero e proprio viaggio di piacere per ripagarti della fatica fatta durante l’anno. Di solito viene affittato tutto un maniero in qualche bellissima località al sud, per un paio di giorni, e tutta l’azienda viene portata, armi e bagagli, a destinazione. Vietato portare compagni, mogli e figli: tutto si deve vivere rigorosamente con gli stessi compagni di viaggio che hanno a che fare con te ogni giorno.
In genere in quei giorni cercano di instillarti di nuovo, mediante copiose flebo di vino, il sangue che hai sputato durante l’anno.
Non mancano gite organizzate in visita alla città d’arte, discoteca serale e riffa di Natale.
Il regalo pensato per tutti è qualcosa di tecnologico e costoso che tornerà certamente utile per il lavoro fuori dalle ore d’ufficio.
La cena demotivazionale
La cena demotivazionale è una roba organizzata davvero all’ultimo, raschiando il fondo del barile per motivare l’ultimissima fattura emessa come nota di spesa.
Viene organizzata in un posto improbabile, tipo una bocciofila scadente dove al bar hai solo le copie di bassa lega dei più famosi liquori di marca.
Tutto odora di vecchio e stantio, un po’ come essere finiti nella sceneggiatura di un vecchio film anni ’70.
Il cibo rigorosamente servito da scodellone di metallo tenute sotto l’ascella dai camerieri. In menu l’immancabile rognone, i nervetti e la trippa. Vino sfuso o in cartone. Serata con tombolata finale e musica dal vivo con orchestra che suona solo liscio.
Di regalo non c’è nulla, neanche il panettone con la bottiglia. Quello viene dato solo ai dirigenti.
La cena impacchettata
Dress code d’obbligo, tutti tiratissimi come neanche alla prima della scala, posti rigorosamente assegnati con criteri apicali e struttura gerarchica d’ordinanza.
Location spettacolare in un megalocale alla moda, all’ultimo grido, dell’ultimissimo respiro. Ciascuno ha accanto il proprio cameriere personale che versa acqua e vino. Di solito sono cene silenziosissime e si ride educatamente solo alle battute del capo.
Durante la cena cucinata da un megachef stellato, mentre compaiono piatti dal nome lunghissimo rispetto al contenuto, vengono assegnate medaglie al merito ai dirigenti.
A tutti gli altri bottiglia di champagne che ovviamente ricicleranno alla prima occasione utile.
La cena creativa
È quella più temibile tra tutte: di solito viene fatta in qualche posto assurdo, tipo nel tendone di un circo mentre i clown ti tirano torte in faccia, in una escape room e puoi azzannare una tartina solo se riesci ad uscire, in cima a un rifugio dopo aver ciaspolato ore sotto la neve. Bello eh, tutto molto interessante, il problema è che non sai mai cosa metterti e come ne uscirai.
Il regalo è sempre qualcosa di sensazionale che nessuno capisce cos’è e come si usa. Però tutti giurano sia un’idea geniale.
La cena benefica
Viene fatta in un ristorante dove ciascuno paga il suo ingresso a un costo spropositato con la scusa della raccolta fondi. Devi anche portare qualcosa che possa essere messo in vendita a una specie di swap party dove sei invitato a comprare e lasciare tutto comunque lì in dono. Nessun regalo di natale alla fine perché i soldi destinati a ringraziare gli ospiti sono andati a qualche fondazione che costruisce pozzi in Africa.
Praticamente esci senza un rene, ma felice, sapendo che qualcosa di buono l’hai fatto.
La cena senza pretese
È quella fatta all’ultimo, senza sapere bene neanche dove prenotare. Di solito succede alle piccole realtà, quelle dove si è tutti amici e ci si arrangia all’ultimo incastrando gli impegni di tutti e coordinandosi alla meglio.
Si dice sempre “oh, quest’anno non ci si regala niente” e invece ogni anno tutti hanno un pensierino per ciascuno, perché dopotutto lavorare insieme ti costringe, tuo malgrado, a vedere anche i lati positivi della convivenza forzata. Queste sono le feste più belle, dove si ride, si beve, ci si prende in giro e si fanno progetti per l’anno dopo, rimandando a gennaio qualsiasi mail urgente dell’ultimo minuto, perché il piacere di stare insieme viene prima di tutto.
Io ho avuto la cena sociale della mia piccola agenzia martedì 11 dicembre (mentre voi mi starete leggendo a ridosso del Natale).
Ho comprato regali ragionatissimi ai miei amici – perché chiamarli colleghi è poco – e spero apprezzeranno.
Io mi auguro che mi arrivi l’ormai abituale agenda rossa d’agenzia, perché ci sono affezionatissima, mi devo già segnare gli appuntamenti di gennaio e fare la mia solita pensata quando la aprirò, domandandomi “chissà cosa succederà quest’anno?”.
Già. Chissà.
Cosa ne pensi?

Valentina Maran è nata a Varese nel 1977. È una copywriter freelance. Si è formata nelle più grandi agenzie di comunicazione milanesi e dopo un trionfale licenziamento ha scritto “Premiata Macelleria Creativa” (Fandango 2011). Scrive per riviste, committenza privata, blog di ogni tipo e si occupa prevalentemente di questioni di genere, femminismo, parità di diritti nella comunicazione. Con la sua socia Vanessa Vidale ha una piccola agenzia di comunicazione che si chiama NoAgency dalla quale non può licenziare nessuno, tranne se stessa. Da anni è docente in corsi ITS e IFTS post diploma dove insegna creatività.