Lavoro come medico, agopuntore e psicoterapeuta. Scrivo di salute, benessere…
La mattina la gente si sveglia e dice: “da oggi cambio vita”. Invece non lo fa mai… Così recitava un vecchio film. Forse quel “mai” è un po’ troppo. La gente cambia vita, cambia lavoro, ma spesso non tanto quanto vorrebbe. Che cosa le impedisce di farlo? Che cosa conduce troppo spesso a dire a se stessi “Vorrei, ma non posso”?
L’esperienza insegna che due sono i motivi per cui non si cambia tanto quanto si desidera: si vorrebbe cambiare, ma non si sa cosa fare per cambiare; si vorrebbe cambiare e si sa cosa si dovrebbe fare, ma non lo si fa.
Nel primo caso manca la strategia, nel secondo il coraggio di metterla in atto. Chi manca di strategia è chi pensa “Vorrei, ma non so!”; chi non la mette in atto è chi dice “Vorrei, ma non posso”.
Cambiare vita: vorrei ma non posso
Oggi vorrei parlare di quel “Vorrei, ma non posso” e di come trasformarlo in un “Vorrei e lo faccio”. Vorrei parlare della paura che immobilizza e di come essa possa essere trasformata in coraggio.
Come ricorda spesso un mio grande maestro “Il coraggio in natura non esiste, esiste solo la paura affrontata e sconfitta”.
Acquisire il coraggio di cambiare significa affrontare la paura di cambiare. Tante volte, invece, la questione viene percepita dal punto di vista opposto: vincerò la paura quando avrò coraggio. E per avere coraggio dovrei pensare positivo: “Lo voglio e quindi lo avrò” oppure “Ce la farò!”.
Secondo il buon senso, ripetersi questi mantra (o ripeterli agli altri) dovrebbe alimentare il coraggio. Tuttavia, quello che accade in pratica è esattamente il contrario. Questo tipo di mantra non funziona, anzi alimenta la frustrazione. Non lo dico io, lo dicono i fatti. Quante persone conoscete che hanno vinto la paura di cambiare con il pensiero positivo?
Le storie dei piccoli eroi, come quelle dei grandi, non sono storie di coraggio, ma storie di paure affrontate e vinte.
Gli eroi sono donne e uomini che hanno guardato la paura di cambiare in faccia, in ogni suo dettaglio. Si sono lasciati penetrare, scuotere fin nelle viscere dal terrore e ad un certo punto si sono resi conto che il modo migliore per sconfiggere la paura era alimentarla fino a farla svanire.
Guardare la paura in faccia
Strano vero? O quantomeno controintuitivo.
Il buon senso, infatti, vorrebbe che se una persona non vuole più la paura, dovrebbe quantomeno impegnarsi a non alimentarla. Al contrario, l’esperienza di vita ci dice che chi ha sconfitta la paura, e così facendo ha costruito il coraggio e la fiducia in se stesso, ha fatto esattamente l’opposto. Ha messo in atto un paradosso, in quanto ha alimentato ciò che non voleva, la paura, e ha ottenuto ciò che voleva, il coraggio. Si è reso conto di poter gestire la paura proprio nel momento in cui la guardava in faccia e si esponeva volontariamente ad essa.
Un po’ come Don Rodrigo che per fare un atto coraggioso passò una notte a guardare in faccia la paura.
Tutto ciò era già noto anche nella tradizione dello stratagemma cinese, secondo cui il modo migliore per spegnere un fuoco è aggiungere tanta legna da farlo soffocare. È quello che in termini logici si esprime come effetto paradosso: aumentare per ridurre. All’opposto invece, chi cercasse di spegnere la paura rassicurandosi o cercando rassicurazioni fuori da sé, vedrebbe la paura aumentare piuttosto che ridursi. Chi cerca di togliere legna dal fuoco, finisce per bruciarsi.
La trappola della ragione
Quando si tratta di paura di cambiare vita, di paura di cambiare lavoro, spesso le persone rimandano dicendo che devono perfezionare il “piano” di fuga. “Vorrei cambiare lavoro, ma a queste condizioni non posso”. Cercano di capire, di rendere il loro piano perfetto, come se il problema fosse la strategia e non il coraggio di metterla in pratica.
Strategia e coraggio sono entrambi necessari, ma non per questo possono essere alimentati nello stesso modo. La strategia è manifestazione del nostro cervello moderno, il telencefalo. Il coraggio è una forza che emana dal cervello antico, il proto e il mesencefalo.
La prima si avvantaggia del ragionamento, dello studio, della lettura, del confronto. Il secondo invece no! Il coraggio si crea in un altro modo. Guardando la paura in faccia e aumentandola fino a farla collassare su se stessa. Applicare il ragionamento alla gestione della paura di cambiare vita non funzionerebbe.
Cosa fare per cambiare veramente?
Cosa potrebbe fare dunque chi dice “Vorrei, ma non posso!”?
- Prendere atto che il coraggio non esiste: esiste solo la paura guardata in faccia, affrontata e vinta.
- Riconoscere che nessuna spiegazione può sciogliere la paura perché la paura viene prima del ragionamento.
- Evitare gli intelligenti che forniscono spiegazioni che stemperano la paura, ma non la vincono.
- Cercarsi un vecchio saggio a cui chiedere “Aiutami a vincere la paura di cambiare” e non stupirsi se costui evita di dare spiegazioni, ma si dedica ad accompagnare le persone a guardare la paura in faccia e ad affrontarla.
Se vuoi approfondire l’argomento, dai un’occhiata a questo libricino: La paura delle decisioni.
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Lavoro come medico, agopuntore e psicoterapeuta. Scrivo di salute, benessere e coltivazione di sé. Mi impegno nell'offrire strumenti di riflessione e azione quotidiana, affinché ciascuno possa essere un po' più protagonista della propria vita anche quando si parla di salute. Credo in una medicina che funziona perché è fatta da medici che si prendono cura di tutti e di ciascuno al tempo stesso.