
Da10 anni supporta le persone che cercano lavoro o intendono…
Esattamente due settimane fa ho scritto di settembre e di come questo mese simboleggi per tanti la culla della procrastinazione eterna.
Ma ho scritto anche del dott. Miller e dei suoi studi sulle strategie per riuscire una volta per tutte a raggiungere i propri obiettivi. Ho parlato delle 5 domande che possono aiutarci a definire un programma di cambiamento efficace e duraturo.
Ok, adesso che abbiamo le domande, come facciamo a trovare le risposte? Il mio personale metodo è semplice: iniziare dalla prima!
Domanda 1: quali cambiamenti voglio mettere in atto?
Definire l’obiettivo da raggiungere è necessariamente il punto da cui bisogna partire.
Immagina di tenere in mano una mappa: se non decidi il tuo punto di arrivo, come fai a costruire il percorso? Il tuo viaggio diventerebbe un vagare casuale e finiresti col doverti accontentare di approdare ad una meta qualsiasi, anziché alla TUA meta.
Per delineare efficacemente il nostro obiettivo dal punto di vista strutturale ci viene in aiuto una regola del Coaching: gli obiettivi devono essere SMART, ovvero Specifici, Misurabili, Attuabili, Realistici, Temporizzabili.
“Voglio cambiare lavoro” non è un obiettivo SMART. È generico, vago, totalmente slegato dalla nostra realtà e soprattutto senza un termine.
Non si usa dire che gli obiettivi sono sogni con una data di scadenza?
“Voglio trovare un impiego da segretaria in uno studio medico, che mi impegni tutte le mattine e non più di due pomeriggi, nel raggio di 20 km da casa ed entro la fine dell’anno” è dunque un obiettivo decisamente più intelligente!
Se so esattamente dove voglio arrivare, sarà molto più semplice individuare la strada per arrivarci.
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Immaginiamo che tu sia appena arrivato alla meta, descrivimi cosa vedi. Cosa senti. Cosa pensi. Disegnalo, scrivilo, costruiscilo coi Lego se vuoi. Nomi, numeri, indirizzi, colonna sonora del tuo successo, soffermati su ogni dettaglio, come se fossi là adesso.
Rendi questo obiettivo il più concreto possibile e assicurati di vedere te, proprio te, a quel punto di arrivo. Non parlare della vita di un altro, lo facciamo già troppo nella quotidianità.
La mia amica Giulia, Life Coach per Donne, aggiunge altre due lettere all’acronimo, per rendere l’obiettivo ancora più stimolante: non solo SMART, ma SMARTER, con l’aggiunta di Entusiasmante e Registrato.
Eh sì, deve renderti felice pensarci. Deve caricarti e motivarti. E sì, devi scriverlo in agenda, altrimenti la tentazione di lasciar di nuovo perdere fino al prossimo settembre avrà la meglio un’altra volta.
Definito l’obiettivo, ecco qui altre due domande utili per fare un “controllo qualità”:
- Trovo che il mio obiettivo sia abbastanza chiaro per costituire la base da cui partire per definire i passi da fare?
Se così non è, probabilmente devi modificarlo un po’ per renderlo più concreto.
- Trovo che il mio obiettivo sia troppo remoto o eccessivamente complicato da raggiungere?
Se la risposta è sì, puoi tentare di scorporarlo in obiettivi più piccoli da raggiungere in meno tempo. Questo ti aiuterà moltissimo a non perdere la motivazione, a non sentirti frustrato e anzi a convincerti giorno per giorno che ce la stai facendo davvero.
Sei il pilota o il passeggero?
Tuttavia, per riuscire in questa operazione di definizione, è fondamentale una cosa: comprendere e accettare la differenza tra essere un pilota ed essere un passeggero.
Quando siamo in macchina o su un qualunque altro mezzo di trasporto sappiamo perfettamente che pilota e passeggeri non hanno la stessa responsabilità. Il primo regge il volante e questo lo colloca inevitabilmente in una posizione diversa dai secondi. Sta a lui decidere quando andare dritto e quando curvare, dove frenare e dove parcheggiare per prendersi una pausa.
Tutto ciò che è lecito fare in veste di passeggero (dormire, guardare altrove, non conoscere la strada) non lo è quando scegliamo di essere il pilota. Non abbiamo più il diritto di non preoccuparci del tragitto, delle indicazioni, del limite di velocità: siamo noi a guidare.
[click_to_tweet tweet=”Tutto ciò che è lecito fare in veste di passeggero (dormire, guardare altrove, non conoscere la strada) non lo è quando scegliamo di essere il pilota.” quote=”Tutto ciò che è lecito fare in veste di passeggero (dormire, guardare altrove, non conoscere la strada) non lo è quando scegliamo di essere il pilota.”]È vero, non è colpa nostra se il semaforo diventa rosso o se la strada è intasata dal traffico. Ma diventa una nostra responsabilità scegliere quando metterci in viaggio e quale strada percorrere.
Cosa ne pensi?

Da10 anni supporta le persone che cercano lavoro o intendono cambiarlo, offrendo percorsi personalizzati in base alle caratteristiche e alle esigenze della persona. Ha mosso i primi passi lavorativi negli Stati Uniti per poi tornare in Italia e certificarsi come Coach alla Coaching University milanese di Lorenzo Paoli apprendendo uno stile di Coaching incentrato sul cliente, sulle proprie emozioni e blocchi e soprattutto sulle strategie più efficaci per aiutarlo a raggiungere i propri obiettivi.