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L’importanza del trucco per le persone con disabilità

L’importanza del trucco per le persone con disabilità

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“Caro Iacopo…

Ti seguo sempre molto volentieri e mi piace ciò che scrivi. Vorrei parlarti della mia esperienza. Io sono truccatrice professionista e ogni tanto tengo anche dei corsi. Negli ultimi anni mi sta chiamando spesso l’associazione AIPD (Associazione Italiana Persone Down) per chiedermi di tenere dei corsi di trucco a dei gruppi di ragazze. Anzi, sono proprio le ragazze che mi chiamano. Vogliono imparare a valorizzare la propria bellezza e a curarsi di più. Sono esperienze bellissime e formative!

Le ragazze (dai 18 ai 25 anni) sono simpaticissime e molto brave. Mi parlano dei lavori che fanno: chi assistente parrucchiera, chi barista, chi ritira i vassoi nei fast-food… Mi parlano dei loro fidanzati, delle loro amiche, delle loro passioni.
Sai, io sono educatrice e lavoro con bambini e ragazzi con disabilità nelle scuole, ma non avevo mai pensato al dopo… Questo tipo di associazioni fa fare bellissime esperienze e uscite che sostengono l’indipendenza e l’integrazione.

Riguardo al corso di trucco anche io, nel mio piccolo, riesco a fare la differenza. Le ragazze, quando finiscono di truccarsi si sentono più belle, più forti, più felici. E lo vedo dai loro occhi che è così.
Amo profondamente queste esperienze di vita che vanno aldilà della scuola e che aprono la mente su un mondo a me prima sconosciuto.”

Cara amica, sono assolutamente d’accordo con te: il trucco, e in generale il settore beauty, può essere terapeutico.
Certo, viviamo in una società fin troppo superficiale e perciò dobbiamo, appena possibile, ricordare e ricordarci che l’estetica non è tutto, che una persona è bella a prescindere da un fondotinta, che ogni corpo merita rispetto pur se non rispecchia i canoni imposti dalla moda. Ma ci sono casi in cui tutto questo viene ribaltato per motivi ben più seri.

Uno degli esempi più classici – purtroppo – è quello riguardante l’estetica oncologica. Sempre più ospedali (ma anche professionisti nel loro lavoro privato) si stanno specializzando offrendo alle pazienti la possibilità di riprendere in mano la propria femminilità e sentirsi, se desiderano farlo in questo modo, attraenti. Non parliamo solo, in questo caso, di parrucche per chi sta perdendo capelli a causa della chemioterapia, ma anche di trucco che possa correggere le imperfezioni dovute agli effetti delle cure, o più semplicemente un momento di “relax” per staccare da tutto e pensare a se stesse.

Nel tuo esempio riguardante le persone con sindrome di Down, truccarsi diventa invece, come hai giustamente detto, la riconquista di un pezzettino di autonomia che può apparire superficiale ma che in realtà apre le porte ad altri pezzettini di indipendenza.
Imparare a prendersi cura di sé aiuta a prendere coscienza di ciò che si è e di ciò che si può e sa fare, in generale. E poi, non dimentichiamolo, ci sono persone con disabilità tutt’oggi emarginate e isolate, soprattutto quando le difficoltà sono di tipo cognitivo e non fisico: attività come questa diventano così dei momenti di socializzazione e integrazione fondamentali.

Che poi, voglio dire, nell’immaginario fin troppo stereotipato delle persone con disabilità, c’è tutt’oggi l’idea che queste siano brutte, trascurate, magari pure sporche, e che non possano essere belle o quantomeno curate. Insomma, il fattore estetico (sia per il mondo del beauty che per quello della moda) per molti è un fattore secondario, se non proprio all’ultimo posto, nella vita di un disabile, perché per lui ci dovrebbero essere “altre priorità”. Occuparsene, quindi, vuol dire rompere l’ennesimo stereotipo malsano.

Perciò grazie per quello che fai. Con la speranza che in tanti possano ripartire da loro stessi per riprendere in mano la propria vita, magari con un sorriso dipinto di rosso.

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