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100. Il dojo silente

100. Il dojo silente

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Il dojo silente.

– Io non sono una brava persona; né bella. Sono solo un uomo che insegue il sole che sorge, che si prende questa vita accogliendo la responsabilità del suo potenziale. Anche se significherà morire, anche se significherà dover proseguire da solo nell’erba alta, col volto rigato dalle lacrime e con la lama triste, incapace di fuggire la propria natura.

– Quindi, ecco chi mi ha sconfitto: un uomo che insegue il sole che sorge. E non potrò vivere a sufficienza per raccontarlo.

– Potrai farlo per perdonarmi.

– Per cosa?

– …

– Per cosa dovrei perdonarti?

– Per l’incapacità della mia arte della spada.

– È formidabile e impenetrabile. Sembrava di tagliare il vento.

– A togliere la vita con un’arma è capace chiunque. Ciò che appartiene solo a un vero maestro di spada è donare la salvezza. Cosa ho fatto io che non sapesse fare anche un infante?

– …

– Dimmi!

– Nel mio dojo mai si recitavano sutra, mai si sentiva altro se non il suono dei fendenti… mi chiedo quanto ci metteranno i miei allievi a ribaltare queste proporzioni.

– Quando ci siamo affrontati, il vento soffiava da nord. Ora da est. Eppure è trascorso appena qualche istante. Che mondo capriccioso quello che abitiamo!

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