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99. L’amaro di un poeta

99. L’amaro di un poeta

elemosina

L’amaro di un poeta.

– E non vi è amaro mangiare solo delle elemosine dei vostri amici?

– La mia dimora può essere umile come un banano, la mia tavola povera come le mie tasche ma la mia mente è semplice come i miei versi e non mi chiede molto.

– Questo è davvero nobile, maestro. Ma ogni uomo è giusto che provveda personalmente al proprio sostentamento.

– Allora si vede che la mia natura è pigra come quella di un gatto.

– E non sta certamente a me giudicarla. Scusatemi. Ciò che intendo dirvi è che, se smetteste di regalare la vostra arte come nel caso di questo kakemono di impareggiabile bellezza, potreste vivere più che dignitosamente. Quindi chiedetemi il giusto compenso e sarò più che lieto di pagarvelo.

– Mio signore, in quell’inchiostro vi è ogni singolo istante della mia vita. Vi è ogni frammento della mia anima. E, per quanto queste possano essere comuni, non credo possa mai esservi compenso capace di onorare la vita e l’anima di una donna o di un uomo. Non trovate?

– …

– Qualcosa nelle mie parole vi ha turbato, mio signore?

– Tutt’altro! È che solo ora sono in grado di comprendere. Qualunque cifra vi pagassi, non farei che limitare la vostra arte. La vostra dimora deve restare povera, affinché le nostre possano essere così ricche!

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