
Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia,…
Ho appena raggiunto 8000 follower su LinkedIn e penso sia il momento migliore per parlarne. C’è un grosso equivoco a proposito dei social. Del suo uso, del suo scopo, e se vogliamo anche di come si può monetizzare o meno in termini di lavoro.
La grande differenza è questione di prospettiva. È azzeccare la preposizione che cambia tutto il discorso.
Il punto è che molti sono convinti che i social, ed avere un grande seguito, siano la condizione per poter parlare alle persone.
Un pulpito che sin ora non ci era mai stato concesso per snocciolare teorie, intuizioni e proposte commerciali.
La storia invece è diversa
C’è un articolo molto bello di Bruce Kasanoff (ed io e Bruce siamo sempre d’accordo), “How to Strengthen Your Personal Brand”, che parla proprio di questo.
È l’assist perfetto per parlare di alcuni aspetti, forse dell’intera storia tra Te ed i Social.
1) Non un pubblico grande ma un Grande Pubblico
Da anni si parla del focalizzarsi, dell’avere una nicchia. È tempo di comprenderlo bene ma anche di andare oltre. Il Grande Pubblico è unito da affinità più che da criteri demografici o presunti requisiti di target.
Un pubblico Grande è un insieme di persone inclini a partecipare. Se il tuo “target” (vorrei non usare questa parola…) non è presente su un social e non è “collaborativo”, probabilmente c’è una strada migliore da seguire.
2) Non riguarda Te, riguarda Loro
Alle persone non interessa nulla della tua storia. Non se non è anche la loro storia. è lo stesso discorso che fece Simon Sinek al Ted in cui presento lo “start with why”:
Nell’estate del 1963, 250 000 persone si sono presentate al centro commerciale a Washington per ascoltare Martin Luther King parlare. Non avevano inviato nessun invito, e non c’era nessun sito per controllare la data. Come hanno fatto? Martin Luther King non era l’unico grande oratore in America. Non era l’unico uomo in America a soffrire in un’America pre-diritti civili. In realtà, alcune delle sue idee non erano così buone. Ma aveva il dono. Non andava in giro a dire cosa doveva essere cambiato in America. Andava in giro a raccontare ciò in cui credeva. “Io credo. Io credo. Io credo” diceva alla gente. E la gente che credeva in ciò in cui credeva lui accolsero la sua causa, la fecero propria, e la raccontarono alla gente. E alcune di queste persone crearono strutture per portare la sua parola ad altre persone. E guarda un po’, 250 000 persone si presentarono il giorno giusto, al momento giusto, per sentirlo parlare.
Quanti si presentarono per lui? Nessuno. Si presentarono per loro stessi. È ciò in cui credevano dell’America che li portò a viaggiare su un autobus per otto ore, stare sotto il solo di Washington in pieno agosto. È ciò in cui credevano, non c’entrava il bianco contro il nero. 25 per cento del pubblico era bianco.
3) La missione non è parlare alle Persone ma CON le Persone
Condividere idee, la propria visione, ricevere apprezzamento è una cosa fantastica. Ma lo è di più fermarsi a parlare, confrontarsi, ascoltare la versione e la storia che qualcuno ti sta regalando. Ci sono due sole cose da tenere a mente:
A) Come dice Bruce “Non ignoreresti le persone se bussassero alla tua porta, quindi non ignorarle quando rispondono a ciò che dici online.”
B) La missione non è parlare alle persone ma con le persone
Cos’altro?
Niente. Quanto basta. Anzi fa la differenza.
Parlare con le Persone fa sempre la differenza.
Cosa ne pensi?

Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia, Quattro (Schnauzer) e Pixel in crisi (libro) Aiuto le persone a trovare-raccontare-vivere il proprio scopo. Qualcuno parlerebbe di Personal Branding ma preferisco dire “Posizionamento personale”. (Perché non riguarda affatto solo il tuo lavoro e perché l’obiettivo è vivere pienamente e non essere scelti da uno scaffale.)