
Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia,…
Da bambino, ogni domenica, mio padre mi portava ad un parco giochi a pochi passi da casa. Più che autoscontro e scivoli, il mio appuntamento era con un tizio sporco e barbuto, con una bancarella piena di mostriciattoli ed altre cose che i bambini amavano negli anni ’90.
La cosa più buffa, o triste, della vicenda è che a quel tempo avevo sviluppato una teoria tutta mia e che pareva confermata empiricamente: la domenica non piove!
Si è stupido ma avevo appena 6 o 7 anni o forse meno, e se pioveva per me era la fine del mondo.
Quando piove saltava tutto. Il parco si fermava. Il tizio con la sua bancarella se ne stava rintanato da qualche parte; oggi direi che se ne stava a bere tutto il giorno su un divano o qualcosa del genere.
Quando con il tempo iniziai ad incontrare con più frequenza le giornate piovose, sviluppai un’altra teoria. In due passaggi.
- La pioggia fa schifo
- Non fa schifo. Sono i grandi che non capiscono che è solo acqua e non c’è mica bisogno di fermare il mondo, o rinunciare a ciò che ci piace.
La pioggia mi ha impedito un sacco di altre cose nel corso degli anni, e dato autorevolezza alla mia teoria.
Partite di calcetto già pianificate sono state annullate. Idem per giornate al mare, in campagna, o escursioni cittadine in motorino qualche anno più tardi.
La costante è sempre stata che gli adulti si fanno un sacco di problemi.
La pioggia, i bambini, i grandi
Nel tempo la “pioggia” ha assunto un significato diverso. È stata anche il vento, il pericolo, l’opportunità, i soldi, il compromesso, ciò che pensa e dice la gente, il buon senso, le seghe mentali.
Da piccolo guardavo il mondo e pensavo che ci sono un sacco di cose per cui non vale la pena preoccuparsi. Soldi in più o in meno sul conto corrente, una bolletta più salata del telefono (una volta era un dramma!), svegliarsi la mattina e fare un lavoro che fa schifo – ma perché diamine lo fai?
O andare al supermercato e non prendere le merendine che sono squisite in favore di broccoli ed altre cose dal gusto pessimo.
Oppure, a proposito della domenica, doversi alzare comunque ad un orario decente e sistemare, pulire, impiegare il tempo libero per recuperare tutte le cose schifose che non hai fatto perché lavoravi o studiavi.
Da bambino mi sono promesso un sacco di cose e molte riguardavano la pioggia e la stupidità dei grandi.
Avrei fatto tutto ciò che volevo o almeno ci avrei provato. Di sicuro non mi avrebbe fermato la pioggia o qualsiasi altra cosa che le somigliava.” …
…
Oggi è domenica. Piove. Sono grande.
Mi sono svegliato più tardi del solito, sono le 7:15. I miei bambini dormono.
Quando si sveglieranno toccherà a me dirgli che oggi…beh non se ne fa niente perché fuori piove.
Ed a proposito di lavoro, di cose che per un bambino appaiono di una stupidità clamorosa…beh anche qui ho fatto un sacco di cose stupide.
Però, a pensarci bene, fuori è anche peggio.
Parlo con un sacco di persone al giorno, nell’ultimo anno saranno state quasi un migliaio, e vedo che tutte o quasi sono vittime della sindrome da pioggia.
Non si può, non conviene, non è sicuro, non è prudente…
È solo pioggia. Sono solo intoppi, sassi per strada, strade chiuse nelle quali trovare deviazioni e nuovi passaggi.
I bambini non sanno cosa significhi la parola NO. Questo, se sei genitore, ti fa incazzare ma in realtà c’è una buona dose di invidia.
Prova a pensare cosa ritenevi “stupido” da bambino e cosa sognavi. Quante incazzature per colpa della pioggia vero?
Ed ecco la situazione paradossale:
- Prima volevi ma non potevi
- Oggi puoi ma non vuoi
Da GRANDE
Da grande si diventa mediamente più saggi. Impari che non si salta da un muretto troppo alto, che non si dicono bugie (quasi), che non si mangia tutto il barattolo di nutella, che svegliarsi la mattina ti fa bene, e coricarti troppo tardi ti rincoglionisce…
Si, da grandi si capiscono cose che ti avrebbero fatto stare bene o meglio o più sicuro quando eri bambino.
Col senno di poi ci saremmo risparmiati quelle maledette sbucciature del ginocchio, quelle notti aspettando un messaggio (o una lettera) dall’amore di una vita. Forse avremmo baciato la ragazza che ci piaceva e ci vergognavamo a dirlo, o forse l’avremmo baciata prima senza perdere così tanto tempo.
Ed altre cose che da grandi si capiscono meglio o più in fretta.
Però da piccoli…
Se vivessimo i nostri giorni con gli occhi del bambino che siamo stati ci risparmieremmo cose ben più importanti.
Se non avessimo paura della pioggia…
Ieri volevamo ma non potevamo
Oggi possiamo ma non vogliamo
Tornare GRANDI
Diventare grandi (inteso almeno anagraficamente) non pare abbia tutti questi vantaggi. Forse bisogna pensare la parola GRANDI in modo diverso – quasi sempre infatti su questo blog lo scrivo così e non mi riferisco all’età –
Forse questo è il tempo di TORNARE GRANDI
Unire i vantaggi di poter fare ciò che vogliamo e di volere le cose giuste, ciò che conta davvero e ci fa stare bene.
E questo è il punto: trovare ciò che sei.
Aveva ragione Joseph: da grande voglio essere bambino.
Quando sarò grande, voglio essere un bambino – Joseph Heller
Certo, potendo scegliere, senza sbucciature perché facevano un male cane. Ma se proprio non si può, beh fa niente…vanno bene anche quelle.
Piove anche di domenica. Piove anche quando non vorresti. O a volte fa troppo caldo. Fa niente.
Non sei un bambino. O lo sei diventato nuovamente ed al momento giusto.
Fa come credi. Fa ciò che ami. Stai attento e sii prudente. Ma vivi.
Non essere “vecchio”. Sii GRANDE come da bambino.
Cosa ne pensi?

Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia, Quattro (Schnauzer) e Pixel in crisi (libro) Aiuto le persone a trovare-raccontare-vivere il proprio scopo. Qualcuno parlerebbe di Personal Branding ma preferisco dire “Posizionamento personale”. (Perché non riguarda affatto solo il tuo lavoro e perché l’obiettivo è vivere pienamente e non essere scelti da uno scaffale.)