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Io, Open e la vita degli altri

Io, Open e la vita degli altri

Open è sul davanzale della finestra. Impegnato nelle sue pulizie mattutine. Meticoloso, paziente, preciso.
Si accorge che lo osservo. Smette per un istante.

Si gira dandomi la schiena e riprende. Forse è irritato dalla mia curiosità, forse no.
Già. Non avevo pensato che anche Open avesse bisogno della sua intimità, di un po’ di privacy.

E penso a come entriamo ogni giorno nelle vite altrui. Inevitabilmente.
Per lavoro, per amicizia, per amore, per curiosità, per far sentire che ci siamo.
Qualunque sia il motivo, resta il fatto che entriamo nelle vite altrui.
A volte chiedendo permesso. Altre in punta di piedi per disturbare il meno possibile.
Altre ancora perché ci sbattiamo contro… così per coincidenze da decifrare.

E le vite degli altri spesso sono più interessanti, affascinanti, avventurose, fortunate, meno piatte e monotone delle nostre. (E quante volte capita di pensarlo!)
E viviamo in questo costante termine di paragone che a lungo andare non fa poi tanto bene.
Come se la vita fuori di noi fosse quasi più interessante.
Come se la vita, quella degli altri, fosse più di ricca di quel qualcosa che a noi manca.
Ma che cos’è poi questo “qualcosa”?

Ciascuno ha il suo “qualcosa” che manca

Che poi non è che manca. È solo che o non l’abbiamo ancora trovato dentro noi oppure proprio non ci appartiene.
Non resta altro da fare che accontentarsi di chi siamo. Tirare fuori il nostro meglio.
E magari smetterla di rendere le vite altrui più interessanti delle nostre.
Ogni vita è interessante. Ad ogni vita va lasciato quello spazio di intimità necessario per poi mostrarsi nella sua bellezza.

Me lo insegni  tu Open. Me lo insegni quando ti pulisci in luoghi appartati. E tutte le volte che ti fai i caxxi tuoi senza invadere l’altrui spazio. E quando lo fai è solo per motivi precisi e chiari.
Vivi e lascia vivere. È un detto che ti sta bene addosso.

Perché, come insegni tu, se non vivi la tua vita come fai ad apprezzare quella degli altri?
In fondo le vite degli altri sono interessanti perché quasi sempre fanno da specchio alla nostra.

Uno specchio che a volte spaventa, altre consola, altre ancora ci mostra i lati positivi.
No. Non lo specchio della matrigna cattiva di Biancaneve.
Ma lo specchio magico di Albus Silente in cui Harry Potter scopre parte del suo passato, riconosce il presente ed intravede sprazzi di futuro.
Questo dovrebbe essere il senso dell’incrociare vite altrui.
Ricordarci da dove veniamo. Vivere il chi siamo. Comprendere ciò che vogliamo diventare.
E si spera sia sempre la versione migliore di sé stessi.

Grazie Open.
Oggi non servono paternali feline a farmi comprendere questo.
Mi basta guardarti un po’, quel tanto che basta per rispecchiarmi in te.
Quel tanto che basta per capire che “non potrete mai chiamare il vento, ma potete lasciare la finestra aperta” – Bruce Lee –

E una volta che la finestra è aperta, ogni cosa è possibile.

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