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La medicina: l’arte di salvare la vita dalla morte

La medicina: l’arte di salvare la vita dalla morte

Quella tra medicina e morte è una lotta all’ultimo respiro tra un desiderio e un dato di fatto.
Il desiderio di far continuare ogni vita il più a lungo possibile e il dato di fatto, che ogni vita tende a evolvere nella sua stessa fine. Quando si parla di medicina, non ci si dovrebbe mai dimenticare tutto questo.

La morte è sempre uguale a se stessa

Nel suo ultimo manifestarsi  la morte è sempre uguale a se stessa: occhi chiusi e silenzio. È così che noi medici facciamo la constatazione di decesso: mancata risposta agli stimoli e silenzio tombale del cuore.

A dire il vero neppure i primi segni della morte sono poi così diversi da persona a persona: odori, suoni, colori, forme.
La morte sa farsi riconoscere.

I vettori della morte cambiano

I vettori che conducono alla morte, invece, cambiano costantemente. Oscillano tra astratto e concreto, palpabile e impalpabile, visibile e invisibile. L’ira di un dio e l’influsso di spiriti maligni, la fame e i veleni; i pensieri folli e gli errori nello stile di vita, i batteri e gli errori nel DNA. La lista è lunghissima.

La medicina cambia con loro

La medicina non ha mai smesso di rincorrere i vettori della morte.
Consapevole di non poter sradicare la morte, ha cercato di eliminarne almeno i vettori. Un po’ come un segugio ha seguito le tracce della sua preda, senza curarsi di dove andassero a parare. Forse questo è stato un errore umano o forse una fine strategia. Sta di fatto che oggi la medicina si trova esattamente dove la morte l’ha condotta. È sempre stato così.

Nel suo inseguimento alle calcagna dei vettori della morte, la medicina non ha temuto le contraddizioni, i paradossi e i cambi di casacca.

A volte la medicina ha fatto sue terapie invisibili per vettori invisibili, altre volte terapie visibili per vettori visibili. A volte le medicina ha sposato la causa di sacerdoti che guarivano con l’imposizione delle mani, altre volte quella di chirurghi che guarivano incidendo il corpo con il bisturi.
Del resto entrambi, da quanto sappiamo, guarivano e i loro rispettivi seguaci guariscono tuttora. In questo modo, la medicina ha rincorso i vettori della morte qualsiasi forma abbiano assunto, senza mai venir meno al proprio mandato: tenere la morte lontana dalla vita il più a lungo possibile.

La morte guida e la medicina insegue…

Dunque è la morte che ha guidato e la medicina che ha seguito. Così almeno sembra.

Quando la morte è stata fame, la medicina è stata pane; quando la morte è stata batterio, la medicina è stata antibiotico; quando la morte è stata liquami a cielo aperto, la medicina è stata fognature; quando la morte è stata follia, la medicina ha cercato di essere raziocinio.

…e la morte insegue la medicina a sua volta

A questo punto, tuttavia, sorge spontanea una domanda: la morte ha viaggiato libera o anch’essa è stata alle calcagna di qualcuno?

Cerchiamo la risposta attorno a noi. Camminiamo lungo i bordi delle strade e guardiamoci attorno.

Oggi, come ieri, troviamo chi tutti i giorni ringrazia la medicina e i medici che gli hanno salvato la vita e chi tutti i giorni maledice la medicina e i medici che invece hanno ferito gravemente la sua vita.
Al tempo stesso, ascoltiamo la voce di operatori sanitari che difendono la medicina moderna come l’unica vera medicina scientifica e credibile della storia dell’essere umano e altri che lamentano il fatto che forse la medicina ammala e uccide troppo rispetto a quando guarisce e salva.

La contraddizione spacca in due sia l’assemblea dei “pazienti” sia quella degli operatori sanitari.
Difficile dire se la medicina ha troppi effetti “indesiderati” rispetto a quelli “desiderati”. Per dirlo con certezza ci vorrebbero numeri che non avremo mai. La vita e la morte sfuggono alla nostra capacità di calcolo.

Tuttavia, una cosa è certa: ad ogni passo avanti della medicina è seguito un passo più avanti della morte. Come se, mentre la medicina ha inseguito la morte, la morte avesse a sua volta inseguito la medicina nel tentativo costante di superarla.

La medicina e la morte hanno intessuto una relazione circolare

Un po’ come le banche e i ladri. Quando l’una fa un passo avanti, gli altri seguono e viceversa. E nessuno può sapere se i ladri sono diventati più aggressivi nell’attacco perché le banche sono più aggressive nella difesa o viceversa.

Ogni gesto medico creerà sempre una doppia prospettiva

Quando assumi una compressa per contenere i tuoi valori di pressione arteriosa da 150 – 80 a 120 – 80 starai sempre creando due prospettive:

  • Starai riducendo il tuo rischio di malattie cardiovascolari e quindi allontanando un vettore della morte.
  • Starai sempre riducendo l’efficacia del tuo corpo (che sarà meno capace di autoregolarsi perché bloccato dal farmaco) e così favorisci un vettore della morte (ad esempio riduci la tua capacità di aumentare la pressione quando è troppo bassa).

La medicina è scegliere un po’ di più di che morte morire

In questo scenario un po’ disarmante forse sta riaffiorando anche in te lettore una sensazione strana, come se in fondo anche il senso della medicina fosse duplice. Tenere lontana la morte, ma al tempo stesso favorirla.

Tutto questo può sembrare follia. Tuttavia, se ci pensate bene ha il suo senso: se non puoi evitare di morire, puoi in qualche modo scegliere come vivere e alla fine della vita, morire.

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