
La mia formazione è giuridica, ma non mi ha mai…

TITOLO: | La vita davanti a sé |
AUTORE: | Romain Gary |
CASA EDITRICE: | Neri Pozza |
ANNO: | 1975 |
PERCHÉ: | Scelto come libro da leggere per il gruppo di lettura di cui faccio parte |
PAROLA: | Caldarrosta |
CANZONE: | Je veux di ZAZ |
Io il colera non lo conosco ma penso che non può essere schifoso come diceva Madame Lola, era una malattia che non aveva responsabilità. Certe volte mi veniva pure di difendere il colera, perché lui perlomeno non era colpa sua se era così, non l’ha mica deciso lui di essere il colera, gli è andata così.
Mi capita di continuo. Mi interesso a qualcosa sempre dopo, sempre quando quel qualcosa è ormai acqua passata o risale ad anni e anni prima. È come se io vivessi costantemente fuori stagione. Con La vita davanti a sé mi è capitato di nuovo: il libro non è una novità, è del 1975, e io l’ho scoperto solamente quest’anno. E devo dire che è stata una delle scoperte letterarie più piacevoli del mio 2020.
La vita davanti a sé racchiude due storie, una più sorprendente dell’altra. La prima è la storia non scritta, quella del suo autore; la seconda è la storia scritta, quella raccontata nel libro. Il libro venne pubblicato per la prima volta in Francia nel 1975 e vinse il Goncourt, il più prestigioso premio letterario francese; l’autore era Émile Ajar. Nel 1980 Romain Gary, eroe di guerra, diplomatico, viaggiatore, cineasta e famoso scrittore francese, si uccise con un colpo di pistola alla testa. Venne trovato avvolto in una vestaglia di seta rossa. Non fu una casualità. Per delicatezza nei confronti del prossimo, Romain Gary l’aveva comprata e indossata volutamente: non voleva che il sangue si notasse troppo. Vicino al suo cadavere, venne trovato anche un biglietto che lui stesso aveva scritto: «Nessun rapporto con Jean Seberg. I patiti dei cuori infranti sono pregati di rivolgersi altrove». Jean Seberg, attrice americana, era stata sua moglie e l’anno prima era stata trovata nuda, ubriaca e morta dentro una macchina. A seguito del suicidio di Romain Gary, si scoprì che Émile Ajar non esisteva. Émile Ajar era uno pseudonimo, lo pseudonimo di Romain Gary, autore di La vita davanti a sé.
La storia dell’autore, o degli autori, di questo romanzo è già una motivazione sufficiente per iniziarne la lettura. Se ancora non ne sei convinto o convinta, c’è una seconda motivazione: Momò, il protagonista del libro. Momò è un ragazzino che vive in un appartamento gestito da Madame Rosa, un’ex prostituta ebrea. Madame Rosa, in cambio di un corrispettivo, si occupa di far crescere i figli di prostitute che, per legge, non possono accudirseli. Tra Madame Rosa e Momò nasce un legame profondo, c’è del reale affetto tra loro, un affetto che crescerà nel corso delle pagine fino a raggiungere l’apice nella scena finale, quella più densa e commovente del libro. A far da cornice alla storia c’è Belleville, il quartiere multietnico di Parigi, luogo ricco di colori, ma anche di degrado ed emarginazione e frequentato da personaggi come Monsieur N’Da Amédée, protettore di prostitute, il signor Hamil, un vecchio venditore di tappeti musulmano e madame Lola, una trans senegalese.
Tutto è visto attraverso gli occhi di Momò, la voce narrante. Romain Gary fa una scelta stilisticamente meravigliosa e vincente: la prosa è colma di sgrammaticature, termini lessicali sbagliati e punteggiatura mancante. Sembra davvero di trovarsi di fronte a un bambino che ti racconta la sua storia, senza le regole e gli schemi tipici degli adulti, senza freni; il pensiero galoppa libero.
Il romanzo affronta temi complessi come la prostituzione, la droga, l’eutanasia e il multiculturalismo, senza diventare pesante. Li affronta con una leggerezza che non scivola mai nella banalità. E questo succede grazie a Momò. La sua ingenuità, la sua bontà, le sue paure, la sua semplicità, il suo stupore e la sua ironia nel descrivere ciò che osserva e vive ti fanno ridere, ti fanno provare tenerezza, ti fanno riflettere, ti fanno sciogliere, ti fanno divertire e ti fanno piangere. Diventa impossibile non affezionarsi al piccolo Momò.
La vita davanti a sé è diventato anche un film, regia di Edoardo Ponti, distribuito dalla piattaforma Netflix. Naturalmente se vuoi incontrare e conoscere Momò senza condizionamento alcuno, dovrai leggere il libro e lasciare che la tua fantasia crei e formi il tuo personale Momò. Non so dirti come sia il Momò di Edorado Ponti perché non ho ancora guardato il film, ma ti posso assicurare che il mio Momò è uno spasso, sono certa che anche a te piacerebbe trascorrere del tempo insieme a lui.
Cosa ne pensi?

La mia formazione è giuridica, ma non mi ha mai convinta fino in fondo. Da grande vorrei fare le libraia. Mi piacciono troppe cose, tranne parlare di me. Preferisco ascoltare, osservare e leggere. Ah, spesso perdo le staffe, ma solo tra pochi intimi. Ho la tendenza a vedere tutto in bianco o nero. Sì, proprio come i colori della squadra di calcio.