
Fabio Martinez è scrittore (ha pubblicato tre libri e Il…
Il vero miracolo.
– Posso approfittare della felice occasione di esserci incontrati sulla via di ritorno, per interrogarvi?
– Lo state già facendo.
– Avete ragione! Non vorrei importunarvi, però.
– Abbiamo ancora un po’ di strada da fare, chiedetemi pure.
– Si tramandano molte storie di miracoli avvenuti per opera di Buddha e di altri uomini straordinari. Mi esprimo così, perché, per come la vedo, questi individui sono stati solo un mezzo e credo che abbiano saputo esserlo proprio perché si erano svuotati del proprio sé, agivano senza intenzione.
– Com’è possibile rinunciare al proprio sé, senza rinunciare anche a questa vita, senza svanire nel nulla?
– Non ho detto rinunciare ma svuotarsi. Come una tazza, che, dopo che abbiamo bevuto il tè, torna a essere la stessa di prima che lo avessimo versato.
– Quella che dite è una tazza, una tazza senza tè ma che resta sempre tale, con la sua forma, il suo peso,
– Tutte cose datele da chi l’ha creata, quindi tutte cose fittizie, come il sé di ognuno di noi. Come il sé dell’artigiano che avrebbe fatto quella tazza. E, se continuiamo a risalire di creatore in creatore, giungiamo alla Vacuità.
– Che uomini straordinari, gli artigiani, i quali riescono a creare dal Vuoto! Miracoli, come quelli che, da quando ci siamo incontrati, stanno compiendo i vostri passi, generando rumore e polvere dal Vuoto!
Cosa ne pensi?

Fabio Martinez è scrittore (ha pubblicato tre libri e Il Graal ritrovato, edito da Tipheret, è il suo ultimo romanzo), sceneggiatore e storyteller. Per narrare (anche impresa), ha inventato un nuovo format (#dialoghidimpresa): dialoghi autonomi, per lo più brevi e che non si esauriscono svolgendo la loro funzione pubblicitaria, restando capaci di durare nel tempo e nello spazio. Possono essere tra due o più persone, tra un essere umano e un animale, un robot, il vento o qualunque altro interlocutore immaginabile. Possono raccontare e parlare di tutto anche dello Zen. D’altronde, il nostro modo di pensare, di ragionare non è un dialogare con noi stessi? Tutta la nostra realtà non è forse un dialogo costante?