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80. Il vero miracolo

80. Il vero miracolo

Il vero miracolo.

– Posso approfittare della felice occasione di esserci incontrati sulla via di ritorno, per interrogarvi?
– Lo state già facendo.
– Avete ragione! Non vorrei importunarvi, però.

– Abbiamo ancora un po’ di strada da fare, chiedetemi pure.

– Si tramandano molte storie di miracoli avvenuti per opera di Buddha e di altri uomini straordinari. Mi esprimo così, perché, per come la vedo, questi individui sono stati solo un mezzo e credo che abbiano saputo esserlo proprio perché si erano svuotati del proprio sé, agivano senza intenzione.

– Com’è possibile rinunciare al proprio sé, senza rinunciare anche a questa vita, senza svanire nel nulla?

– Non ho detto rinunciare ma svuotarsi. Come una tazza, che, dopo che abbiamo bevuto il tè, torna a essere la stessa di prima che lo avessimo versato.

– Quella che dite è una tazza, una tazza senza tè ma che resta sempre tale, con la sua forma, il suo peso,

– Tutte cose datele da chi l’ha creata, quindi tutte cose fittizie, come il sé di ognuno di noi. Come il sé dell’artigiano che avrebbe fatto quella tazza. E, se continuiamo a risalire di creatore in creatore, giungiamo alla Vacuità.

– Che uomini straordinari, gli artigiani, i quali riescono a creare dal Vuoto! Miracoli, come quelli che, da quando ci siamo incontrati, stanno compiendo i vostri passi, generando rumore e polvere dal Vuoto!

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