All’età di tre anni ho deciso di diventare vegetariano; in…
Fino al 2005 non avevo idea di cosa succedesse in Italia ad Agosto.
Ero ad Alba, al matrimonio di un amico (che, per ironia della sorte, oggi è il Segretario di Stato al Turismo della Romania); ero in compagnia di Emre, il mio amico turco, e per rientrare a Montreux saremmo passati dalla Valle d’Aosta, attraversando praticamente tutto il Piemonte. Allora mi sono detto che era l’occasione giusta per fare un giro a Torino, una città che Emre non aveva mai visitato.
Ville morte. Silenzio. E desolazione. Tutto chiude a Ferragosto.
Sembrava un film zombie post-apocalittico. Alla fine, per trovare una bottiglietta d’acqua siamo finiti al ristorante del Museo Nazionale del Cinema (quello nella Mole Antonelliana, unica struttura aperta nel giro di chilometri).
Ho scoperto così il concetto di lockdown antelitteram, quello delle vacanze di Ferragosto, quando le città si svuotano e tutti vanno in vacanza.
Una tradizione vecchia di 2000 anni
La tradizione delle feriae augusti è riconducibile all’epoca di Cesare Augusto, nel 18 avanti Cristo. Durante le giornate afose di Agosto, il primo imperatore faceva organizzare tutta una serie di festival e festività, per permettere ai lavoratori di riposarsi (o non schiattare sotto il sole) e per “vacare” (svuotare) la città, andando a rinfrescarsi. Non è un caso che si chiamino “vacanze”.
Durante l’epoca cristiana, il culto di Maria fece del 15 Agosto la data putativa della sua Assunzione al cielo, già a partire dal V secolo, e questo nonostante il dogma sia stato ufficializzato solo nel 1950 da Papa Pio XII. Una buona occasione per chiudere tutto a Ferragosto, prendendo qualche giorno di riposo nel periodo più caldo dell’anno.
Poi arrivò Mussolini
Ma l’abitudine di passare da pochi giorni a settimane intere di vacanza è nata e si è consolidata solo durante l’epoca Fascista, negli Anni 20 e 30 del secolo scorso.
Il Regime sviluppò il concetto di colonia estiva, per permettere ai bambini di godersi l’aria fina, dedicarsi allo sport e ricevere un indottrinamento mussoliniano.

Le famiglie accompagnavano e/o andavano a riprendere i figli che partecipavano alle colonie estive, ed erano incoraggiati a restare qualche giorno in famiglia. In Agosto i biglietti dei treni venivano scontati in maniera considerevole proprio per permettere questi spostamenti, ai quali ben presto cominciarono a partecipare anche gli adulti senza figli.
Motivi storici, culturali, di igiene di vita e anche un po’ di storytelling si fondono quindi per spiegare il perché tutto chiude a Ferragosto, questa tradizione fortemente ancorata nella realtà dell’Italia. Tuttavia c’è da dire che il fenomeno è abbastanza comune in quasi tutti i Paesi d’Europa, anche al Nord.
Le motivazioni “industriali”
Le ragioni sono anche qui delle più svariate, ma spesso legate alla presenza dell’industria manifatturiera.
Durante la rivoluzione industriale (quindi nell’800), le fabbriche del Nord dell’Inghilterra chiudevano per lasciare che gli operai andassero al mare.
Ancora negli anni ’80, il complesso industriale della Volkswagen a Wolfsburg, in Germania, chiudeva per permettere ai lavoratori di fare le vacanze in famiglia. Moltissimi operai erano di origine italiana, per cui la multinazionale tedesca organizzava dei treni charter che partivano alla volta del Bel Paese.
Per l’industria, il fermo macchine poteva essere la soluzione più economica, perché le linee produttive non possono essere efficienti senza la regolare turnistica; inoltre, si approfittava del periodo di pausa per la manutenzione straordinaria e il montaggio di nuove strutture.
Cosa ne pensano all’estero?
Come dicevo poco fa, il “ci risentiamo a settembre” di tutto il tessuto economico italiano è qualcosa di poco comprensibile per gli stranieri; c’è da dire che, per il turista medio, non cambia molto, perché il turismo è uno dei pochi settori che non si ferma e, anzi, raggiunge l’apice di pernottamenti e di prezzi proprio ad Agosto.
Ma, negli uffici e nelle industrie che lavorano con l’Italia, qualche domanda ce la si pone, come quella dell’utente di Reddit che chiedeva spiegazioni: “Lavoro per un’azienda manifatturiera negli Stati Uniti e ho sentito che dobbiamo accelerare la spedizione dei prodotti per passare la dogana italiana prima di agosto, a causa del loro ‘mese di vacanza’ – e di come questa cosa creerà dei ritardi anche al nostro lavoro. Vorrei capire di cosa si tratta.”
Caro amico americano, le ragioni ci sono, anche se sono poco chiare agli Italiani stessi (ma, speriamo, lo saranno meno, dopo aver letto questo articolo).
Rimane meno comprensibile, a mio avviso, questo mese di Agosto 2020.
Dopo il lockdown, in cui la maggior parte di noi è stato fermo, sentiamo veramente il bisogno di ribloccare tutto per un altro mese?
Certo, il mondo del turismo ha bisogno di risollevarsi, ma… come lo spieghiamo al Primo Ministro olandese? 😉
Colonna sonora:
Giusy Ferreri: Partiti adesso (2017)
Puoi scoprire tutta la playlist di Debarcadero
sul Canale YouTube di Purpletude.
Cosa ne pensi?
All’età di tre anni ho deciso di diventare vegetariano; in seconda elementare, la maestra ha convocato i miei genitori perché “non era normale” che un bambino conoscesse tutti i nomi dei funghi in latino; a 13 anni ho amato per la prima volta senza sapere che non era amore; a 15 ho smesso di fare decathlon perché odiavo la competizione; ancora minorenne, sono stato processato da una corte marziale. A 20 anni mi sono sposato e a 23 ho divorziato; a 25 anni dirigevo una start-up che ho fatto fallire; a 29 ho avuto la meningite, sono morto ma non ho saputo restarlo. A 35 anni ho vissuto una relazione poliamorista e sono diventato padre di figli di altri. A 42 mi sono licenziato da un posto fisso, statale e ben pagato per fondare l’Agenzia per il Cambiamento Purple&People e la sua rivista Purpletude. A parte questo, ho 20 anni di esperienza nelle risorse umane, ho studiato a Ginevra, Singapore e Los Angeles, ho un master in comunicazione e uno in digital transformation e ho tenuto ruoli manageriali in varie aziende e in quattro lingue diverse: l’ONG svizzera, la multinazionale francese, le società americane quotate in borsa, la non-profit parastatale. Mi occupo soprattutto di comunicazione del cambiamento, di organizzazioni aziendali alternative e di gestione della diversità – e scrivo solo di cose che conosco, che ho implementato o che ho vissuto.