
Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia,…
Ci sono un paio di cose che ho imparato nell’ultimo mese, da quando ho pubblicato il mio libro. La più importante è che ho passato la maggior parte del tempo in attesa che le cose cambiassero, e avevo una precisa opinione su cosa avrebbe causato il cambiamento.
Ho imparato anche che la maggior parte delle persone ha lo stesso tipo di problema.
Negli ultimi 10 giorni ricevo messaggi pieni di affetto, oppure no, e in ognuno è presente questo genere di problema. “Come sta andando il libro?”
Vorrei chiedere “in che senso” ma so perfettamente cosa si intende con questa domanda. Il mio interlocutore, con affetto o meno, vuole sapere quanto sta vendendo, quanto non sta vendendo, e comprendere dunque se io sia felice o meno.
Ci sono persone che non hanno neanche letto il libro, che non hanno mai letto nulla di ciò che ho scritto negli anni (ed ho scritto qualcosina!), pronte a giudicare il successo e la felicità sui volumi di vendita. Con affetto o meno, non è questo il punto.
Il punto è che le vendite sono un ottimo indicatore ma un pessimo maestro, e soprattutto non hanno nulla a che fare con successo e felicità.
Anche se non hai scritto un libro, è probabile che tu riceva e faccia le stessa domande, continuamente.
Quanto guadagni? Quanto sta vendendo il tuo prodotto? Quanti viaggi hai fatto quest’anno? Quante persone pensano che hai successo?
Il problema è pensare che il successo, o qualunque cosa si intenda con questa parola, è determinato dagli altri, dal riconoscimento e dalle azioni degli altri.
Riguarda Te
Ed invece è prima di tutto una questione soggettiva, molto personale, intima.
“Il tuo valore non diminuisce in base all’incapacità di qualcuno di vedere il tuo valore.” (Anonimo)
Che poi è esattamente quel genere di problema che mi ha torturato per un sacco di tempo e probabilmente affligge ancora un sacco di persone.
Fare, aspettare, provare qualcosa in attesa del cambiamento, della svolta, e pensare che il cambiamento e la svolta coincida con un pubblico che ti dica “Ok adesso è buono!”
Aspettare che qualcuno si accorga di te, capisca quanto sei bravo, meritevole. Che ti diano il lavoro dei tuoi sogni, comprino il tuo libro, facciano la fila dietro la tua porta.
Pensare che il cambiamento, nella tua vita, sia dettato dagli altri, è una trappola triste e poco ambiziosa. Mi viene in mente una citazione di Pierre Teilhard de Chardin:
“Non siamo esseri umani che hanno un’esperienza spirituale; siamo esseri spirituali che hanno un’esperienza umana.”
Quanti libri hai venduto, quanto guadagni, quante persone credono che tu sia eccezionale è l’esperienza umana. Ma prima di tutto vi è il nostro essere spirituali.
Come ti senti con te stesso? Quanto credi in te stesso? Sei felice di dove stai andando? Ti stai davvero godendo il viaggio?
Queste domande è probabile che non te le faccia nessuno. Fa niente.
L’importante è provare a darvi risposta.
Cosa ne pensi?

Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia, Quattro (Schnauzer) e Pixel in crisi (libro) Aiuto le persone a trovare-raccontare-vivere il proprio scopo. Qualcuno parlerebbe di Personal Branding ma preferisco dire “Posizionamento personale”. (Perché non riguarda affatto solo il tuo lavoro e perché l’obiettivo è vivere pienamente e non essere scelti da uno scaffale.)