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Risvegliare l’altro se stesso

Risvegliare l’altro se stesso

Il ritmo e la musica risvegliano l'altro sé che dorme in noi

Avete mai avuto il sospetto che dentro ciascuno di noi abiti un altro noi che se ne sta per lo più dormiente ad aspettare?
Un noi ricco di capacità che ci farebbero molto comodo durante la vita di tutti i giorni. Io lo sospetto molto spesso quando visito una persona che soffre.

Secondo voi, cosa aspetta? A volte ho l’impressione che aspetti un semplice richiamo esterno.

Sentirlo nelle ossa

Se penso a me, a come mi rendo conto di funzionare, spesso è un ritmo o una melodia a risvegliare l’altro me. È questo il motivo per cui quando qualche anno fa ho sentito le parole I got this feelin’ inside my bones in una canzone di Justin Timberlake mi ci sono subito ritrovato.

Justin, infatti, racconta proprio quello che mi accade quando lascio che ritmi e melodie penetrino dentro di me. Se mi lascio prendere dal ritmo, sento emergere da dentro me stesso una sorta di moto interno che mi scuote come se fossi uno spiritato. Come se fossi un essere umano finalmente pervaso da uno spirito prima silenzioso e dormiente.

Mi ricorda un’espressione con cui i cinesi indicano il periodo dell’anno che inizia più o meno ai primi di marzo, e noto come risveglio degli insetti. Immaginatevi di camminare lungo un sentiero di campagna e di sentire il terreno come pervaso da una fine e diffusa vibrazione. Sono gli insetti che si stanno risvegliando. Lo Jingzhe.
È la stessa sensazione che vivo quando lo spirito si risveglia dentro il mio corpo e lo rivitalizza, un po’ come un abito che giace inanimato nel guardaroba e si rianima quando qualcuno lo indossa.

Il risveglio che risuona

Ma che differenza c’è tra una sensazione nelle ossa e una sensazione ad esempio nei muscoli?
La sensazione nelle ossa è una sensazione profonda. Oserei dire centrale. Viene da dentro, dal mio dentro, anzi dal mio centro.
È una sensazione che mi scuote come se dentro di me qualcuno si fosse svegliato e cominciasse a stiracchiarsi. Prima allunga un braccio, poi l’altro. Poi scuote le gambe e soprattutto agita il bacino e tutto l’addome.
Si tratta di una sensazione ritmica, per cui non posso stare fermo. E se mi trovo a dover stare fermo mentre sento un ritmo o anche solo lo ricordo, mi rendo conto che un piede, un dito, una palpebra, una qualsiasi parte di me sta battendo il ritmo.

Questa sensazione è estremamente pervasiva. Piano piano penetra ovunque fino a che tutto il corpo è ritmico. E io mi sento un altro o per meglio dire l’altro.

Assomiglia a quello che gli indiani chiamano pulizia delle nadi. Il ritmo conduce la sensazione un po’ ovunque nel corpo. Per un po’ si dipana da un piede all’altro. Poi, d’un tratto, prende una via verticale e raggiunge una mano e poi l’altra mano. Per un po’ è un ping pong costante tra mani e spalle. Finché la sensazione può andarsene finalmente ovunque.

Il ritmo che guarisce l’anima

Lo scopo di un esecutore di musica classica indiana, in effetti, è proprio questo: condurre melodie e ritmi attraverso il corpo di chi gli presta ascolto fino a quando il corpo sarà ripulito e potrà risuonare pienamente dell’Om universale.
A quel punto il mondo esterno e interno potrà essere percepito di nuovo in modo nitidio. I dubbi svaniranno. Tutto sarà chiaro. E quando questo accade una buona parte della sofferenza svanisce, come una bolla di sapone che scoppia.

Ok, guarire dalla malattie non è così semplice, lavare via la sofferenza non è così immediato. Tuttavia, il risveglio dell’altro noi, che dorme dentro di noi, può dare un contributo fondamentale nella realizzazione di una vita migliore e più piena sia nel corpo sia nella mente.

C’è un solo problema! L’altro sé va svegliato e risvegliato costantemente. Tende infatti a sprofondare nel sonno e a starsene dentro di noi beato e tranquillo.

Quindi chi voglia vivere una vita più piena e più ricca di possibilità di scelta dovrebbe ricordarsi di risvegliare regolarmente l’altro sé.
E sapere quale traccia musicale risveglia in voi in modo rapido e sicuro l’altro sé… può fare comodo.

Anche questo è #gowild

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