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Colpa e responsabilità: il gioco dello scaricabarile

Colpa e responsabilità: il gioco dello scaricabarile

Lo scaricabarile: evitare le responsabilità per non sentirsi in colpa

Qualche secolo fa, un Sofista di nome Gorgia difendeva in tribunale un atleta che, lanciando un giavellotto, aveva accidentalmente ucciso uno spettatore. Gorgia, maestro della reductio ad absurdum, articolava la sua difesa essenzialmente in questo modo:

  • dobbiamo pensare sia colpa dell’atleta? Egli si sarebbe quindi svegliato la mattina, con il preciso intento di uccidere lo spettatore, calcolando quindi la forza del vento, la posizione del suo bersaglio, e imponendo l’esatta spinta al giavellotto per trafiggerlo? Questo è certo impossibile.
  • dobbiamo pensare che la colpa sia dello spettatore? Egli avrebbe previsto la direzione presa dal giavellotto, ponendosi deliberatamente nel suo tragitto, con l’obiettivo di suicidarsi? Questo è certo impossibile.
  • dobbiamo pensare che la colpa sia del giavellotto? O di chi l’ha costruito? O del vento? O magari degli Dèi? Questo è certo impossibile.
  • Nessuno ha colpa per la morte dello spettatore

Per quanto, nel corso dei secoli, Gorgia e i sofisti in generale siano stati demonizzati, probabilmente a causa del loro relativismo che non li ha certo fatti apprezzare dai monaci amanuensi medievali, penso che oggi sarebbero fieri di noi, nello scoprire che i loro insegnamenti si siano sublimati nella raffinata arte dello scaricabarile.

Ah, lo scaricabarile. Uno sport dalla portata globale, di cui noi Italiani siamo sempre in vetta alle classifiche.

Sì, insomma, le regole le conosciamo tutti: il campo di gioco è l’azienda, tipicamente (ma ci possono essere interessanti variazioni sul tema, come il dibattito politico). Scopo del gioco è passare una patata bollente in mano a qualcun altro che non te la possa ripassare indietro. L’ultimo, cioè quello che non può scaricarla a nessun altro, perde.

In effetti, penso che sia uno dei pochi giochi dove i membri della stessa squadra invece che giocare contro gli altri, giocano tutti contro tutti.

Il concetto di colpa, centrale in questo gioco, è effettivamente antico quanto il primo sistema giuridico: nella massima biblica occhio per occhio, dente per dente, è ben presente: chi arreca un danno ad un altro essere umano deve essere punito nella stessa misura.

Ed è giusto così!

Tutti i sistemi giuridici hanno sempre avuto uno scopo principale: garantire il più possibile l’equità di trattamento per persone diverse, affinché alcuni non traessero ingiustamente vantaggio dalle altre. E quindi, chi commette un fatto di questo tipo ha una colpa (concetto che troviamo anche nell’ordinamento italiano, che distingue tra la colpa, accidentale, e il dolo, deliberato).

Tutto questo per dire che il concetto di colpa, per quanto sia del tutto artificiale, è così profondamente radicato nella nostra cultura da aver assunto un’identità propria, anche a livello emotivo, il senso di colpa appunto.

Il che porta a tutta una serie di conseguenze interessanti! Il nostro cervello è fisiologicamente costruito per proteggere se stesso dalle emozioni negative, e quindi ci mette nelle condizioni di agire per evitare il senso di colpa. E se la colpa nasce dall’essere responsabili di una determinata azione, quale modo migliore per evitare il senso di colpa che quello di ridurre o evitare del tutto le responsabilità?

Pensa solo a quelle mail aziendali in cui si invia un messaggio al ricevente, mettendo però in copia metà azienda. Questo permette di deresponsabilizzare tutti, perché se è importante qualcuno la leggerà. Una soluzione incredibilmente elegante!

Il che porta ad una stranissima condizione: la paura della colpa. Siamo così tanto abituati a evitare ogni tipo di responsabilità, che facciamo incredibilmente fatica ad assumercela, e molto spesso quando ci troviamo ad essere noi quelli che ricevono la famosa patata bollente, andiamo completamente nel pallone.

Il che è buffo, dal mio punto di vista, perché se scarichiamo la colpa, il problema non viene risolto. Certo, viene trovato un capro espiatorio, e in alcuni casi sono convinto che questo sia molto divertente, ma questo non risolve il problema.

Ricordiamoci che il capro espiatorio era l’offerta (la capra, appunto) da sacrificare agli Dei per placare la loro ira, espiando il peccato commesso (dalla comunità). Mai definizione fu più accurata. Di solito non serve, però meglio farlo che non farlo, giusto?

Per risolvere il problema, dunque,  è necessario che qualcuno si assuma la responsabilità, e metta quindi in pratica tutte quelle azioni correttive, che sono necessarie.

Insomma, tutto questo per dirti che puoi stare sereno: qualunque sia il problema non è colpa tua, perché colpa è un concetto inventato. E se proprio vuoi crederci, un po’ come si crede agli oroscopi, puoi tranquillamente continuare a provare a scaricarla sugli altri.

Oppure in alternativa puoi scegliere di diventare responsabile dei tuoi problemi, e in questo modo risolverli.

Sì, insomma, fai tu.

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