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Se la vita fosse un supermercato, io sarei quello in fila alla cassa per pagare.

Se la vita fosse un supermercato, io sarei quello in fila alla cassa per pagare.

Se la vita fosse un supermercato, io sarei quello in fila alla cassa per pagare. Dietro una moltitudine di persone con altrettanti carrelli. E sarei quello che mentalmente cerca di fare il conto e visualizzare quanti soldi ha con sé; se ciò che ha in tasca è sufficiente o meno.

E questo è più o meno quello che vedono tutti.

Ma c’è di più.

Come nella storia dell’iceberg.

Certamente c’è un prezzo, tanti prezzi scritti sopra i cartellini, c’è la noia di stare in fila, l’ansia di sapere se riuscirai a saldare il conto. E c’è il fatto che una volta che la cassiera batte tutto non sai se ci sarà o meno il resto.

Ecco il punto: al di là del resto ti resta sempre qualcosa. Ciò che hai comprato, ciò che hai pagato.

Ciò che resta, e che spesso sfugge, è che un cartellino non esprime solo il prezzo ma anche il valore.

Chiaramente devi essere bravo a comprare gli articoli giusti ma è lecito anche sbagliare e spesso lo capisci molto dopo.

Tuttavia, tornando al discorso, c’è un prezzo e c’è un valore.

Chi è in fila non è solo quello che sta per spendere soldi, che sta per pagare. È soprattutto quello che sta cercando di acquistare qualcosa, portarsi qualcosa a casa.

Per il breve termine, tipo pomodori per un’insalata che finirà nel piatto da lì a mezz’ora. O barattoli e conserve per chissà quando.

Spero che mi segui ma è così anche la vita.

Da anni sono il tizio in fila per pagare. Ciò che vedono tutti.

Quello senza busta paga, senza tredicesima e quattordicesima. Quello che oggi è andata bene e speriamo anche domani ma non si può sapere. Quello che non può programmare e se ci prova è un incosciente.

Quello che guarda i cartellini e conta i soldi che ha con sé.

Quello che si sveglia la mattina presto e scrive come se a qualcuno interessasse davvero.

Quello che scriveva anche quando davvero non lo leggeva nessuno.

Quello che è convinto che ce la farà anche quando tutto sembra dire che non è vero.

Quello che protesta perché la promozione è finita un attimo prima che toccasse a lui, e che inizia a discutere con la cassiera.

Quello che le vacanze le facciamo un’altra volta e che in fondo anche a casa si sta bene.

Quello che va bene ciò che ho, anche se per gli altri è niente, se per gli altri è poco, se per gli altri è tutto un costo, un prezzo.

Però se stai abbastanza tempo in fila alla cassa puoi accorgerti anche di qualcosa: tutto ha un prezzo ma anche un valore. Spesso, se sei bravo o se hai un pizzico di fortuna, il valore è maggiore anche al prezzo.

Perché sei stato furbo o abbastanza folle.

Perché domani il valore aumenterà come nelle migliori favole azionistiche.

Perché alla fine il valore lo decidi tu. Ecco, questo, soprattutto questo: il valore lo decidi tu.

Che poi a pensarci bene è chiaro che tutto ha un costo.

Non sei mai l’unico in fila per pagare e non sai mai davvero cosa gli altri hanno nel carrello.

Guarda il tuo, pensa al tuo, pensa a portarti a casa più valore che puoi e sii contento di pagare.

Che poi, basta pensare a ciò che gli altri considerano un costo per farsi una risata…

Che poi, basta pensare a quanto vale ciò che stai mettendo nel carrello per sentirsi bene.

[click_to_tweet tweet=”Ognuno pensi al suo carrello. E se tutti ti mostrano quanto stai pagando tu pensa a cosa ti porti a casa.” quote=”Ognuno pensi al suo carrello. E se tutti ti mostrano quanto stai pagando tu pensa a cosa ti porti a casa.”]

Se la vita fosse un supermercato, io sarei quello in fila alla cassa per pagare.

Quello stupido, ridicolo, felice di pagare.

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