
Appassionata di crescita e condivisione, affamata di conoscenza e confronto,…
Innovazione è forse una delle parole più utilizzate in questo periodo, declinata e declinabile per ogni contesto e situazione.
Innovazione è una parola semplice per definire fenomeni complessi: “ogni novità, mutamento, trasformazione che modifichi radicalmente o provochi comunque uno svecchiamento in un ordinamento politico o sociale, in un metodo di produzione, in una tecnica, ecc.” (Treccani).
Novità, mutamento, trasformazione.
Il volto noto dell’innovazione
In questi anni sono state introdotte sostanziali novità per apportare mutamenti e trasformazioni. Perciò, si è utilizzato soprattutto un approccio di ricerca di ciò che ancora non c’è per cambiare l’esistente o almeno parte di esso. Si è data una forte spinta soprattutto alla tecnologia e al digitale.
Le città sono diventate più smart, le industrie hanno avviato la loro quarta rivoluzione, la P.A. si è digitalizzata nell’intento di avvicinarsi ai cittadini e semplificare il dialogo.
Innovare per migliorare la qualità della vita e del lavoro è nella nostra natura. Dall’invenzione della ruota, abbiamo costantemente progredito nella semplificazione delle nostre vite e delle nostre produzioni. Almeno, questa era l’intenzione…
La corrente continua che ha consentito a Edison di accendere la prima lampadina gli è poi servita per progettare la sedia elettrica. Ma questo non toglie valore all’innovazione in sé, di cui tuttora beneficiamo.
Allo stesso modo, l’accelerazione dell’innovazione tecnologica dei sistemi produttivi di questi ultimi anni, stando ad una ricerca del World Economic Forum, porterà entro il 2022 (cioè domani mattina) alla perdita di 75 milioni di posti di lavoro (anche tra impiegati addetti all’inserimento manuale dei dati, dell’amministrazione e della contabilità) ma alla creazione di 133 milioni di nuovi posti tra esperti in analisi dei dati, scienziati, esperti di intelligenza artificiale e manager gestionali.
La previsione del WEF è confortata anche da uno studio realizzato in Germania secondo il quale, tra il 2011 e il 2016, l’innovazione tecnologica e digitale ha portato nel Paese ad un incremento netto dell’occupazione pari all’1%.
L’altra faccia dell’innovazione: il nuovo umanesimo
E poi c’è un lato dell’innovazione che si focalizza sull’essere umano e sul recupero del tempo e dello spazio. Verrebbe da dire un nuovo umanesimo, una visione dell’uomo come autore della propria storia.
Le parole d’ordine sono recupero, rigenerazione e condivisione.
Le città
Il rapporto annuale 2018 delle Nazioni Unite sulla popolazione mondiale segnala che nel 2050 il 66% degli abitanti del pianeta (si prevede 6,3 miliardi di persone) vivrà nelle città.
La prospettiva è quindi di megalopoli con periferie sempre più ampie e isolate. Nuovi ghetti economici, culturali e, molto probabilmente, etnici.
Ma il futuro è già qui. Non occorre aspettare vent’anni per assistere a questi fenomeni.
E lo sanno bene gli ingegneri e architetti italiani sempre più impegnati in attività di recupero delle aree degradate delle nostre città.
Da Nord a Sud fioccano progetti, molto spesso finanziati dal basso, tesi alla riappropriazione di edifici e spazi in disuso per favorire nuove socialità, ospitare eventi culturali, creare opportunità economiche per i residenti delle periferie con il duplice intento di creare nuovi centri fuori dal centro cittadino tradizionale e animare borgate dormitorio spesso ostaggi della criminalità.
Dall’altra parte, questi stessi agenti, sviluppano progetti di recupero di borghi e piccoli comuni per evitarne lo spopolamento e la migrazione in massa degli abitanti.
E lo sguardo si concentra anche sugli impatti ambientali, dai murales che filtrano l’aria (come Hunting Pollution a Roma) ai moduli abitativi interamente realizzati in cartone pressato.
Le aziende
Umanesimo è anche un termine ricorrente per definire i nuovi modelli di organizzazione aziendale.Si va dal mecenatismo di stile mediceo, all’umanesimo come modello di gestione delle risorse umane.
Tutti imprenditori illuminati?
Anche. E soprattutto un’esigenza di competitività, come spiega bene, in un’intervista rilasciata a Wall Street Italia, Ian O. Williamson, decano della Victoria Business School in Nuova Zelanda e ricercatore della Melbourne Business School: “In un’economia basata sul servizio, il capitale umano (conoscenze e abilità) e il capitale sociale (relazioni) sono fondamentali per il successo dell’azienda.
Un approccio umanista nell’organizzazione non è solo un imperativo morale, ma anche un imperativo di sopravvivenza per le imprese. Non si può avere un’azienda di servizi di successo senza dipendenti qualificati e motivati che si sentano gratificati nel proprio ambiente e condividano un senso di identità di intenti con la missione dell’organizzazione per cui lavorano.
Il filo rosso
Come si legano innovazione tecnologica, rigenerazione urbana e umanesimo imprenditoriale?
Il filo rosso che lega questi tre elementi lo ha evidenziato, tra gli altri, il Presidente della Fondazione Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti: “Ricordiamo che la cultura umanistica e artistica hanno profonda influenza sullo sviluppo tecnologico e quindi bisogna fondare tecnica e umanesimo per tornare a primeggiare” [nella concorrenza sul mercato globale].
L’essere umano al centro, dunque, in una prospettiva di profitto che sia sensibile ai bisogni essenziali di valorizzazione personale, di cultura e bellezza che elevano l’uomo al di sopra della macchina e con l’obiettivo di recuperare questi valori nel tempo e attraverso il tempo perché durino anche oltre noi.
Nella consapevolezza di quell’antico proverbio dei nativi americani, che ripetiamo come slogan ma dovremmo tenere più in considerazione:
“questa terra non l’abbiamo ereditata dai nostri genitori; l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”
Cosa ne pensi?

Appassionata di crescita e condivisione, affamata di conoscenza e confronto, inguaribile ottimista sulla possibilità di ciascuno di contribuire al bene comune, dopo 17 anni nel mondo sales e marketing, nella mia vita attuale sono trainer e facilitatrice supportando lo sviluppo dei singoli e dei team e la gestione costruttiva dei cambiamenti e delle relazioni.