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Come funziona la paura

Come funziona la paura

Come funziona la paura

Quando parliamo di paura, spesso ci domandiamo quale ne sia la causa. L’idea, infatti, è che, trovata e rimossa la causa, avremo cancellato la paura stessa. Vorrei che questa volta partissimo da un punto di vista leggermente diverso e ci domandassimo: Come funziona la paura? Come si manifesta, come inizia e come evolve.

Come si manifesta la paura

Se vogliamo sapere come funziona la paura, dobbiamo prima definire bene di cosa stiamo parlando. Ecco perché voglio partire dalla superficie: le manifestazioni della paura.

In lingua cinese, la paura viene indicata con l’espressione Kong Ju (恐懼):

  • Kong (恐) sta per avere nel cuore una mano con uno strumento da lavoro che batte. Questa immagine suggerisce le palpitazioni, segno di estrema attivazione viscerale. Come se il cuore stesse scaldando i motori, pronto a sostenerci nella fuga o in quell’estrema forma di difesa che è il combattimento.
  • Ju (懼) sta per avere nel cuore un uccellino con gli occhi fuori dalle orbite che perlustra l’ambiente intorno a sé, in cerca di vie di fuga.

La lingua cinese è perfetta per esprimere con pochi suoni e qualche pennellata come si manifesta la paura: attivazione viscerale estrema e massima allerta sensoriale.

Come funziona la paura: l’inizio

Abbiamo conferma dalle neuroscienze che la paura non nasce dal nulla. La paura è una reazione che si attiva in risposta ad una percezione di cambiamento nel mondo attorno a noi o dentro di noi che suggerisce un aumento del rischio per la nostra vita e per quella dei nostri cari.

La paura prende la forma di una serie di reazioni fisiche e psichiche contemporanee, istantanee e concrete, che non necessitano della nostra approvazione cosciente.

Facciamo alcuni esempi:

  • Stiamo passeggiando e quello che sembrava un bastone secco in mezzo all’erba, inizia a muoversi. E se fosse un serpente?
  • Abbiamo appena finito di mangiare e avvertiamo una fitta alla pancia. Potrebbe essere una lesione profonda, una malattia, una intossicazione!
  • Un rumore come di un vetro rotto rompe il silenzio notturno. E se fosse un malintenzionato che si è introdotto in casa nostra?

Dopo alcuni secondi la percezione del rischio attiverà anche la corteccia cerebrale, stimolerà pensieri ed eventuali azioni. Tuttavia, questo accade dopo! I primi istanti sono pura visceralità.

Come dice Dennet (2018): “Competenze senza comprensione!”.

Come funziona la paura: le reazioni

In presenza di uno stato di paura, le persone tendono a mettere in atto un copione ricorrente, basato su tre reazioni concrete:

  • Evitamento: Il primo istinto è quello di evitare lo scontro e solo se necessario affrontare il pericolo.
  • Ricerca di aiuto: Il primo istinto è quello di avvantaggiarsi dell’aiuto di qualcuno e solo se necessario affrontare il pericolo da soli.
  • Controllo del proprio stato di attivazione viscerale: Il primo istinto è quello di prendere il controllo del proprio corpo per essere pronti ad accelerare (in caso di fuga o attacco) o decelerare (per fingersi morti).

Mi permetto solo una piccolo approfondimento sul controllo. Come mammiferi siamo portati ad affrontare il pericolo, attivando la risposta nota come fight or flight (combatti o fuggi). Questa risposta richiede in entrambi i casi un’attivazione metabolica, con aumento della frequenza cardiaca, della frequenza respiratoria, della sudorazione per garantire la termoregolazione. Tuttavia, possediamo anche un’alternativa più antica che abbiamo ereditato dai rettili. Essi, quando si trovano davanti ad un pericolo, rallentano il loro metabolismo per fingersi morti. Quindi, abbassano il battito cardiaco, la frequenza cardiaca, la temperatura, la sudorazione e tutte le altre secrezioni.

È così che cerchiamo di salvarci la vita: evitamento, aiuto, auto-controllo.

La paura, quindi, è una risorsa

La paura è una risorsa. Uno stato di attivazione, non mediato dalla coscienza, che ci avvantaggia e ci rende più performanti sia in caso di fuga sia in caso di attacco.

Come accade che la paura diventi un limite

Fatta questa premessa, viene spontaneo domandarsi come mai la paura si trasformi da reazione salvavita in ciò che alimenta due tra i disturbi psicoemotivi più comuni oggi:

  • il disturbo d’ansia generalizzato (GAD) con una prevalenza nella popolazione stimata del 3,5%
  • il disturbo da attacchi di panico (PD). Si stima che almeno 10 milioni di persone in Italia ne abbiano sofferto.

Come funziona la paura: evoluzione

Il meccanismo è subdolo, ma al tempo stesso semplice: la paura diventa una trappola quando alla paura di qualcosa si sostituisce la paura della paura stessa.

Chi soffre di paura patologica non ha più paura di qualcosa, ha paura di avere paura. Chi soffre di ansia, ha paura per il fatto di avere costantemente paura. Chi soffre di panico, ha paura di avere un attacco improvviso di paura.

Finché la paura ci aiuta ad evitare i pericoli, ci salva la vita. Quando la paura ci spinge ad evitare di vivere per il rischio di avere paura, comincia il circolo vizioso.

Riflettiamo.

L’evitamento è una difesa, l’evitamento costante è una condanna

Nel momento in cui evitiamo una situazione rischiosa che la vita ci mette davanti, ci sentiamo subito rassicurati. Tuttavia, se cominciamo ad evitare in anticipo situazioni della vita in cui temiamo potremmo essere colti da ansia o panico, allo stato di rassicurazione si sostituisce un senso di incapacità.

A forza di evitare cominciamo a pensare che forse non siamo più capaci di affrontare le situazioni che evitiamo. Del resto non lo facciamo più da così tanto tempo! Chi ci garantisce che saremo ancora in grado di non arrossire mentre parliamo in pubblico, di guidare in autostrada, prendere un’ascensore, se non lo facciamo mai? Chi ci garantisce che saremo ancora capaci di affrontare un avversario in partita se non giochiamo più? Chi può confermarci che abbiamo ancora le abilità di eseguire una mansione difficile, se non ci mettiamo mai alla prova?

Meno sono le opportunità che ci concediamo per confrontarci con le difficoltà, più ci convinciamo che forse non siamo più in grado di affrontarle.

Evitare all’inizio scioglie la paura, nel tempo la crea.

L’aiuto è un risorsa, l’aiuto costante è una dipendenza

Lo stesso accade nel momento in cui chiediamo aiuto a qualcuno affinché ci stia a fianco mentre affrontiamo una difficoltà. Lì per lì, il fatto di non essere soli ci rassicura. Tuttavia, se continuiamo a confrontarci con le vicende della vita, solo se abbiamo qualcuno a fianco, finiremo per pensare che è solo merito suo se ne usciamo sani e salvi.

Meno sono le opportunità che ci concediamo per affrontare le difficoltà da soli, più ci convinciamo che forse non siamo poi così capaci di cavarcela con le nostre forze.

L’aiuto all’inizio scioglie la paura, nel tempo la rafforza.

Il controllo è uno strumento di autoregolazione, il controllo costante è paralisi

Neppure il controllo sfugge alla trappola di diventare una trappola. Nel momento in cui cerchiamo di controllare il nostro corpo che palpita e si attiva, lì per lì ci sentiamo forti. Vogliamo solo modulare le nostre funzioni vitali, autoregolarci. Tuttavia, quello che accade è esattamente il contrario.

Quando cerchiamo di “mantenere” la calma, infatti, otteniamo proprio il contrario di quello che volevamo. Cerchiamo di ridurre la sudorazione, ma sudiamo sempre di più; di rilassarci e diventiamo sempre più tesi; di rallentare il battito cardiaco e abbiamo l’impressione che aumenti.

Più tentiamo di controllarci, più abbiamo l’impressione di perdere il controllo.

È con le migliori intenzioni che otteniamo gli effetti peggiori

Oscar Wilde diceva “E’ con le migliori intenzioni che produciamo gli effetti peggiori”. Infatti l’abbiamo visto:

  • Evitare ci rende incapaci
  • L’aiuto ci rende dipendenti
  • Il controllo ci rende malati.

L’ansia e il panico divampano dentro di noi e ci paralizzano.

Così ci troviamo davanti ad una situazione che abbiamo creato con le nostre stesse mani e che ora ci tocca subire.

La via per trasformare la paura patologica in paura sana è la stessa, ma percorsa in direzione opposta:

  • Evitare di evitare ci renderà di nuovo capaci.
  • Temere l’aiuto altrui, ci renderà di nuovo autonomi.
  • Rompere il controllo, ci renderà di nuovo sani.

Giunti alla fine di questo articolo, ci rendiamo conto di aver scoperto come funziona la paura: come si accende e come si spegne.

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