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Credere di essere una generazione sfigata è da sfigati!

Credere di essere una generazione sfigata è da sfigati!

Dal mazzo di carte del mago del villaggio oggi è uscita una carta. È per quelli che hanno 30 anni (poco più o poco meno) ed è parecchio impegnativa.

Leggendola, non si trova alcun consiglio. Non c’è alcuna regola da seguire né alcuna rivelazione. Eppure è una carta davvero impegnativa. C’è scritto ‘Ricordati che la storia non è finita’.

Tutto qui.

Scetticismo e sciamanismo a parte, i trentenni di oggi sono i costruttori del nuovo mondo. Non è un’invenzione sociale o un bel modo per raccontare il futuro.

Dati alla mano, i trentenni:

  • hanno un’aspettativa di vita di almeno 60 anni (poi bisogna vedere quanti granelli ci sono nella clessidra).
  • non sono esattamente dei nativi digitali (sono riusciti a esperire cosa c’era prima della rivoluzione internet).
  • sul piano biologico, hanno energie psicofisiche che un settantenne ormai vede col binocolo.
  • hanno accesso a informazioni e forme di ‘conoscenza divulgata’ che fino a 20 anni fa erano impensabili.
  • vivono in un’epoca che sta destrutturando legami soffocanti con l’educazione formale, con l’appartenenza a movimenti politici e con religioni dogmatiche.

Come si fa un mondo nuovo?

“I trentenni sono i costruttori del nuovo mondo” è una frase che mi piace molto e che ho sfacciatamente rubato a questo signore…

Bene. Che caratteristiche ci vogliono per costruire un mondo nuovo?

Di solito:

  • una vocazione: proviene da una vocina interiore che parla al nostro cuore.
  • un’interminabile ricerca di conoscenza (conoscenza trasversale per limitare la nostra ignoranza fisiologica).
  • un’enorme forza di volontà combinata a tenacia e integrità (tradotto: tenere botta).
  • una capacità di pensiero libero da ideologie (imparare a conoscersi e pensare pensieri propri).
  • l’abilità di abbracciare l’incertezza (fa parte integrante della vita. Da 4 miliardi di anni).
  • Il senso del movimento nel tempo oltre che nello spazio (l’avevamo già detto qui).
  • L’attitudine a restare in equilibrio, dentro quello che è un cambiamento epocale (sì, ci siamo dentro).
  • Immaginazione, empatia e gratitudine a tonnellate (come se non ci fosse un domani).

Una generazione sfigata. O forse no?

Ecco, il più grande harakiri psicologico che i trentenni di oggi possono commettere è credere di essere una generazione sfigata. Certo, è impegnativo staccarsi da questo pensiero. Perché la narrazione mainstream lo diffonde continuamente, ponendo come base solo la ricchezza monetaria (e i trentenni di oggi, salvo alcune eccezioni, sono ‘monetariamente’ più poveri dei trentenni degli anni ’80).

Il più grande suicidio mentale che possiamo fare è quello di aver paura di essere ‘dettati’ dal futuro. Di doverne subire le conseguenze. Di non poterlo plasmare.

Come se il futuro fosse scritto.

Ecco, la Terra non è piatta. E il futuro non è scritto.

Chi sostiene il contrario, probabilmente è già all’ottavo Jack Daniels della serata.

La differenza abissale tra noi

Per mia fortuna, mi trovo ad avere amici con caratteristiche diverse. Con background diversi, stili di vita diversi. E anche desideri diversi.

Nel loro quotidiano, hanno anche qualcosa in comune. Per esempio, hanno apparecchi tecnologici a portata di mano (smartphone e pc) e solitamente non fanno cose straordinarie: dormono, mangiano, parlano, leggono, osservano.

Tra loro, però, c’è una differenza abissale.

Alcuni miei amici ritengono di essere persone fortunate. Altri ritengono di essere l’esatto contrario.

Alcuni tendono a ragionare sul lungo periodo. Altri, di settimana in settimana.

Alcuni hanno imparato a scrivere su un foglio i propri obiettivi e conoscono l’importanza di raccontarli a se stessi. Altri, di fronte alla parola ‘obiettivi’, cominciano già ad andare in ansia.

Alcuni investono spesso energie per apprendere e sperimentare. Altri credono alla legge del ‘duro lavoro massacrante’, a cui obbediscono diligentemente senza cercare alternative.

Alcuni scelgono di trascorrere tempo di qualità. Altri hanno la sensazione di perderlo per strada.

Un’epoca bellissima in cui vivere

Io non lo so. Non so mica se i trentenni saranno in grado di costruire davvero un nuovo mondo.

Ma dovrebbero sforzarsi di ricordare un dettaglio: vivono in un’epoca straordinaria.

Perché era peggio morire al fronte, in guerre decise da clown con la corona.

O finire internati o segregati o bruciati vivi per aver espresso anche una sola propria idea.

O avere trent’anni quando la speranza di vita era di quaranta.

O spezzarsi la schiena, con un colore di pelle considerato antropologicamente inferiore.

E quindi?

Ai trentenni non rimangono solo i bruscolini della ‘storia grassa’.

C’è ancora enorme abbondanza, per chi sceglie di avere fortuna.

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