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Il distacco emotivo nella società del controllo

Il distacco emotivo nella società del controllo

Il distacco emotivo è un tentativo di risolvere uno dei più grandi problemi della nostra epoca: le emozioni. In un’epoca come la nostra, dove il controllo è diventata la più grande virtù, le emozioni sono una vera maledizione. Imprevedibili, lunatiche, passionali, travolgenti: mantenere il timone della propria mente può essere una sfida anche per le persone di buona volontà.

Tuttavia, nonostante le migliori intenzioni, la domanda rimane: il distacco emotivo può essere una soluzione a questo problema?

L’ambizione al distacco emotivo è lecita

Viviamo nell’epoca più pacifica della storia dell’essere umano. Non sto dicendo che viviamo in un mondo perfetto, ricordo solo a me e a tutti noi che è un mondo obiettivamente migliore.

Tuttavia, questo “benessere” sussiste finché tutti stiamo alle regole, il che richiede una certa dose di autocontrollo. Che tu sia preso da un impeto di felicità e inchiodi dove non ci sono le strisce pedonali per far passare una vecchietta, che tu sia sospinto dal fuoco della rabbia e passi con il semaforo rosso, in entrambi i casi sei un problema per l’ordine pubblico.

È in quest’epoca, in cui anche la gentilezza può essere un problema, che da anni ormai le persone e la società si trovano a percorrere la via del distacco emotivo. “Se non posso controllare le emozioni, forse posso cercare di non sentirle!”. Platone, nel Fedone, faceva pronunciare a Socrate più o meno queste parole.

Ma non abbiamo il cervello per farlo

Tuttavia, l’ambizione al distacco emotivo, per quanto teoricamente “efficace” e “generosa”, si scontra con un fatto: non abbiamo il cervello per farlo. Non ci è anatomicamente possibile!

Ogni volta che una sensazione si sviluppa dentro di noi in seguito ad uno stimolo reale (visivo, uditivo, tattile, olfattivo, gustativo), subito si genera una sensazione interna che pervade tutto il cervello e ne determina in un attimo le “reazioni”.

Le nostre idee, le nostre azioni, le nostre stesse sensazioni sono costantemente sollecitate dalle emozioni.

Quelle che noi pensiamo essere “idee astratte”, sono in realtà vere e proprie ondate di molecole che dilagano nel cervello e nel corpo e prendono contatto con ogni cellula che incontrano. Le emozioni sono molecole in carne ed ossa.

La classificazione delle emozioni

Le emozioni sono state classificate in vario modo. Qualche autore è giunto ad individuarne 27. Tuttavia, all’atto pratico, è sempre più chiaro che sono quattro le emozioni, dette primarie, la cui gestione influenza tutte le altre (Giorgio Nardone, 2019):

  1. Paura
  2. Rabbia
  3. Dolore
  4. Piacere

I cinesi direbbero: indietro, avanti, dentro, fuori. Le emozioni sono spinte rapide a reagire in modo complementare a sensazioni interne ed esterne. Insomma, le più antiche strategie di coping.

Il distacco emotivo sarebbe vivere nonostante noi stessi

Il distacco emotivo sarebbe la condizione teorica in cui le emozioni si sviluppano dentro di noi, ma noi non prestiamo loro attenzione. Le molecole prendono contatto con le nostre cellule, ma noi restiamo indifferenti. Il problema è che questo non può avvenire.

Difficile, molto difficile! Soprattutto se le molecole di emozione possono modificare il nostro respiro, il nostro battito cardiaco, i nostri movimenti digestivi, la nostra tensione muscolare, la nostra sudorazione. E il nostro pensiero.
Non c’è funzione fisica o psichica e mentale che non sia modulata costantemente dalle molecole di emozione.

E quindi, che fare? Lasciarsi travolgere dalle emozioni?

No, il problema non si risolverebbe neppure in questo caso. È sulla scia delle emozioni senza limiti che gli esseri umani commettono gli atti più violenti, efferati, biechi, distruttivi.

Però questo non dovrebbe autorizzarci a sostenere una strategia che non funziona. Ciò che non risolve il problema, infatti, lo peggiora (Watzlawick, 1978). E la strategia del distacco emotivo non fa eccezione. Il fatto che la mettiamo in atto con le migliori intenzioni non la rende immune da questo assioma.

Vediamo qualche esempio, di come queste strategie fallimentari peggiorano il problema.

Non sentire il piacere

Pensate a chi cerca di non sentire il piacere dei sensi.

Una donna che tanto più si sforza di non sentire il piacere erotico suscitato dal contatto fisico con un uomo che non è suo marito, tanto più desidera toccarlo. Un uomo che tanto più si sforza di non sentire il piacere erotico suscitato in lui dal vedere una donna che non è la sua compagna, tanto più desidera vederla.

Entrambi finiscono in un vortice in cui con le migliori intenzioni (non sentire attrazione per qualcuno che non sia il loro partner) finiscono per produrre i peggiori effetti. Proprio perché hanno cercato il distacco emotivo e si sono sforzati di non sentire e non vedere ciò che produceva piacere, sono stati travolti dal bisogno viscerale di sentire e vedere.

Non sentire la rabbia

Lo stesso discorso vale per chi cerca di non sentire la rabbia.

Pensate ad un ragazzo che viene sollecitato con insistenza da genitori, insegnanti e adulti in genere a non dare sfogo alla propria rabbia. “Non si fa!”, gli dicono. Tuttavia, tanto più il ragazzo cerca di non dare spazio alla rabbia dentro di sé, tanto più la sente impetuosa e irresistibile, fino a quando cede o scagliandosi contro qualcun’altro o prendendosela con se stesso.

Lo stesso discorso discorso vale per chi cerca di non sentire la paura e il dolore. Chi si fa coraggio, ha sempre più paura; chi si trattiene dal piangere di dolore, ha sempre più dolore.

Il distacco emotivo alimenta il problema

Non molti prestano attenzione a come realmente giungono a perdere il controllo e sono travolti dalle emozioni. Quasi tutti coloro che cercano di percorrere la via del distacco emotivo danno per scontato che ci sia qualcosa di pernicioso nelle emozioni proprio perché sono così travolgenti. Peccato che dimentichino il fatto che è stato proprio il tentativo di raggiungere una condizione di distacco emotivo che ha reso le emozioni così forti e ingestibili.

Più ti sforzi di non sentire le emozioni, più le senti e più vorresti non sentirle. Se vuoi gestire le tue emozioni, il distacco emotivo è proprio ciò che dovresti evitare.

Come diceva il vecchio cartone animato “Siamo fatti così, siamo proprio fatti così!”.

Le emozioni sono proprio così inutili?

Un’ultima questione rimane da affrontare.

Immaginiamo che, contro ogni nostra aspettativa, noi esseri umani diventassimo capaci di gestire le emozioni proprio grazie al fatto che ce le concediamo ed evitiamo così che raggiungano picchi “ingestibili”.

Siamo proprio sicuri che in questo caso le emozioni sarebbero solo un inutile abbellimento?

Vorrei che pensaste alla rapidità con cui quel giorno, spinti dalla paura, avete cambiato traiettoria alla vostra automobile e avete evitato di investire un pedone spuntato dal nulla. La paura che vi prese, fu veramente inutile?

E quel giorno in cui a tavola vi godeste il piacere del buon cibo, magari in buona compagnia, e vi rendeste conto che alla fine avevate mangiato “il giusto”. Il piacere che vi scaldò il cuore, non fu il freno che vi trattenne dal perdere il controllo e abbuffarvi come “maialini”?

Avete notato che quando vi lasciate andare al pianto per un dolore che vi affligge, e versate tutte le lacrime fino a quando crollate nel sonno come un bambino, nel momento in cui poi vi svegliate sentite meno dolore? Concedersi il dolore è davvero così inutile?

Infine, vorrei che pensaste a come un po’ di rabbia vi ha spinto a reagire ai soprusi del vostro datore di lavoro o di un vostro cliente che non vi pagava o di un amico che non era poi così amichevole. In qualche caso un po’ di rabbia non è stata la leva per difendere i vostri diritti?

E se il distacco emotivo fosse una lotta impossibile contro un nemico che non esiste?

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