
Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia,…
Il 28 Luglio di 6 o7 anni fa, il mio amico ebbe la splendida idea di regalarmi un libro. Un libro che penso di non aver letto mai completamente ma ricordo bene come se ce l’avessi ancora oggi sul comodino.
Il libro che pensò di regalarmi si intitolava: “Resistere non serve a niente”.
E chi se lo scorda?
Un libro del genere per il compleanno. Un compleanno parecchio complicato in un momento che sembrava senza uscita. Io però andavo ugualmente avanti, resistevo.
Mi chiedo ancora se il suo gesto sia da etichettare alla voce “grandi consigli” o “grandi cattiverie”.
Tu se lì che cerchi di non farti schiacciare dagli eventi e ti vedi recapitare un tomo che ti dice che no, resistere non serve a niente.
Gli anni che seguirono furono sempre all’insegna di questa resistenza. Resistere o non resistere? Resistere all’idea che si può o che non si può? Accettare che resistere non serve a niente o ricamarci una storia diversa con un lieto fine?
Per lungo tempo ho visualizzato la copertina di quel libro per qualsiasi avvenimento. Sbattevo l’alluce scalzo in un mobiletto ed era naturale guardare in alto e ripetermi la fatidica frase: resistere non serve a niente.
Come un Bart qualunque, potrei descrivermi come quello alla lavagna che deve scrivere 100, 1000 volte la stessa frase: resistere non serve a niente.
Il che è esattamente un gioco di resistenza.
Anche le persone più rassegnate non si rassegnano.
Anche quelli che vorrebbero finisse tutto non si rassegnano quando sta davvero finendo. Anche chi pare non si voglia bene non si rassegna mai completamente, resiste.
In alcuni casi no ma è un tasto troppo delicato per parlarne e va bene come eccezione che conferma la regola.
La maggior parte delle persone, di norma, è del tipo “resisto”. Anche se non serve a niente.
Il Karma, il “siamo fatti così”, l’inevitabile
L’idea che resistere non serve a niente ha una sua logica. Un fondo di verità non scientifica ma abbastanza pratica, empirica potremmo dire.
Ciò al quale resisti persiste non è soltanto filosofia.
Di norma se una cosa ti sta venendo incontro e opponi resistenza prima o poi ti arriva in faccia con ancora più veemenza. Come fosse un tiro alla fune: o ti lasci trascinare o, anche vincendo, quando l’avversario lascia la corda, finisci comunque a terra.
Così, specie nei momenti in cui le cose girano pochino, diciamo nei momenti in cui le cose vanno male, non puoi fare altro che prenderne atto: resistere non serve a niente.
Che poi è ciò che ho sperimentato all’indomani di quel regalo tanto cortese. Negli anni in cui ne ho sperimentato di tante, troppe, per resistere. E no, non è servito a niente.
Perché resistere a volte significa trovare alternative sbagliate più che adeguate contromosse. Metterci forza ma per scappare più che per resistere davvero.
Uno strano karma, un inevitabile “è inevitabile”. Perché sì, ci sono cose che davvero sono inevitabili. O così pare.
Resistere non serve a niente (visione positiva)
6 o 7 anni dopo, è ancora il 28 Luglio. Il mio compleanno. Torno a ragionare sul titolo di quel libro che mi ha fatto compagnia negli anni. Provo a ragionarci in modo diverso. Ci sono alcune idee che penso possano essere interessanti e utili, e buone.
Resistere non serve a niente > ok, non resistiamo
Forse allora potremmo fare altro? Trovare soluzioni, scansarsi, spostarsi un po’ più in là. Nella mia storia la maggior parte delle volte che ho provato a resistere l’ho fatto per quel perverso principio di coerenza. Non dovevo abbandonare, non dovevo contraddirmi, non dovevo darla vinta.
L’idea di essere sempre troppo esposto, troppo chiamato in causa, committed come dicono gli americani. E come si dice anche in certi giochi.
Però se il piatto non è abbastanza ricco, se le conseguenze sono troppo gravi, se il beneficio non è il tuo… lascia.
Resistere non serve a niente se in gioco c’è qualcosa di negativo: “non succede che” al posto di “succede che”.
Nel primo caso non ha quasi mai senso resistere e spesso non ne vale la pena. Come nella frase di Buddha: “Perdona gli altri, non perché essi meritano il perdono, ma perché tu meriti la pace.”
Ecco, allo stesso modo, con lo stesso senso, ogni tanto evita di resistere per il tuo bene. Non perché non saresti all’altezza ma semplicemente perché non è così importante.
Certo ci sono le eccezioni ma penso che quelle sappiamo riconoscerle.
Quando ne vale la pena, non resistere
Da anni evito di utilizzare termini militari ma anche qui trattasi di eccezione. Quando le cose sono davvero importanti, quando in gioco c’è la tua vita, in questo caso evita di resistere. Guardatene bene.
In questi casi combatti. Petto in fuori e carica.
Con tutta la forza che hai. Non tenendo lo scudo per parare i colpi ma dandone di belli e buoni, nei punti giusti.
Chiaro che non parlo di violenza o risse. Ma quando le cose ne valgono davvero la pena bisogna attaccare.
Lì resistere non serve più. Non bisogna neanche pensare di provare a farlo. E se proprio ci sono momenti in cui pare che vada così, intendiamoli come una tattica premeditata.
Come il caro catenaccio all’italiana. Non perché scarsi ma perché soprattutto furbi.
Resistere non serve a niente > è vero, è buono.
Infine c’è un’interpretazione che potrebbe essere vera quanto buona. Non possiamo resistere a ciò che siamo, nessuno può farlo.
Un messaggio che mi sento di ripetere quasi ogni giorno, parlando con persone che seguono strade disegnate da altri. Per giorni, per anni, per una vita. Resistono.
Ma resistono a cosa? A ciò che sono, alla propria natura, alla propria integrità.
“Sono fatto così” a volte è una banale scusa, altre volte è una sacra verità. Abbiamo un destino. Abbiamo una strada anche quando non sappiamo qual è.
Però anche i confusi hanno sempre segnali. Sentono che qualcosa li porterebbe in una direzione e altri che indicano di scappare da altre.
Per anni ho resistito all’idea di essere un tizio strano. Uno confusionario che pare non essere nato per lavorare. Uno che ogni giorno vuole farne una nuova e raccontarne una nuova.
Ho resistito all’idea che avevo da bambino… scrivere.
Ho resistito pensando fosse giusto. Pensando che resistere non servisse a niente.
Appunto, resistere non serve a niente.
Non puoi resistere a ciò che sei.
A volte è una banale scusa, a volta una sacra verità.
Auguri
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Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia, Quattro (Schnauzer) e Pixel in crisi (libro) Aiuto le persone a trovare-raccontare-vivere il proprio scopo. Qualcuno parlerebbe di Personal Branding ma preferisco dire “Posizionamento personale”. (Perché non riguarda affatto solo il tuo lavoro e perché l’obiettivo è vivere pienamente e non essere scelti da uno scaffale.)