All’età di tre anni ho deciso di diventare vegetariano; in…
Verso la fine del colloquio è possibile che l’intervistatore vi chieda se avete qualche domanda per lui. Rispondere di no, a mio avviso, non è l’opzione migliore. Tuttavia ci sono domande più opportune di altre.
Cosa NON chiedere
Eviterei due tipologie di domanda: quella candida (e fastidiosa) del genere “Allora, come sono andato?”, fastidiosissima già nell’intimità del letto, figuriamoci in ufficio; e quella pragmatica (ma ansiogena per l’intervistatore) sugli orari di lavoro, le vacanze e le pause.
La prima è mal interpretabile in così tanti modi che proprio l’eviterei. Noi che siamo dall’altra parte del tavolo cerchiamo di sbilanciarci il meno possibile: una domanda diretta di questo tipo, ci obbliga a rispondere con frasi fatte e banalità. Può essere imbarazzante per entrambe le parti. Se siete la perla rara, non preoccupatevi: ve lo faremo capire senza bisogno di chiedercelo!
La seconda, invece, rischia di veicolare il messaggio che siete poco flessibili: è un vostro sacrosanto diritto avere un’idea degli orari, ma congedarsi su una discussione di quanti minuti di pausa avete per il caffè e a che ora… è limitativo. Al limite, suggerirei di formulare questa richiesta con qualcosa del genere “Può darmi qualche indicazione su come è organizzata una normale giornata di lavoro?”. Il fatto di dire “normale” sottintende che siete pronti ad adattarvi quando invece le cose non vanno come previsto.
Le domande intelligenti
Tra le varie domande che mi sono state poste nel corso degli anni, ce ne sono due che ricordo come positive per l’impressione che mi hanno lasciato della candidata:
Domanda 1
A lei personalmente, cosa piace di più di questa azienda?
Wow. Le parti si ribaltano e all’intervistatore è data la possibilità di condividere qualcosa con voi a un livello più personale: in fondo, gli state chiedendo come si sente. Le persone che lavorano al servizio risorse umane dovrebbero essere in grado di “vendere” l’azienda: se percepite imbarazzo o difficoltà nell’elencare alcuni aspetti positivi, state pur certi che ci dev’essere un problema da qualche parte.
Personalmente, menziono i risultati principali dell’ultima indagine di soddisfazione dei collaboratori: metto in avanti i punti positivi ma cito anche la principale problematica, nel caso specifico i carichi di lavoro importanti. Come si dice, candidato avvisato, mezzo salvato 🙂
Domanda 2
Mi può dire qualcosa di più sulla persona che occupa la posizione in questo momento?
Bisogna essere piuttosto sicuri di sé per porre una domanda così, ma è una questione fondamentale: scoprirete se la persona è stata promossa, o licenziata, o se ha dato le dimissioni e dopo quanto tempo, oppure se è andata in pensione.
Queste informazioni possono esservi utile per avere un’idea sulle possibilità di carriera, sulle probabili interazioni, sul livello di accettazione che troverete dalla parte dei colleghi, e persino sul tipo di personalità/competenze ricercate.
Cosa ne pensi?
All’età di tre anni ho deciso di diventare vegetariano; in seconda elementare, la maestra ha convocato i miei genitori perché “non era normale” che un bambino conoscesse tutti i nomi dei funghi in latino; a 13 anni ho amato per la prima volta senza sapere che non era amore; a 15 ho smesso di fare decathlon perché odiavo la competizione; ancora minorenne, sono stato processato da una corte marziale. A 20 anni mi sono sposato e a 23 ho divorziato; a 25 anni dirigevo una start-up che ho fatto fallire; a 29 ho avuto la meningite, sono morto ma non ho saputo restarlo. A 35 anni ho vissuto una relazione poliamorista e sono diventato padre di figli di altri. A 42 mi sono licenziato da un posto fisso, statale e ben pagato per fondare l’Agenzia per il Cambiamento Purple&People e la sua rivista Purpletude. A parte questo, ho 20 anni di esperienza nelle risorse umane, ho studiato a Ginevra, Singapore e Los Angeles, ho un master in comunicazione e uno in digital transformation e ho tenuto ruoli manageriali in varie aziende e in quattro lingue diverse: l’ONG svizzera, la multinazionale francese, le società americane quotate in borsa, la non-profit parastatale. Mi occupo soprattutto di comunicazione del cambiamento, di organizzazioni aziendali alternative e di gestione della diversità – e scrivo solo di cose che conosco, che ho implementato o che ho vissuto.