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68. Una nota di Zen

68. Una nota di Zen

flauto

Una nota di Zen.

– È stato un uomo talmente illuminato che è riuscito a lasciare questo mondo prima ancora di morire e tu lo chiami crudele,

– Sì, è stato solo un egoista, altro che illuminato!

– Egoista, addirittura?

– Quando era in Cina, hai detto che meditava e studiava lo Zen in un posto. Qualcuno andava a trovarlo, a interrogarlo, lui rispondeva con poche parole e poi cercava un altro posto ancora più isolato. Tornato in Giappone, davanti all’Imperatore, si è limitato a una nota soltanto del suo flauto e poi è scomparso. Hai detto così, no?

– Sì,

– Quale illuminazione ha un uomo che lascia questa esistenza in questo modo, come se fosse fuggito? E con disprezzo, pure.

– Con disprezzo? È entrato nel Nirvana e quella che ha donato all’Imperatore non era una semplice nota. Lì era racchiusa tutta la sua realizzazione.

– E l’affetto di chi lo amava ed è rimasto dov’è contenuto? La donna – o l’uomo, magari – che lo amava ha potuto mostrare il proprio cuore all’Imperatore e poi sparire, seguire Kakua? Un uomo illuminato non abbandona l’esistenza, no! L’accetta, la prende per ciò che è.

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