
Fabio Martinez è scrittore (ha pubblicato tre libri e Il…
Dieci cadaveri.
– Sei arrivato questa mattina?
– Sì. Lei è uno dei monaci del tempio?
– No. Io sono solo un passante.
– Ah,
– Quello che ti precedeva è stato accolto?
– No, è morto.
– Da quando mi sono trasferito qui vicino, tutti quelli che aspiravano a essere accolti in questo monastero sono morti di freddo o di fame.
– Il maestro che lo regge ha fama di essere molto severo. È da mesi e mesi che non accetta nessuno.
– E cosa ti fa pensare che per te sarà diverso, se anche tu starai qui seduto, giorno e notte, senza fare altro se non sperare che quella porta si apra?
– E cos’altro dovrei fare, scusa?
– Non saprei. Prova a bussare dalla mattina fino alla sera, a entrare con la forza.
– Non è questo lo Zen.
– A cantare e danzare?
– Non è nemmeno questo lo Zen.
– Ci sono! Puoi comporre e leggere degli Haiku, così che il maestro possa cogliere la natura del tuo animo.
– Non è neanche questo lo Zen.
– E che cos’è?
– Non lo so, sono qui appunto per scoprirlo.
– Ma se sai cosa non è, devi per forza sapere anche cos’è. Almeno per esclusione, no?
– Non è così facile.
– Ti faccio un’altra domanda.
– Ancora? Non hai di meglio da fare?
– Che salvare la vita di un ragazzo? Forse potrei togliergliela.
– …
– Io te la faccio, la domanda, poi non ti obbligo mica a rispondermi. E se in quel monastero non ci fosse più nessuno? E se quel maestro così severo fosse rimasto senza più nessun discepolo e fosse morto anche lui di fame e di freddo, o semplicemente di vecchiaia? Questo spiegherebbe perché mai nessuno viene accolto e perché quella porta non si apre mai.
– …
– Spiegherebbe anche un’altra cosa che lo Zen non è.
– Ossia?
– Non lo so. Quello bravo in questo sei tu. Io di Zen non ne so nulla.
Cosa ne pensi?

Fabio Martinez è scrittore (ha pubblicato tre libri e Il Graal ritrovato, edito da Tipheret, è il suo ultimo romanzo), sceneggiatore e storyteller. Per narrare (anche impresa), ha inventato un nuovo format (#dialoghidimpresa): dialoghi autonomi, per lo più brevi e che non si esauriscono svolgendo la loro funzione pubblicitaria, restando capaci di durare nel tempo e nello spazio. Possono essere tra due o più persone, tra un essere umano e un animale, un robot, il vento o qualunque altro interlocutore immaginabile. Possono raccontare e parlare di tutto anche dello Zen. D’altronde, il nostro modo di pensare, di ragionare non è un dialogare con noi stessi? Tutta la nostra realtà non è forse un dialogo costante?