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90. L’ultimo gesto

90. L’ultimo gesto

Ultimo gesto

L’ultimo gesto.

– E se volesse dire altro? Qualcosa di completamente diverso da sì e da no, qualcosa che non può esprimersi a parole. D’altronde, perché ci impegneremmo così tanto nel disporre fiori o nel preparare tè? Abbiamo fatto della spada un’arte per cosa, se non per comunicare e per comprendere? Credo semplicemente che le parole, a volte, non bastino e, forse, a questo è dovuto quel suo agitare il bastone in aria. Non per dire no o sì.
– Se le parole non bastano, perché hai deciso di percorrere la via della poesia?
– Non l’ho deciso io.
– Come esprimerai ciò che non potrai esprimere a parole? Come potrai sentire ciò che non parla?
– Non credo che il mio compito sia esprimere o comprendere tutto. Sarebbe impossibile, dopotutto.
– E cosa, allora?
– Non credo nemmeno di avere un compito, in realtà, solo una natura, una natura che vuole essere raccontata e che vuole raccontare. Una natura che, per vivere, ha bisogno di richiamare immagini tramite le parole e silenzi tra queste.
– Sai cosa?
– Dimmi.
– La nostra natura non cresce in una sola direzione. Proprio come il gesto di quel vecchio, non è fatta di sì e di no. Un momento ti chiederà di dire, quello dopo di tacere, poi di danzare o di piangere o di sorridere.
– Allora, forse, le mie parole sono il mio modo per dirle grazie.

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