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Caster Semenya: essere straordinari significa essere anomali

Caster Semenya: essere straordinari significa essere anomali

Caster Semeya: essere straordinari significa essere anomali

Correre gli 800 è un’esperienza quasi mistica. Difficile da raccontare: quando parti sei a pieno carico, poi man mano la benzina finisce, i muscoli diventano duri, sempre più rigidi, devi controllare quello che fanno le avversarie, ma allo stesso tempo devi assicurarti che il tuo corpo non fallisca e risponda bene ancora e ancora a quello che gli stai chiedendo.

Una gara che per ben due giri di campo ti chiede di ragionare e far caso a te e agli altri.
È una gara complessa, a metà tra la velocità e il mezzofondo.
Non è né carne né pesce: è fatica in salsa strategica.

In questi anno c’è stata un’atleta controversa che ha messo la firma su alcuni successi memorabili: Caster Semenya. Atleta da sempre molto chiacchierata soprattutto per il suo aspetto fisico: “Quella è un uomo!” è stato il commento più ricorrente che ho sentito fare riguardo al suo aspetto.
Caster Semenya è infatti quella che viene definita un’atleta iperandrogina, ovvero con livelli ormonali differenti dalla media. Variazione che genera vantaggi ma anche numerosi scompensi al fisico femminile.

È giusto di qualche giorno fa la decisione della Iaaf e del TAS (due organi che regolamentano a livello internazionale le discipline sportive) di accettare la sua iscrizione alle gare solo ed esclusivamente se abbasserà i livelli di testosterone nel sangue sottoponendosi a cure ormonali.
Ecco, io non so se nella vita vi sia mai capitato di dover assumere ormoni di vario genere. A me si, e sono onesta: non lo auguro al mio peggior nemico. Maschio o femmina che sia.
Ma detto questo in passato Caster Semenya si è più volte sottoposta a questo genere di cure, il che non le ha impedito di vincere l’oro alle Olimpiadi del 2016 e l’oro ai mondiali di Londra nel 2017.

Essere straordinari è un’anomalia

Essere una grande atleta significa essere diversa. Quello che rende speciale qualcuno in qualsiasi campo spesso è un’anomalia.
Quella di Caster Semenya è un’anomalia ormonale naturale che l’ha portata ad essere un personaggio controverso: spesso mi sono sentita dire “guardala: dimmi se quella è una donna!”. Alla medesima domanda di un giudice di gara una volta rispose “vuole vedere i miei genitali?”
Semenya è donna.
I suoi livelli ormonali invece dicono che è qualcosa di speciale. Di diverso.
E questo essere diversa la porta pericolosamente vicina a qualcosa di difficilmente definibile.

Quel livello ormonale ha determinato le sue vittorie?
Ho letto un po’ di articoli, non sono assolutamente un’esperta e la mia è un’opinione dettata esclusivamente dalla passione verso l’atletica, ma ho avuto l’impressione che non ci siano dati assoluti e oggettivi che possano dire a livello matematico che sia così.
Sembra infatti che questo livello ormonale possa aiutare entro distanze tra i 400 e gli 800 metri, per distanza superiori il vantaggio del testosterone si azzera. Per dimostrare di avere ragione del proprio talento Semenya cosa ha fatto? Ha corso e vinto il titolo nazionale dei 5000.
Quindi come la mettiamo?

Basta ancora suddividere gli atleti tra uomini e donne?

Le atlete iperandrogine sono il 3% del totale. Conosciute, segnalate, spesso al centro di polemiche. Vengono guardate come animali rari che tanto rari alla fine non sono.
C’è un ma in questa vicenda: la TAS sta pensando, pare, di introdurre la rettifica a un regolamento che preveda il monitoraggio continuo dei valori ormonali delle atlete iperandrogine.
Ma la cosa strana è che si parla sempre e solo di donne. Magari è una mia impressione (me lo auguro vivamente), ma mi pare che si giudichi con maggiore facilità la metà femminile. Quella maschile mai, o comunque… con meno accanimento.

La sensazione è che agli uomini sia concesso essere straordinari. Alle donne un po’ meno, sempre e solo in relazione a loro.
Le donne paiono essere quelle persone che devono essere racchiudibili in una cerchia di valore inferiore al maschile.

E se Caster Semenya fosse solo un esempio di un’evoluzione del corpo femminile e delle sue caratteristiche?
E se fosse ora di andare oltre alla differenza semplicemente sessuale della categorie e non si cominciasse a ragionare in maniera più ampia? In modo intersessuale?
Forse è il caso di andare anche oltre la categorizzazione per sesso e cominciare a valutare gli atleti secondo altri indici.

E se valesse la pena considerare un terzo genere ibrido, a metà tra i due?

Le caratteristiche di Semenya non è certo che siano state determinanti per vincere.
Ha anche perso spesso. Non ha portato a casa titoli a tappeto. È stata spesso anche battuta.

Perché un uomo può essere un x-man e una donna no?

Credo che lo sport debba essere inclusivo e non divisivo, e vedere un’atleta tormentata sistematicamente in questo modo non mi piace.
Semenya ha detto bene: “Io sono questo.”
E questo forse è una definizione nuova, inusuale, diversa, che ci impone un cambio di rotta.

Non c’è altro modo per identificare e determinare le categorie di atleti?

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