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Il genio è un ladro gentiluomo

Il genio è un ladro gentiluomo

Il genio è un ladro gentiluomo

Chi è un genio?

William James disse che “Il genio, in verità, non consiste in molto di più della capacità di percepire le cose in modo insolito”. Galileo Galilei, Steve Jobs, Diego Armando Maradona, Michael Jordan, i Beatles, Miles Davis furono tutti geni non in quanto pensarono cose di-verse, ma in quanto ebbero l’ardire di percepire le stesse cose in modo non-solito.

Spontanea una domanda: il genio da dove prende spunto per generare nuovi punti di vista?

Nelle biografie di molti geni non si parla di questo in modo esplicito. Tuttavia, ad uno spregiudicato come me, bastano alcuni dettagli per dedurre il resto!

I geni sono dei curiosi fannulloni

I geni si distinguono per il fatto di essere dei curiosi. Alcuni sono curiosi “secchioni”, ma la maggior parte sono curiosi “fannulloni”. Capiscono che da soli non sono altro che una goccia nel mare, ma insieme agli altri possono diventare tempesta: un mare di gocce, capace di far fiorire la Valle della Morte (leggete il libro di Ken Robinson per saperne di più).

che amano giocare con le idee degli altri

Essi amano domandarsi “cosa accadrebbe se invece di prendere la via lunga, ardua e faticosa che è partorire un’idea nuova tutta da me, io prendessi la via breve, facile e semplice che è prendere un’idea di qualcun’altro e giocare a modificarla?”, “Mi limitassi a spostare un accento, cambiare una lettera, aggiungere o togliere una virgola, per vedere l’effetto che fa?”. In questo modo in un attimo chiunque può partorire una miriade di idee nuove: talvolta roba innovativa, per lo più roba già sentita.

lasciarle frullare nella testa

A quel punto i geni, fedeli alla loro fannulloneria, lasciano che le idee diverse frullino nella loro testa e se ne tornano alla vita di tutti i giorni. Albert Einstein se ne andava all’ufficio brevetti a svolgere la sua mansione. Michael Jordan andava a tirare al campetto. Miles Davis ascoltava gli altri suonare. I Beatles strimpellavano.

mentre vivono

Tutto come al solito. Se non per il fatto che nella loro testa frullano una decina di punti di vista possibili, con il risultato che nessuno di essi può più essere “il” punto di vista. Sono solo e soltanto possibilità.

fino ad una sensazione “piacevole”…

I geni sono essenzialmente dei fannulloni, che rubano idee, le modificano per il gusto di modificarle e poi se le lasciano frullare in testa, mentre assecondano senza forzature la vita di tutti i giorni. Fino a quando emerge un’idea abbastanza insolita per cui vale la pena fermarsi e domandarsi “E se fosse così, come sarebbe?”.

Inizialmente il genio non “valuta”, ma “segue” la sensazione piacevole di vivere oltre. A volte il piacere è quello di avere meno limiti rispetto ad una condizione “difficile”, altre è il piacere di avere più possibilità rispetto ad una situazione già “buona”.

…che li spinge a sfidare il note per esplorare l’ignoto

Quando i geni trovano un ago in un pagliaio non si fermano soddisfatti, ma continuano a cercare finché non ne trovano altri (è il fuoco della passione!). I geni sono dei gran disfa giochi, amano sfidare il noto per esplorare l’ignoto. E qui nasce il fraintendimento che rende spesso la loro vita difficile.

Gli altri si domandano perché i geni devono sempre sfidare ciò che è accettato da tutti. Quando Einstein e Heisenberg sfidarono la realtà della fisica dei loro tempi, gli altri la percepirono come una manifestazione di opposizione a quello che era stato detto e fatto.
Quando un genio propone qualcosa di diverso può sembrare che, insoddisfatto, voglia criticare ciò che è noto. Tuttavia, se si guarda bene un genio al lavoro, si noterà che in lui non c’è un istinto rivoluzionario, bensì evolutivo.

I geni sono grati

I geni provano gratitudine nei confronti di coloro a cui rubano le idee per modificarle e, sospinti da questo senso di gratitudine, decidono di andare oltre gli altri e soprattutto oltre se stessi.

Per questo si lasciano andare all’ignoto

Quando i geni si mettono in poltrona, si sdraiano sugli altrui allori e si sentono così grati che si concedono di pensare come i loro predecessori non ebbero l’ardire di pensare. Si godono le idee degli altri geni e si sentono liberi di giocarci. Non sono invidiosi, ma grati. Ladri gentiluomini.

È un piacere pensare come pensano i geni. E se ci si concede di mettersi nella loro prospettiva, improvvisamente gemmano nuove possibilità di scelta. Quando accade, si apprezza una sensazione come di forza che spinge senza volerlo ad andare un passo oltre il noto e provare a disegnare l’ignoto.

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