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“Se anche il Machu Picchu l’hanno reso accessibile, perché noi non ci riusciamo?”

“Se anche il Machu Picchu l’hanno reso accessibile, perché noi non ci riusciamo?”

Il Machu Picchu è ora accessibile in carozzella
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Mi scrivono:

“Caro Iacopo…
Non so se hai letto questa notizia: da adesso il Machu Picchu è diventato accessibile anche per le persone in sedia a rotelle. Pare incredibile ma questo è stato possibile grazie a due inventori col desiderio comune che tutti avessero la possibilità di godere del suo bellissimo panorama!
Mi chiedo come mai in tutto il mondo, anno dopo anno, si riescano ad abbattere barriere architettoniche in posti apparentemente impensabili e poi, ancora oggi, in Italia non si è capaci di togliere gradini davanti agli esercizi commerciali oppure a realizzare rampe e montascale in luoghi pubblici, per di più con le barriere burocratiche fatte di leggi e cavilli che complicano il tutto.
La strada è ancora lunga caro Iacopo… Quasi quanto da Roma al Machu Picchu!”

La mail che mi ha inviato Paolo ci ricorda che sono milioni le persone che ogni anno affollano il Machu Picchu, ma solo un mese fa è stato possibile visitare l’antico sito Inca per una persona in carrozzina: la prima di sempre, e non sarà certamente l’ultima!

Quella del turismo accessibile, diciamolo pure, è una brutta piaga. Ogni settimana mi scrive qualcuno in carrozzina o con altri tipi di handicap per chiedermi consigli e suggerimenti su dove sia meglio andare in vacanza, come fare a prenotare, quali siano i servizi gratuiti offerti ed altro ancora. Viaggiare dovrebbe essere un diritto di tutti, un momento di svago ma anche una vera e propria terapia (pensiamo ai benefici del mare o dell’alta montagna, ad esempio, per la respirazione), eppure, nonostante la legge garantisca un’accessibilità quantomeno formale, raramente viene garantita nella sostanza nel nostro Paese.

Tornando alla mail di Paolo che strizza un occhio alle esperienze dell’estero, c’è una bella storia che sta circolando in queste settimane. Grazie alla società di viaggi “Wheel the World” verranno infatti, nei prossimi mesi, realizzati i primi tour accessibili per persone con disabilità all’interno del patrimonio mondiale dell’UNESCO. La società nasce da Alvaro Silberstein e Camilo Navarro, amici da sempre, e vuole proporre tour, che un tempo sarebbero stati impensabili, in località remote e “inaccessibili”, finalmente messi a disposizione di tutti grazie all’aiuto di sedie a rotelle pieghevoli, progettate appositamente per essere facili da trasportare durante viaggi non proprio friendly.

L’idea di creare questa azienda è nata durante un’escursione nel 2016, precisamente nel Parco Nazionale “Torres del Paine” in Patagonia. È qui che Alvaro Silberstein, disabile da quando ha fatto un incidente stradale a diciotto anni con la propria auto, ha pensato di raccogliere ottomila dollari per acquistare, attraverso una campagna di crowdfunding, un primo primo modello di carrozzina pieghevole super-leggera.

Come ha raccontato alla CNN lo stesso Silberstein: “Ci sono un miliardo di persone nel mondo con disabilità, ma nessuna compagnia di viaggio dedicata a loro”. Così, i due amici cileni, si sono trasferiti negli States per iniziare a sviluppare “Wheel of the World” dando vita ad un business che si è espanso in tutta l’America Latina, finendo con l’offrire tour anche per l’Isola di Pasqua (in Cile) o in alcune zone del Messico e del Perù.

Tra le barriere “abbattute” ci sono, come ricorda Paolo con la sua mail, quelle del Machu Picchu, il cuore dell’impero inca, nelle Ande. La sua notorietà è iniziata nel 1911 grazie allo storico americano Hiram Bingham: è principalmente da allora che i turisti hanno iniziato ad affluire numerosi per visitare le antiche rovine. C’è voluto però circa un secolo a partire da quel periodo per renderlo accessibile a persone con disabilità.

Il costo di un singolo tour con “Wheel the World” si aggira intorno a 1.500 dollari (esclusi voli e alloggi) e dura quattro giorni: secondo la CNN il prezzo è paragonabile a quello dei tour per le persone che non hanno una disabilità. Le escursioni vengono fatte grazie ad alcune sedie in acciaio e alluminio appositamente progettate, che si trovano direttamente in Perù in modo da non far spedire la propria carrozzina ai viaggiatori stessi: queste sedie speciali chiamate Joelette hanno una sola ruota e due lunghi bastoni che vengono sorretti da chi spinge o traina.

Chissà, magari grazie a questo importante traguardo le persone si sveglieranno un po’ di più e capiranno non solo quanto sia importante abbattere le barriere architettoniche, ma soprattutto quanto lo sia abbatterle anche laddove pare superfluo o secondario: d’altronde, quello al viaggiare e alla libera circolazione non è un diritto meno importante degli altri, anzi! Riguarda una delle basi dell’autodeterminazione dei cittadini, il poter essere liberi di scegliere di andare dove si vuole, alla scoperta del mondo.

Insomma, se sono riuscite due sole persone a rendere esplorabile un monte alto 2.430 metri, con una di queste che vive seduta in carrozzina, non vedo perché non dovremmo farcela “noi”: d’altronde i tre gradini del mio salumiere di fiducia sono alti 2.425 metri in meno… Basterebbe un po’ di cemento e un pizzico di buona volontà.

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