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Blockbuster, Netflix ed una piccola bottega all’angolo della strada (una storia vera)

Blockbuster, Netflix ed una piccola bottega all’angolo della strada (una storia vera)

Negli anni 2000 Blockbuster aveva migliaia di punti vendita, milioni di clienti, dominava il mercato del noleggio di film e videogiochi. Sembrava qualcosa di nuovo ma aveva in se qualcosa di molto vecchio, solo un piccolo miglioramento rispetto alle vecchie versioni di videoteche.

Ad essere cattivi possiamo dire che anche il suo vero business (le penali sui ritardi) avevano un qualcosa di già visto! Altra cosa che presentava una continuità sorprendente con il passato era la necessità di ampi spazi fisici e la gestione di prodotti fisici con quello che ne derivava in termini di spazi, di personale, spese per la gestione, l’approvvigionamento e l’assortimento.

Ma ciò che decretò la fine di Blockbuster fu molto più “imprevedibile”. Non aveva fatto i conti con la Internet e con un concorrente che avrebbe cambiato completamente i giochi, non si sarebbe certo limitato ad una piccola variante: Netflix.

La cosa buffa della storia è che nel 2000 Reed Hastings fondatore di Netflix era piombato nell’ufficio di John Antioco proponendo una partnership più che vantaggiosa. Netflix avrebbe lanciato il marchio Blockbuster on line in cambio di una presenza fisica nei suoi negozi.

Blockbuster e Netflix: il manifesto della nostra società

Solitamente questa storia si racconta per mettere in guardia imprese e persone. Una sorta di favola moderna per tentare di illustrare i rischi del cambiamento e del non accettare il cambiamento.

Tuttavia credo possa avere anche un altro significato, essere il vero manifesto della nostra società e di questo tempo che continuiamo a chiamare crisi.

Il significato sta nel fatto che un colosso ha perso, un piccolo imprenditore ha vinto (sforziamoci di considerare l’allora Netflix in questo modo).

Significa che privilegi, status quo ed altre cose che per lungo tempo hanno permesso a pochi di fare e sfare non esistono più. Significa, con le dovute proporzioni, che sei fai siti web o scarpe o qualsiasi altra cosa, hai tutte le potenzialità per lanciarti sul mercato e sfidare colossi che parevano inarrivabili.

L’unico problema è dato dal fatto che stiamo parlando di potenzialità e non di diritto. Ma potenziale è già una gran cosa…

Il negozietto all’angolo della strada

Un altro problema è che questa è una buona notizia ma non per tutti. Non se sei Blockbuster, non se sei il tizio che ha goduto di un mercato chiuso, dalla mancanza di concorrenza, o dalla mancanza di informazioni che lo rendevano tale. Non se sei quel negozietto all’angolo della strada…

Per anni ho vissuto a ridosso di un simpatico negozietto che vendeva ogni genere di prodotto. Potevi comprarci il latte, cioccolato, batterie per il game boy, gli addobbi di natale, le maschere per carnevale, preservativi, tutto. Essendo proprio attaccato al complesso residenziale nel quale vivevo, io ed il mio gruppo di amici ci facevamo affidamento senza farci troppe domande. Ci bastava trovare ciò che volevamo o ci somigliava abbastanza e la simpatia del Signor Pino che alla cassa ci prendeva in giro arrotondando all’inverosimile ogni conto. Pagavamo 1000 lire…lui diceva 100000, noi ridevamo e compravamo.

Il primo cambiamento fu quando i più grandi di noi ebbero un motorino. Da allora se potevamo risparmiare qualche soldo lo facevamo e senza sentirci in colpa per il Signor Pino e la sua gentile consorte – che neanche farlo a posta si chiamava Pina. Il colpo di grazia alla coppia imprenditoriale lo diede infine un Despar a pochi isolati. Fu allora che non solo io ed i miei amici ma quasi tutte le persone interessate a risparmiare e comprare bene evitarono la bottega che arrotondava i conti per rendersi simpatica. Al suo posto dopo alcuni mesi spuntò fuori un centro scommesse. Uno di quelli con su scritto “fax, fotocopie, servizi internet” ma dove in realtà tutti sapevano potevi giocare e vincere soldi. Diventammo assidui frequentatori e clienti, penso fossero i tempi dei Mondiali in Francia del ’98. Dopo alcuni mesi però chiuse pressato da gruppi come Snai che offrivano quotazioni maggiori ed infine dai bookmaker on line che ti permettevano di giocare da casa ed in modo decisamente più divertente.

Buone e cattive notizie

Questa breve storia potrebbe continuare all’infinito ed arrivare sino ai nostri giorni. Ai giorni in cui le librerie se la prendono con Amazon, le salumerie e le enoteche con i grandi magazzini, i commercialisti con le società on line, coloro che realizzano siti web con quei tizi indiani che li fanno a quattro soldi e con le società come 1and1 che permettono di farli in modo autonomo e con pochi euro.

La storia sarà anche cinica ma è comprensibile: le informazioni ci hanno reso liberi di risparmiare, di comprare ciò che davvero vogliamo e non solo ciò che è a portata di mano, di spendere i nostri soldi nel modo più gratificante possibile. Ha permesso di fare una pernacchia al commerciante che ti vuole rifilare un giochino al triplo del prezzo di mercato o di non andare a dormire in quell’albergo dove la mattina devi farti la doccia con un filo di acqua e fredda.

Metti tutto insieme, mettici le informazioni che viaggiano veloci, in tempo reale, mettici l’ecosistema di tecnologia che rende un’idea rivoluzionaria ed il gioco è fatto. Il risultato è un mercato più efficiente e questa è un’innovazione. Ma chiaramente ogni innovazione porta buone e cattive notizie.

Perché dunque questa crisi? Perché semplicemente siamo di fronte ad un mercato nel quale se c’è qualcosa di meglio si sa, e si va. L’altro aspetto rivoluzionario è che se c’è qualcosa di meglio non solo si sa e si va ma si sa e si va tutti. Siamo in un mercato che lascia davvero poco spazio a chi arriva dopo ed a fatica. Un mercato del tipo “il primo vince tutto”. Benvenuti nell’Ipermeritocrazia, come dice Cowen.

Benvenuti nella  crisi più spettacolare di sempre. Un luogo ed un tempo magnifico, pieno di buone notizie.

“Ma anche le nuove trappole per topi hanno buone e cattive notizie. Brutte per coloro che fabbricavano quelle vecchie. E naturalmente per i topi”.

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