
Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia,…
“Spesso è quando vai piano che ti rendi conto di quante cose stupide fai quando vai veloce”
Svegliarsi presto la Domenica mattina è un’esperienza. Se fai in tempo a vedere il giorno che nasce vedrai un sacco di cose sotto una luce diversa. Allo stesso minuto di un altro giorno è diverso. La domenica invece ha il passo di chi va piano e scanzonato. Le macchine sono di meno ed in genere camminano piano, e quando invece vanno forte hanno l’aria di chi ha fretta di arrivare da qualche parte anziché la frustrazione del ritardo di altri giorni.
Se ti fermi un attimo puoi vederti anche da più vicino, da fuori.
Anche per un solo momento sei fermo. Non corri. Non più. Non tanto come gli altri giorni. In genere. Ma in genere è così.
Di domenica la ruota del criceto ha un significato più tangibile e grottesco.
Anche per un solo momento ne sei fuori ma è un solo momento tanto da farti vedere una parte di te che è ancora lì, che corre, che gira. Che corre e non si sa per cosa.
Sarebbe bello avere solo tante Domeniche. Tanti momenti di questo tipo: calmi, sereni, e goduriosi.
O sarebbe bello averne di tutti i tipi, anche con i nomi che usiamo, persino i lunedì, e goderli alla stessa maniera.
Che poi a pensarci ti vengono in mente domande strane.
Perché gli altri giorni non sono così buoni? Perché corro? Per dove corre? Dove vado? In nome di cosa?
In nome di quale demone
In una serie che guardo per adesso la sera c’è un tizio rancoroso che ce l’ha con tutti, forse con il mondo o peggio con se stesso. Ogni volta attacca briga e dichiara guerra a qualcuno in nome di qualcosa che non si capisce bene ma lui ha la capacità di farti sembrare importante.
Poi, in una delle scene finali, un altro gli chiede perché sta combattendo l’ennesima, quella più pericolosa di ogni altra.
Gli dice di aver sempre compreso i motivi, anche quelli cattivi, in precedenza ma che stavolta gli sfugge.
E gli dice, più o meno testuali parole, “In nome di quale demone stai combattendo questa battaglia?”
Queste parole mi tornano in mente prepotenti e chiarificatrici, oggi che è Domenica e si va piano.
Perché? Per dove? Per chi? In nome di cosa? In nome di quale demone?
A pensarci bene sappiamo tutti il nome del nostro demone. Pochi hanno chiaro uno scopo che li motiva e li riscalda lungo il viaggio, quasi tutti conoscono il demone che li spinge da una parte all’altra, sulla ruota.
Penso che il principale demone sia “GliAltri”.
Ed è colpa di ciò che siamo stati addestrati a chiamare coerenza.
Piegare ogni giorno alle aspettative, al giudizio, alle convenzioni. Degli altri.
Anche di chi non ci piace. Anche di chi non ci vuole bene. Anche di chi non fa davvero parte della nostra vita. Anche di chi non è importante.
Capita persino che GliAltri non esiste. Lo abbiamo creato noi o l’ha creato qualcun altro e ce lo ha trasmesso in eredità.
Però corriamo e sacrifichiamo in suo onore.
Si corre, ci si sfianca e ferisce, si sta male. Per cosa? Per chi? In nome di chi?
Andare piano e felici
O veloci e felici. O stare fermi e felici. O fare ciò che ci fa stare felici.
Non c’è la ricetta segreta, non c’è la strada sicura, non ci sono indicazioni affidabili e le mie sono diverse dalle tue come quelle di ogni altro.
Però un qualcosa potrebbe aiutare: smetterla di onorare il demone che ci sta rovinando.
“Mi piace pensare che devo tenere in scarsa considerazione il parere di gente che non verrebbe mai al mio funerale.” – come scrisse tempo fa Sebastiano Zanolli
Si, forse sarebbe risolutivo vedere chi va al tuo funerale, chi piange commosso, a chi manchi davvero. E poi tornare a vivere.
Oppure, in assenza di prove di questo genere, basterebbe guardarsi intorno. Qui ed ora.
Nel silenzio di una domenica mattina, quando per un attimo si va ancora piano.
Cosa ne pensi?

Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia, Quattro (Schnauzer) e Pixel in crisi (libro) Aiuto le persone a trovare-raccontare-vivere il proprio scopo. Qualcuno parlerebbe di Personal Branding ma preferisco dire “Posizionamento personale”. (Perché non riguarda affatto solo il tuo lavoro e perché l’obiettivo è vivere pienamente e non essere scelti da uno scaffale.)