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È inevitabile ma ci arriverai da solo

È inevitabile ma ci arriverai da solo

Che peccato che gli esseri umani non possano scambiarsi i problemi. Tutti sembrano sapere esattamente come risolvere quelli degli altri.

Lo ha detto Olin Miller ed è vero, nel bene e nel male, si perché c’è anche del buono in questa storia.

Ne parlavo l’altro giorno con un amico, è il genere di discorso che si ama fare per sentirsi meno soli, meno stupidi e più capaci. Quel giorno era molto seccato per via di suo figlio, anche quella volta non aveva nessun intenzione di ascoltare, nessuna voglia di seguire la strada indicata.

La strada era buona? Si, la strada indicata era assolutamente buona, non vi erano controindicazioni e le alternative parevano aver un destino scritto e tragico.
In questi casi confrontarsi e sapere di aver dato un buon consiglio ha un potere rassicurante. Ma non cambia la situazione: tuo figlio, o la persona alla quale hai consigliato qualcosa non ti ascolterà. Una storia vecchia e che si ripete senza eccezioni.

Non riguarda solo i Padri o solo i Figli

Il nucleo familiare è il territorio privilegiato per questo genere di storie. Vuoi per l’affetto che c’è in gioco, per i contrasti naturali, per la differenza di età. Ma non è l’unico campo di battaglia.
La scena si ripete in quasi ogni occasione, a proposito di lavoro, di passioni e di passione, intendo dire i rapporti amorosi.
C’è sempre qualcuno che sembra sappia risolvere i problemi degli altri, come diceva Miller. Ed è vero.

È vero perché le maggior parte dei problemi sono conosciuti. Li incontri, ci sbatti la testa, capisci cosa ti fa male e come puoi superarli. Ci vuole tempo, a volte un sacco di anni, altre volte una vita.
Poi è chiaro che sai qual è la strada. Però lo sai tu e non chi quel problema lo vede per la prima volta. In compenso lui conoscerà la strada per un problema diverso.

Ancora ragione a Miller: se potessimo scambiarceli sti cazzo di problemi!

Sembra Inevitabile

Ci ho pensato parecchio ma non trovo una soluzione, penso sia qualcosa di inevitabile. Ognuno deve seguire il proprio percorso e sino a quando non è abbastanza avanti nel viaggio non vedrà nemmeno la strada che cerchi di indicare; non si tratta di cattiveria.

E lo stesso succede con le opportunità. A volte guardi qualcuno e pensi ci sia una strada che possa portare al successo o qualcosa di buono. La strada è lì, ti pare anche abbastanza sicuro, persino in discesa. La indichi. Lui non sente, non vede.
Ti incazzi, lui pure.
Poi magari torna e ti chiede consiglio. E tu di nuovo con il ditino che indica la luna. Lui però guarda il dito e non vede niente se non una cosa simile alle impronte digitali.
Ti incazzi ancora di più, lui pure, forse anche più di te.

Il momento Inevitabile

Nel libro “Inevitabile”, Kevin Kelly racconta un aneddoto che mi ha fatto molto pensare e può spiegare bene il nostro discorso.

“Quando avevo tredici anni mio padre mi portò a vedere una fiera di computer ad Atlantic City, nel New Jersey. Era il 1965, ed era elettrizzato da queste macchine grosse quanto una stanza, costruite dalle aziende più all’avanguardia d’America, come per esempio IBM. Dal canto mio, ero piuttosto indifferente, da buon adolescente. I computer che riempivano l’immensa sala d’esposizione erano tutti noiosi… (…)
Nel 1981 sono riuscito a mettere le mani su un computer Apple II in un laboratorio di scienze all’Università della Georgia, dove lavoravo. Malgrado avesse un piccolo schermo nero e verde che mostrava del testo, non fui colpito nemmeno da questo. Poteva battere meglio di una macchina per scrivere, era un mostro a rappresentare dati numerici mediante grafici e a tenere traccia dei dati stessi, ma non era un vero computer, non stava rivoluzionando la mia vita.
La mia opinione cambiò totalmente qualche mese dopo, quando collegai lo stesso Apple II alla linea telefonica attraverso un modem. All’improvviso era tutto diverso: c’era un universo che emergeva dall’altro capo del doppino telefonico, ed era enorme, quasi infinito.”

Rileggendo è facile ritrovarsi in questa evoluzione e possiamo farlo sostituendo ai computer qualsiasi cosa o persino qualsiasi persona.
Sino a quando non comprendiamo l’opportunità, come cioè qualcosa impatta sulla nostra vita, nel bene o nel male, sarà sempre qualcosa di noioso, di poco conto, di indifferente.
Arrivare ad amare qualcosa, sacrificarsi per qualcosa, rinunciare a qualcos’altro avviene solo quando qualcosa di potenziale diventa potente.

Puoi dire a tuo figlio che quello è potente ma non ti crederà.
Così come quando dico che questo è un momento grandioso e vengo preso per pezzo.
È inevitabile.

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