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Metti che una possibilità ce l’hai…

Metti che una possibilità ce l’hai…

La storia è piena zeppa di risorse un tempo rare, rese poi abbondanti dall’innovazione. Il motivo è piuttosto chiaro: la scarsità è spesso figlia del contesto. Immaginate un albero di arance carico di frutti. Se io colgo tutte le arance dai rami più bassi mi trovo effettivamente a corto di frutti accessibili. Dal mio limitato punto di vista, le arance ora scarseggiano. Ma una volta che qualcuno inventa un tipo di tecnologia chiamato “scala”, d’un tratto posso raggiungere altri frutti”. (Steven Kotler)

Cerchiamo di rendere concreto questo concetto. Le arance in basso, quelle più facili da prendere le hanno raccolte già tutte. Chi è stato? I tuoi genitori e soprattutto coloro che per motivi vari (classe, fortuna, destino…chiamalo come ti pare) si sono trovati lì ed in quel momento. Di arance, di cose buone, ce ne sono ancora. Un tuo antenato nella tua stessa situazione non avrebbe potuto fare molto, tu sì.

La scala è stata inventata, è lì accanto a te che ti stai lamentando. La scala è la tecnologia ma anche quella rivoluzione che permette di avere informazioni, fare, pensare, proporre come mai è stato fatto. La scala è anche una mutata concezione per la quale non devi chiedere il permesso a nessuno, conta poco essere in una metropoli o in un paesino sperduto, e per la prima volta nella storia hai davvero il diritto di sognare qualcosa di grande senza passare per stupido o scansafatiche. La scala è lì ma questo non è affatto garanzia di successo. Una cosa che non è cambiata rispetto al passato è proprio questa: fare è ancora ciò che fa la differenza.

Vedere e prendere “la scala”

Il problema è che quella scala devi vederla e devi andarla a prendere. Probabilmente pesa tanto da farti piegare in due, forse cadrai due o tre volte durante il tragitto. E quando anche l’avrai presa e ci sarai salito inizierai ad avere le vertigini, inizierai a chiederti se non sia pericoloso salire in alto, o ti pungerai con le spine degli alberi o con quelle schegge delle quali la tua scala è piena. Probabile molto probabile ma questo viene dopo. Prima c’è il fatto che tu quella scala debba vederla e debba prenderla. Quanto al vederla devi vederla. Altrimenti dove vuoi andare?

Questo può sembrare un paradosso ma è di fondamentale importanza, è esattamente il messaggio che vorrei passasse da questo libro. Non sono uno di quelli che crede nella mente quantica, nel “se vuoi puoi”, non mi aspetto che si inizi a saltellare al ritmo di “meraviglioso…”. Però in una cosa credo ciecamente: se non vuoi non puoi. Se pensi che fa schifo fa schifo. Se non credi che una scala ci sia non potrai vederla.

Quanto al prendere la scala è altrettanto semplice. Mi vengono in mente le parole di Yoda: “fare o non fare, non c’è provare”. Oppure una metafora azzeccata è un simpatico siparietto inscenato tempo fa da Tony Robbins. Parlando con una donna che diceva di provare a far funzionare il suo matrimonio, chiese di provare a prendere una sedia. La donna ubbidì andò verso la sedia e la portò vicina a Tony.

Tony disse “No, questo è prendere la sedia.” Allora la donna andò verso la sedia e confusa rimase lì senza sapere cosa fare. Imbambolata davanti alla sedia senza fare nulla.
Probabilmente stava provando ma per un osservatore, anche uno disattento, era chiaro che non stesse facendo nulla.

Ecco tutto: fare o non fare, non c’è provare. Parlando di questo splendido momento della storia la situazione è la stessa. Non puoi provare a cambiare le cose, a cogliere le opportunità non facendo nulla. La scala per arrivare in alto c’è ma è solo un fatto potenziale. E’ una cosa bella che tu ne abbia una, ma non hai ancora concluso niente. Ci sono ancora le bollette da pagare e tutto lo schifo che non va via anche se il Verme della Guinea non fa più paura.

Metti che c’è una possibilità…

Le opportunità delle quali parlo, questo momento spettacolare, è una chiave dorata che può aprire un sacco di porte. Tu non sapevi che ci fosse una chiave così potente e probabilmente non pensavi che la potessero dare a te. Ed invece l’hanno fatto. Solo che il tizio che ti ha offerto questa chiave è un tizio strano, per certi versi cinico. Ti ha detto di questa splendida invenzione, ha iniziato ad agitare questa chiave sotto il tuo naso e poi l’ha gettata nel fango.

Il fango come puoi immaginare sono tutte le difficoltà che ti separano dalle opportunità e dai sogni. Ed il fango è una materia unica, non ci sono contorni definiti, non ci sono quei quadrati spigolosi che ti dicono dove inizia e dove finisce, non ci sono i pixel rassicuranti di quando le cose erano più chiare. Il fango è fango. E fa schifo.

La grande domanda però è un’altra: ne vale la pena? Perché se ne vale la pena te ne fotti e ti immergi dentro. Ci starai un po’, forse avrai meno fortuna del tizio che entra e la trova al primo tentativo, ma non importa. Il fatto che sai che c’è una chiave e sai che è lì è abbastanza. La crisi nella quale viviamo è questo: sapere che c’è una chiave, sapere che è complicato. Ma complicato non è peggiore. Così come migliore non significa facile.

tratto da Pixel in Crisi – puoi leggere un estratto gratuito da qui

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