
Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia,…
“Questo forse è meglio non dirlo”
Ho chiesto “Perché?” ma non ho avuto una risposta.
Lei ha stretto le spalle, sistemato i capelli, fatto un cenno con la testa, farfugliato qualcosa che non ho capito e ripetuto ancora “forse è meglio non dirlo”
Mi capita quasi sempre raccontando la storia di tanti professionisti. Le persone tendono ad escludere dalla propria vita, dalla propria storia, tutto ciò che non appare “normale”. A volte tagliano parti che a me sembrano eccezionali e probabilmente farebbero lo stesso effetto con la gente là fuori.
Ma loro tagliano, cuciono come se ci fossero delle istruzioni da seguire e tendono a farne un modello di normalità.
Le storie, anche quelle vere, possono essere raccontate in mille modi, invertire gli eventi, dare peso a qualcosa in particolare, omettere e nascondere, fanno sì che venga fuori qualcosa di completamente diverso. Non bugie, solo meno autentiche e meno “vere”.
Una persona con la quale ho lavorato aveva una grande storia; “aveva” a raccontarla per come era veramente andata.
Invece ha tagliato via tutto ciò che c’era di speciale. Ha passato un colpo di spugna su una brutta malattia (vinta), su un matrimonio problematico, su una passione troppo maschile, che poi si trattava semplicemente di inseguire un pallone, niente di immorale.
Un dirigente di alto livello ha una passione sfrenata per la cucina ma preferisce non dirlo.
Un altro tizio, nel settore delle pr, ha una tremenda paura di parlare in pubblico e riesce ugualmente a fare il suo lavoro facendo yoga da oltre 10 anni. Ma anche lui preferisce apparire sicuro e normale.
Cercare di essere normali è ciò che ci hanno insegnato
Due anni fa sono stato richiamato a scuola perché c’era qualcosa di sospetto, di poco normale.
Mio figlio di 5 anni aveva disegnato un intero album usando solo il nero anche se nell’astuccio aveva altri venti colori.
Ho chiesto “Perché hai fatto tutto nero?”
Mi ha detto che era il suo colore preferito – oggi invece è il verde e se può lo mette ovunque.
La maestra ha inghiottito la sua spiegazione e la mia tranquillità, ha finto di essere soddisfatta. “Ok, solo per essere attenta…”
Mi sono sentito trasportato indietro nel tempo.
Quando avevo circa 6 anni una psicologa o qualcosa di simile venne in classe e ci fece disegnare un albero. La traccia era semplice ed aperta: disegnate un albero.
Io però conoscevo quell’esercizio. Il giorno prima avevo sentito la dottoressa discutere con una collega.
“Vedi quest’albero? Non ha un terreno, una linea…è completamente in area. Segno che il bambino è ancora poco maturo…” (Non ricordo benissimo la tesi.)
“La maturità si vede invece quando iniziano a metterci qualche linea come base, un accenno di radici.”
Quando la maestra ci diede il “sotto al lavoro”, io sapevo cosa fare.
Il risultato fu un’opera di architettura vegetale: disegnai un albero alla buona ma ci misi anche un bel terreno ed un effetto trasparenza che faceva vedere la profondità delle radici; credo di essere sceso così tanto d averne disegnata qualcuna persino sul banco.
Pensavo di fare un figurone ma fui additato (non direttamente si intende) di essere “triste”. Il mio albero non aveva foglie e si notava una strana attenzione per il sotto…
Forse è lì che ho iniziato a cercare di essere normale.
Ho voluto un orecchino all’età di 14 anni, a 17 ne avevo 3. Non per essere strano ma perché fossi normale.
Più tardi ho iniziato ad usare delle scarpe che mi facevano sentire imbecille ma si intonavano a quelle degli altri. E quando ho iniziato a lavorare nel web mi sono sentito in dovere di riparare a tutte le stranezze fatte negli anni.
Non avevo finito la laurea, così ho messo su LinkedIn e sul sito gli esami fatti per non dare l’idea di essere troppo diverso.
Ho nascosto esperienza di vendita, il porta a porta, altre cose strane, per non sembrare uno che cambia di continuo e dall’oggi al domani.
Ho messo come città di residenza Roma (in quel periodo ci capitavo qualche volta al mese) per non apparire troppo “isolano”. Ed altre mille cose: come comunicare in modo persuasivo, usare sempre termini inglesi, cool, comprare immagini stock, non farmi vedere troppo o con gli occhiali da sole…dire solo ciò che molti credevano giusto e normale.
La verità? è stato un inferno, e non è stato neanche redditizio.
Non c’è niente di bello nell’ essere Normale (o la normalità è essere diversi)
Ho avuto un piccolo terremoto personale quando ho realizzato di odiare il mio lavoro, la ricerca della normalità, ed essere anche mediamente povero.
Come si dice? Per soldi o per gloria. Ecco, mi mancavano entrambi.
Ho iniziato a parlare di tutto ciò che mi girava per la testa, parlare a modo mio, usare la virgola quando mi veniva, metterci la faccia senza trucco e se capita anche con gli occhiali.
Ho cambiato completamente approccio: più che smussare gli angoli li ho evidenziati.
In fondo è questo il segreto per fare un ottimo lavoro, per trovare clienti, per vivere felici: farsi accettare e scegliere per come si è.
Oggi ci sono migliaia di persone che sanno molto di me.
L’altro giorno ero a Padova per la riunione di SenzaFiltro, a pranzo raccontavo il mio interminabile viaggio in treno. Uno dei commensali ha chiesto “Ma perché in treno?”
Ha risposto un altro: “No, lui non prende l’aereo”.
Si sono quello che ha paura dell’aereo.
E quando faccio una telefonata, o su skype, quando parlo con qualcuno incontrato sui social (e mediamente sono almeno 5 al giorno) la prima cosa che mi chiedono è come stanno i miei figli.
O come va con il cucciolo – ah si ho preso un piccolo schnauzer da pochi giorni.
Sono normale, strano, normale. Come tutti.
La mia storia non è straordinaria, non più di altre. Però a furia di raccontarla, raccontarla bene, espormi ed evidenziare gli angoli (più che smussarli) finisce che a qualcuno interessi davvero.
Fine del baraccone su come farsi seguire nel web: parla semplice, abbi coraggio, non cercare di essere normale, non smussare gli angoli, evidenziali. Sii te stesso!
Ha ragione Maya Angelou:
“If you are always trying to be normal, you will never know how amazing you can be!”
ovvero “Se cerchi sempre di essere normale, non saprai mai quanto stupendo tu possa essere”.
Cosa ne pensi?

Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia, Quattro (Schnauzer) e Pixel in crisi (libro) Aiuto le persone a trovare-raccontare-vivere il proprio scopo. Qualcuno parlerebbe di Personal Branding ma preferisco dire “Posizionamento personale”. (Perché non riguarda affatto solo il tuo lavoro e perché l’obiettivo è vivere pienamente e non essere scelti da uno scaffale.)