
Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia,…
Abbiamo un concetto molto strano con il “dovere”. Ciò che dobbiamo, imposto da consuetudini, leggi, imposizioni e suggestioni, lo dobbiamo fare dunque lo facciamo. Ciò che potremmo invece anche chiamare “giusto”, ciò che ci farebbe stare bene, che ci fa stare bene…dovremmo. Al condizionale ovvero libero di essere trascurato e disatteso.
Due capi
Quando sei padrone del tuo tempo succede spesso una cosa strana: pensi di poter decidere ma lo fai raramente. Anche se non hai un capo è come se ne avessi sempre due e di due tipi.
Il primo è il cliente di turno. O la tua società e dunque collaboratori, soci, le persone con le quali lavori. Il lavoro insomma. Questo capo è tiranno. O capita che tu lo immagini così anche se non dice nulla. Tutto ciò che si aspetta, o che pensi che si aspetta, devi. E lo fai.
Il secondo capo è un tipo accondiscendente, troppo. Sei tu, la tua famiglia, i tuoi amici. Ti fa richieste quotidianamente, o non le fa ma le leggi ugualmente e le comprendi. Vorresti però. Non devi. Dunque passano sempre in secondo piano.
• Andare a correre per stare meglio con il proprio corpo • Passare la domenica davvero in famiglia • Fare un’alimentazione sana • Giocare con i propri figli • Leggersi un bel libro • Dedicarsi del tempo • Andare al cinema • Altre cose che vorremmo…
Tutte cose che ci vengono chieste quasi quotidianamente. O che ci chiediamo. O che pensiamo sarebbe giusto fare. O sappiamo sia giusto fare. E tutte cose che vorremmo. Lo vorremmo con tutto il cuore. Ma volere, non dovere, dunque non facciamo quasi mai. Non con precisione e puntualità.
Se ci fermiamo a riflettere siamo come quei bambini che non puoi lasciare che si organizzino perché altrimenti passeranno tutto il tempo a giocare e i compiti non li faranno mai. Perché non devono. Solo che in questo caso in gioco c’è molto di più.
Perché la Passione è così importante nel lavoro?
Prendiamo una piccola pausa da ciò del quale stavamo parlando ma in fondo è lo stesso discorso. Perché si parla tanto della potenza della passione nel proprio lavoro? Perché la passione forse è un altro tipo ancora di capo. Uno di quelli che amiamo ma anche uno di quelli del primo tipo. O meglio è un ibrido speciale.
È CIÒ CHE VUOI A TAL PUNTO DA TROVARE IL TEMPO E LA FORZA.
È CIÒ CHE VUOI A TAL PUNTO DA NON DIRTI E DARTI SCUSE.
È CIÒ CHE VUOI A TAL PUNTO DA DOVERE.
Torniamo a noi e le nostre cose
Da quando lavoro nel web, intorno la comunicazione, mi sono fermato poche, pochissime volte. Sono sempre andato avanti. Contro pronostici, stanchezza e difficoltà. Ho scritto milioni di parole. Anche il sabato, la domenica. Quest’anno ho pubblicato sul mio blog per quasi 120 giorni, tutti i giorni. Anche a Natale. E la Domenica è per me quasi un rito farlo. Devo? Niente affatto. Voglio. Chi vuole, non chi deve, fa. Ecco tutto.
Ma se ci si ferma a riflettere c’è un lato oscuro della storia. Se anche tu hai una passione di questo genere, se nel tuo lavoro hai non solo un “devo” ma anche un “voglio”, potresti essere in difetto con il capo buono. Ci sono altre cose che sicuramente dici di volere ma non fai. La lista di prima. Te stesso oltre il lavoro, la tua famiglia, gli amici, ecc.
I capi contro
Ieri era una mattina come un’altra. Alle 6:00 ero fuori con il mio cane, alle 6:20 ero al pc per scrivere ancora qualcosa. Alle 10:00 avevo già sentito collaboratori e qualche cliente per controllare fosse tutto in ordine. Alle 12:00 ero già stanco. E mi è venuto in mente che mio figlio è un mese buono che mi chiede di andare al parco a giocare a pallone insieme. E pensavo: oh come vorrei…
Ma in realtà, pensandoci bene, non volevo. Il punto, se mi segui, è che sapevo che accontentarlo, specie in un’attività del genere, era una buona cosa. Che avrei dovuto. Che sarebbe stato bello e giusto per entrambi. Ma è uno di quei pensieri dove usi il condizionale. Dove non dici mai DEVI. O se lo dici sai che ha la stessa flessibilità di una giornata di sole a Londra. Può cambiare.
Devi sino a impegno nuovo e contrario. Devi sino a quando l’altro capo, quello rigido, non ti chiede qualcosa o ti inventi che ti chieda qualcosa.
Ci ho pensato tanto da essermi sentito male. Poi sono uscito ho comprato un pallone, quelli di cuoio, quelli che da piccolo compravo una volta a settimana.
Quando mio figlio è tornato da scuola gli ho detto che saremmo andati a giocare.Finalmente.
“A che ora?” “Alle 18:00”
Alle 17:59 però mi è arrivata una telefonata. Lavoro. Il capo, l’alto capo, quello burbero e intransigente. Quello al quale non puoi dire di no e non dici mai di no.
Ed in quel momento si è verificato ciò che si verifica sempre. Vorrei ma…qualcosa.
Alle 18:02 ero a colloquio coi miei capi. Quello che se dici no ti vuole bene uguale, ti pagherà ancora. L’altro intransigente e che non accetta mai un no, o almeno tu pensi sia così.
Chi scontento? Chi accontento? Cosa devo? Cosa voglio?
Prima il dovere poi il piacere suggeriva di tornare al pc e sbrigare i miei affari. Ma è ciò che non DEVI che vuoi e che a volte è più importante. Ok la faccio breve…ha vinto lui. 10 a 7.…
Se non devi vuoi. E checché se ne dica, non è ciò che fai ma ciò che fai non DOVENDO fare che ti contraddistingue.
Cosa ne pensi?

Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia, Quattro (Schnauzer) e Pixel in crisi (libro) Aiuto le persone a trovare-raccontare-vivere il proprio scopo. Qualcuno parlerebbe di Personal Branding ma preferisco dire “Posizionamento personale”. (Perché non riguarda affatto solo il tuo lavoro e perché l’obiettivo è vivere pienamente e non essere scelti da uno scaffale.)