
Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia,…
Indossare una maschera bizzarra può essere una cosa ardita ma non è ambizioso. Mostrarsi invece lo sarebbe. Ma ci vorrebbe ambizione. E l’ambizione? L’ambizione oggi è questione complicata.
(quasi) Fermi ai tempi di Aristotele
Più che di sana o cattiva ambizione come ne parlava Aristotele, ci troviamo continuamente a ragionare se e quanta dobbiamo averne. O se invece convenga abbassare le ali, volare bassi e rassegnati.
Il primo punto è che l’ambizione riguarda noi ma soprattutto gli altri, il rapporto con gli altri. Ci portiamo dietro il significato etimologico, quell’andare casa per casa in cerca di voti e di consenso.
Più che fare bene, ‘ognuno si impegna al massimo per fare sì che gli altri amino ciò che egli ama e odino ciò che egli odia’ come diceva Spinoza nel 1677 . Con alcune complicazioni. Con la grande complicazione del digitale e del mondo social.
- Gli altri sono lontani e dappertutto.
- Gli altri, quelli che pare gareggino con noi, sembra abbiano raccolto già un sacco di consenso. Ed amano mostrarlo.
- Ed il consenso, I voti raccolti, sono indicati con la penna rossa sotto forma di like, condivisioni, follower ed altre mille classifiche.
C’è chi continua ad andare avanti, chi si sforza di non vedere, chi ha quell’ambizione innata per vincere, chi per vincere non ha problemi a pestare gli altri…ma purtroppo molti si guardano intorno scoraggiati ed aspettano solo il permesso. Il permesso di rassegnarsi.
Come disse Gian Vittorio Caprara*: “In Italia corriamo il rischio opposto, che si affermi tra le nuove generazioni una cultura della rassegnazione rafforzata da una complicità familiare e sociale”
*ordinario di Psicologia della Personalità dell’Università di Roma La Sapienza
Complicità familiare e sociale, ovvero giustificazioni. Siamo al paradosso, la nostra è l’epoca dei paradossi.
Da una parte pare possibile fare e provare tutto, dall’altra sembra quasi tutto impossibile. Provare per cercare di essere felici. Fallire e scoprirsi deboli. Rassegnarsi ed essere infelici ma non così tanto da sentirsi deboli e “normali”.
Ed ancora:
Da una parte quelli che ci rincoglioniscono al grido di se vuoi puoi, è facile, off course my friend… E dall’altra quelli che ci dicono Non provarci. Puoi cadere. Non è colpa tua.
Non so cosa sia peggio, vorrei astenermi ma se proprio devo scegliere…direi il secondo caso. Quelli che pur non volendoci male non ci vogliono bene.
L’ambizione di essere ambiziosi
Un’altra cosa pericolosa, o strana, di questi tempi è che più che cercare di spiccare, c’è una diffusa ambizione di appartenere a qualcosa. Di essere parte. Di uniformarsi.
Oppure, questo mi fa davvero paura, la rassegnazione di non poter eccellere porta ad ammettere talmente il fallimento e l’incapacità, da posizionarsi in basso, per demerito più che merito. Mesi fa avevo buttato giù questo disegnino, e parlo anche oggi di questo.
La mancanza di ambizione di quelli che sembrano ambiziosi
La strada più pericolosa però è fingersi ambiziosi o pensare che certi lo siano davvero.
Quando Taffo, poco tempo fa, si prese la scena cavalcando l’ignobile frase di Adib, peccò di questo prim’ancora che di mancanza di sensibilità. Paolo Iabichino, uno che di parole se ne intende, lo disse chiaro e tondo “ciò che preoccupa è la mancanza di ambizione di certe campagne.”
La mancanza di ambizione è la colpa per la quale si comunica in questo modo, ci si promuove e ci si vende in questo modo.
Probabilmente riguarda anche la storia di Banca Intesa e di tanti che per parlare sui social preferiscono il linguaggio da cazzoni folli appena usciti dai carboni ardenti, anziché quello delle persone normali, coraggiose e con difetti.
In fondo. i veri bulli sono loro.
Quelli che sembrano ambiziosi non sono altro che bulli e bulletti. Che fanno cose audaci, o dicono le parolacce, o rischiano la morte per dimostrare che non hanno paura ed invece ne hanno tanta. Tanta da nascondere se stessi per arrivare.
L’ambizione più grande? Non avere ambizioni
La mia unica ambizione, sosteneva Bukowsky, è quella di non essere nessuno. Una cosa simile, a distanza di anni, l’ha detta James Altucher: “Ho ambizione,” disse, “per non avere ambizione”.
Ed una cosa del genere dovremmo dire e fare anche noi: l’ambizione di non avere ambizioni, di non essere nessuno e/o come nessuno. Di competere ogni giorno per fare ed essere migliori più che per essere migliori di altri. L’ambizione per non vedere che gli altri ci stanno scavalcando e pensare che sia meglio vivere rassegnati.
Non accettare il permesso di perdere. Darsi il permesso di fare qualcosa di grande.
Scegliersi. Con tutti i nostri limiti e casini.
Con quel neo in faccia. Con la s moscia. Con pochi follower, con pochi soldi. Con un fallimento alle spalle. Con i debiti. Con la propria storia fatta di alti e bassi. Imbranati con le donne. Non molto alti. Non così magri. A disagio con le telecamere … Con tutto ciò che ci rende umani,unici e speciali.
Cosa ci può essere di più ambizioso?
Cosa ne pensi?

Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia, Quattro (Schnauzer) e Pixel in crisi (libro) Aiuto le persone a trovare-raccontare-vivere il proprio scopo. Qualcuno parlerebbe di Personal Branding ma preferisco dire “Posizionamento personale”. (Perché non riguarda affatto solo il tuo lavoro e perché l’obiettivo è vivere pienamente e non essere scelti da uno scaffale.)