All’età di tre anni ho deciso di diventare vegetariano; in…
Alle nostre latitudini, fare un colloquio in videoconferenza è piuttosto inusuale. Ma può succedere. Personalmente, ne ho condotti diversi, soprattutto con medici che lavoravano all’estero. In base a queste esperienze, penso di poter dare alcuni consigli utili, a cominciare dal primo: preparatevi come se fosse un colloquio in carne ed ossa. Vediamo come.
Skype: quello sconosciuto
Skype (ma non solo) è prima di tutto un software di videoconferenza, ma è importante conoscerne tutte le funzioni, come ad esempio la condivisione dello schermo, l’invio e la ricezione dei documenti, la chat e, soprattutto la parametrizzazione: verificate in anticipo che il microfono funzioni e che l’immagine sia chiara (che ci sia luce! e attenzione alle lampade alogene, che hanno tendenza a mandare in tilt i sensori di luminosità).
L’ideale è utilizzare un computer/laptop; se avete l’intenzione di skypare con telefonino o tablet, assicuratevi che siano su un supporto stabile (= non tenetelo in mano). Io consiglio inoltre di utilizzare sempre le cuffie: danno meno problemi di riverbero
A me gli occhi
Per chi seleziona, un colloquio in videoconferenza toglie moltissime possibilità di analisi, per cui le poche cose che può notare, bisogna farle bene: riordinate l’ambiente in cui sarete, rendendolo inaccessibile a mariti in mutande, cani infoiati o bambini che piangono. Vestitevi bene, cercando di riprodurre l’ambiente di un vero colloquio (e non cedete alla tentazione di vestirvi solo a metà, che poi per qualche ragione vi dovete alzare e… imbarazzo). Annuite con la testa e rimanete sempre composti, pendendo leggermente in avanti verso la telecamera (per dimostrare interesse; il contrario? stravaccarsi sulla sedia, con le mani dietro alla testa).
Inoltre, ed è importante, allenatevi a fare una cosa poco naturale: non guardate il volto del vostro interlocutore, bensì focalizzatevi sulla vostra telecamera. Solo in questo modo, darete l’impressione di rivolgervi alla persona, guardandola negli occhi.
Candidato preparato, mezzo intervistato
In sintesi, la preparazione è la chiave del successo, soprattutto quando avete la possibilità di esercitare un maggiore controllo sul vostro ambiente (luci, inquadrature, rumori ecc.). Questo vi aiuterà a concentrarvi sugli aspetti meno intuitivi del colloquio e a evitare distrazioni (genere mettersi a leggere la posta sul computer, mentre si è in videoconferenza, così, per abitudine).
Non dimenticate infine di raccogliere informazioni sulla posizione e sull’azienda, come avreste fatto in un colloquio “normale”.
Cosa ne pensi?
All’età di tre anni ho deciso di diventare vegetariano; in seconda elementare, la maestra ha convocato i miei genitori perché “non era normale” che un bambino conoscesse tutti i nomi dei funghi in latino; a 13 anni ho amato per la prima volta senza sapere che non era amore; a 15 ho smesso di fare decathlon perché odiavo la competizione; ancora minorenne, sono stato processato da una corte marziale. A 20 anni mi sono sposato e a 23 ho divorziato; a 25 anni dirigevo una start-up che ho fatto fallire; a 29 ho avuto la meningite, sono morto ma non ho saputo restarlo. A 35 anni ho vissuto una relazione poliamorista e sono diventato padre di figli di altri. A 42 mi sono licenziato da un posto fisso, statale e ben pagato per fondare l’Agenzia per il Cambiamento Purple&People e la sua rivista Purpletude. A parte questo, ho 20 anni di esperienza nelle risorse umane, ho studiato a Ginevra, Singapore e Los Angeles, ho un master in comunicazione e uno in digital transformation e ho tenuto ruoli manageriali in varie aziende e in quattro lingue diverse: l’ONG svizzera, la multinazionale francese, le società americane quotate in borsa, la non-profit parastatale. Mi occupo soprattutto di comunicazione del cambiamento, di organizzazioni aziendali alternative e di gestione della diversità – e scrivo solo di cose che conosco, che ho implementato o che ho vissuto.