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Il mio punto debole

Il mio punto debole

All’inferno, c’è un girone apposta dedicato ai recruiter che chiedono ancora ai candidati i loro punti deboli. Ma in questa valle di lacrime in cui viviamo, dovete comunque essere pronti a rispondere a questa domanda.

Darsi la zappa sui piedi

Cominciamo con lo sfatare qualche mito: il difetto che in realtà è positivo non funziona più. Due esempi: “Sono troppo pignola”, detto da una contabile. “A volte lavoro troppo”, ad un colloquio per un posto in un’azienda giapponese. Dai, non prendiamoci in giro.
Ormai abbiamo sentito questo disco tante di quelle volte che ci fa sollevare gli occhi anche a noi che abbiamo fatto la domanda.
Non per questo, però, dobbiamo essere sprovveduti e sparare un punto debole che inneschi le sirene d’allarme, genere: “Ho un caratteraccio e litigo spesso con i colleghi, ma non sono cattivo eh, anche la mia terza ex moglie diceva che era solo una questione di carattere… ormai sono fatto così”.
In base alle competenze ricercate dalla posizione, selezionate uno o due aspetti con i quali avete veramente qualche problema, ma che non influenzeranno in modo determinante le vostre chance di assunzione. Punti deboli, quindi, non crateri.

La voglia di migliorare

Una buona risposta ha due parti: prima di tutto, una breve descrizione fattuale della debolezza. Non metteteci troppi sentimenti: limitatevi a descrivere ciò che vi capita, senza cadere nello psicoanalitico (quindi no: “Non mi piace lavorare da solo perché quando avevo quattro anni sono stato abbandonato dai miei genitori”).
In seconda battuta, portate la prova di ciò che avete intrapreso per migliorarvi. Una delle metacompetenze più apprezzate è l’agilità d’apprendimento: dimostrare che si ha coscienza di un proprio limite, che si è capito qual è il problema, e che si sta cercando di migliorarsi. Può essere un corso, o un coaching, o semplicemente una messa in situazione che risulta sfidante rispetto alla vostra debolezza: evidenziare la vostra voglia di migliorare farà un’ottima impressione sul vostro interlocutore.

Un esempio?

Un punto debole ben formulato potrebbe risultare così:
“Mi innervosisco quando devo parlare in pubblico. Per questo mi sono messo come obiettivo di presentare una volta al mese l’andamento dei progetti ai quadri del mio servizio. Non mi riesce sempre naturale, ma piano piano mi accorgo di sentirmi maggiormente a mio agio”.
Mi sentirete spesso dirlo: non tutte le competenze sono uguali. Allo stesso modo, ci sono difetti facili da correggere e difetti invece che richiedono molto più tempo e molto più sforzo.
Ad esempio, c’è una grossa differenza tra “Mi innervosisco quando devo parlare in pubblico” e “Sono molto timido e mi fa paura parlare in pubblico”. Sembrano la stessa cosa, ma la prima affermazione è facile da correggere, con un po’ di esercizio; la seconda dà l’impressione di essere più intima, più legata alla personalità, e quindi più difficile da migliorare.
Cercate quindi di evitare delle caratteristiche troppo legate al carattere.

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