Lavoro come medico, agopuntore e psicoterapeuta. Scrivo di salute, benessere…
Per noi esseri umani sembra scontato che il fatto di “pensare” sia la premessa necessaria alla risoluzione di ogni problema.
Ma le cose non sono andate sempre così: per tanto tempo gli esseri umani hanno lasciato che le soluzioni arrivassero senza pensarle. Preferivano muoversi, girarci attorno, camminarci sopra e lasciare che le cose mutassero.
È questa l’antica tradizione del Solvitur Ambulando ossia “si scioglie camminando”. Perché, se ci pensiamo bene, sono di più i nodi che abbiamo sciolto camminando il pensiero piuttosto che quelli che abbiamo sciolto pensando il cammino.
Pensare annoda il pensiero
Prima di sapere che avevamo un cervello dentro la testa, camminavamo attorno ai problemi.
Poi siamo venuti a sapere che dentro il nostro testone c’è un cervello e a quel punto tutto è cambiato. Ci siamo montati la testa e ci siamo seduti a pensare.
E pensa che ti ripensa, il tempo è passato e siamo diventati così bravi a pensare che pensiamo che camminare non ci serva quasi più.
In un futuro che per molti è già presente, potremo fare la spesa da casa, lavorare da casa, viaggiare da casa, vedere amici da casa. Insomma, fare tutto o quasi tutto, senza muoverci da casa.
Siamo diventati così bravi a pensare che ci siamo messi a pensare anche cose inutili. Pur muovendoci sempre meno, le giornate sembrano non durare mai abbastanza. Il tempo per camminare non lo abbiamo più, perché siamo sempre pieni di cose da pensare.
Il bilancio della nostra vita ha più variabili del bilancio di una nazione. Siamo complicati e sentiamo il bisogno di prenderci tanto tempo per pensare la nostra complessità. Più “ci” pensiamo, più variabili emergono e più tempo serve per trovare un senso. A forza di pensare tutte le possibilità, il filo del pensiero si annoda. E noi finiamo per passare giorni a cercare di sbrogliarlo, pensando.
L’avventura dell’Homo Sapiens aveva avuto un inizio diverso
Eppure, dicevamo, le cose non erano cominciate così.
Gli esseri umani vivevano in movimento e grazie al movimento digerivano i cibi e scioglievano i pensieri. L’uomo percorreva decine di chilometri, tutti i giorni. Nessuno avrebbe mai confidato nel fatto che fermarsi a pensare sarebbe stato utile.
E, a dire il vero, la nostra natura di esseri ambulanti non è scomparsa del tutto. Rimane inscritta nei nostri geni.
Quando ci troviamo per sbaglio a camminare, riemerge un senso di naturalezza. Molti lo fanno quando sono al telefono, anche in casa: fanno chilometri.
Perché camminare, mettere un piede dopo l’altro e percorrere le vie del mondo, è semplice, facile, intuitivo.
E mentre compiamo questa azione per cui siamo portati in modo naturale, accadono cose piacevolmente strane: i pensieri si sciolgono, la noia se ne va e la meraviglia arriva. Sentiamo noi stessi e ci rendiamo conto che stiamo meglio di quanto pensavamo.
Se siamo disposti a camminare abbastanza, i muscoli del collo si rilassano e lo sguardo ritorna alto, rivolto all’orizzonte. L’udito si dirige all’esterno, smettiamo di ascoltare il nostro mormorio interiore e ci mettiamo invece ad ascoltare i rumori del mondo. Quello che le antiche tradizioni chiamavano l’OM del mondo. Il suono del divenire, fatto dalla somma di tutti i suoni che la vita produce. Un vero e proprio canto.
Quando camminiamo abbastanza per riportare la nostra attenzione sul mondo intorno a noi, ritorniamo curiosi, disposti ad adattarci a qualsiasi cosa verrà. Ci rendiamo conto che attorno a noi abbiamo un mondo che è vivo, vitale, in costante divenire.
Scegliere di sciogliere
Avevano le loro buone ragioni gli antichi quando si ripetevano quel mantra “Solvitur ambulando”, “si scioglie mentre si cammina”. Non è una speranza! Non è una possibilità che potrebbe diventare realtà! È una certezza che possiamo scegliere di percorrere.
Stare fermi significa continuare a riflettere sempre e solo su una piccola parte di mondo. Quella piccola parte che si trova lì, davanti ai nostri occhi.
Muoversi, invece, significa introdurre nel nostro cervello altri dati e ragionare su quelli. Aggiungere il nuovo al vecchio. Aggiungere l’altro al solito.
Nessuno potrà mai percepire il tutto, non basterebbe una vita di cammino, ma talvolta percepire qualcosa in più è già sufficiente per fare la differenza.
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Lavoro come medico, agopuntore e psicoterapeuta. Scrivo di salute, benessere e coltivazione di sé. Mi impegno nell'offrire strumenti di riflessione e azione quotidiana, affinché ciascuno possa essere un po' più protagonista della propria vita anche quando si parla di salute. Credo in una medicina che funziona perché è fatta da medici che si prendono cura di tutti e di ciascuno al tempo stesso.