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Scordatelo. Perché se cadi e ricordi… poi succede che non salti più

Scordatelo. Perché se cadi e ricordi… poi succede che non salti più

Scordatelo. Spesso è la cosa giusta da fare. Che si tratti di un successo o di un insuccesso. Scordatelo.

Il ricordo obnubila i sensi. I cinesi direbbero che ostruisce gli orifizi della testa. E se gli orifizi della testa sono ostruiti, la percezione del mondo è confusa e la reazione a quanto ti accade inadeguata.

Salti, cadi, ti rialzi e vai oltre. Salti, conquisti la preda, la divori e prosegui. Così funzionano le cose nel mondo selvaggio.

Noi, gli animali, il ricordo

Molte persone, esperti compresi, pensano che noi esseri umani siamo diversi, anzi, superiori perché capaci di “pensare”. Noi saremmo immuni dai rischi del ricordare in quanto capaci di “pensare” il ricordo. Così, a differenza degli animali, noi esseri umani saremmo capaci di cadere, rialzarci, imparare la lezione ed evitare di ricadere nello stesso errore grazie alla riflessione sul ricordo. Però spesso non è questo quello che facciamo. Noi saltiamo, cadiamo, ci rialziamo, ricordiamo la caduta e per questo non saltiamo più.

Tutti i giorni incontro persone che soffrono perché non saltano più. Un tempo saltavano. Un giorno sono cadute e hanno pensato che il modo migliore per non cadere più fosse non saltare più. E così si sono fermate. Lì per lì la loro scelta è sembrata vantaggiosa, ma nel tempo si è rivelata la loro condanna.

Loro dicono che non saltano perché hanno imparato la lezione. Io dico che non saltano perché la lezione non l’hanno ancora imparata, ma possono impararla.

Il mio mestiere mi offre un’opportunità: aiutare le persone che sono cadute e hanno smesso di saltare, affinché saltino di nuovo. Il nostro mondo occidentale è pieno di persone che saltavano e hanno smesso di saltare come effetto di una scelta “intelligente”, magari caldeggiata da persone “intelligenti”.

Questo è quello che accade a molti miei pazienti. Gita in montagna o passeggiata al mare dopo un anno passato in città tra ufficio, casa, macchina e palestra. La gita va alla grande. Al risveglio, arrivano gli acciacchi del dopo gita che dovrebbero suggerire che il giorno prima in montagna il corpo si è svegliato e rinvigorito. Sono gli acciacchi che dovrebbero ricordare anche a te che sei un leone o una leonessa e che sai ancora ruggire.

Eppure per lo più non è questa l’interpretazione che viene data.

Gli acciacchi fanno accendere una lampadina che suona più o meno così: sto invecchiando, ho delle responsabilità ed è meglio che appenda le scarpette al chiodo e mi goda la vecchiaia (o non me la rovini!). Purtroppo però una vecchiaia senza salti è una vecchiaia triste, molto triste. È difficile fare i vecchi quando non si è ancora vecchi e si ha ancora il fuoco dentro.

Così il ricordo di una gita in montagna “interpretata” come troppo “ardita” diventa il motivo per non osare mai più!

Gli umani, splendidi ingenui

Noi umani, splendidi ingenui, consideriamo il cervello e le sue capacità di ricordare e pensare la nostra più sublime virtù. Forse faremmo meglio a guardarci allo specchio e a osservare che la testa non è altro che il fiore su una pianta. Senza pianta non c’è fiore, senza corpo non c’è cervello.

Sono le neuroscienze a confermarcelo. Più studiamo come siamo fatti, più ci rendiamo conto che il cervello è tanto più forte quanto più il corpo vive e non viceversa.

“Ricordare” in natura è troppo pericoloso. Hai una vita da vivere là fuori. E se non la vivi diventi una preda. E ci sono due tipi di predatori: le bestie feroci che ti attaccano o i buoni samaritani che cercano di salvarti dal tentare di saltare di nuovo. I primi ti vogliono divorare. I secondi ti vogliono salvare. E l’effetto finale è che entrambi ti fermeranno e chi si ferma è perduto.

Trasformare i fantasmi in spiriti guida

Tutto quello che puoi fare è vivere quello che accade nel momento in cui accade. Come dice Paul Watlawick “L’uomo felice vive nella costante scoperta del momento presente”.

Se dimentichi sarai sempre pronto a ripartire da zero. Mente sgombra e riflessi pronti. I cinesi direbbero “cuore vuoto”: pronto a ricevere le sensazioni delle nuove avventure che la vita ha in serbo per te.

A questo punto il lettore arguto potrebbe domandare: gli animali non ricordano? Certo che ricordano. Quello però che non fanno è occupare la mente con il ricordo, così che la mente non sia più sgombra per affrontare in modo lucido il presente.

Osservo il mio cane. Quando vive un’esperienza, che sia un successo o un insuccesso, lei ci dorme sopra. Quando si sveglia è pronta per una nuova avventura. Mente sgombra. I cinesi ancora direbbero che nel sonno il fantasma è diventato un spirito guida, il ricordo si è trasformato in una virtù.

Siamo esseri umani moderni e per noi è difficile pensare che ricordare sia più che altro un peso. Costruiamo monumenti e scattiamo foto per ricordare. E non ci rendiamo conto che questo modo di ricordare crea più spesso limiti entro cui vivere, piuttosto che trampolini da cui spiccare il volo.

Guardati intorno. Guarda la casa in cui vivi. Ci sono oggetti che conservi perché ti ricordino qualcosa? Hai veramente bisogno di continuare a ricordare l’accaduto o puoi decidere di imparare la lezione e trasformare il fantasma in spirito guida, il ricordo in virtù?

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