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Storia di una commessa che non sapeva di poter volare

Storia di una commessa che non sapeva di poter volare

Ho conosciuto una donna che pare sia nata dietro il banco di una profumeria. Dalla mattina alla sera a sistemare barattolini sullo scaffale, a pigiare tastini su una vecchia cassa e consegnare scontrini. Mi è sembrato di vederla lì, tutto il giorno, a spruzzarsi di mille essenze sui polsi per far sentire al cliente quale fosse il risultato.

L’ho vista alzare ed abbassare la saracinesca di una vecchia bottega, anche se non c’ero. Ed ho immaginato che la cosa più interessante che potesse capitargli fosse attorcigliare una ventina di metri di luci sull’albero quando viene natale.
Non sapevo nulla di lei se non che fosse una cassiera di profumeria. Questo prima. Prima che iniziasse davvero a parlare e raccontarmi la sua storia.

Neanche lei sapeva

Claudia pensava di essere qualcosa di più ma di essere così tante cose da non essere abbastanza interessante. Si vedeva ancora lì anche se aveva smesso da un pezzo.
Ed a pensarci, si vedeva sempre con la sua divisa bianca e quel cartellino con il nome scritto in rosso, dietro un bancone. Era come se tutto ciò che aveva fatto, ciò in cui aveva creduto, ogni altra sfida fosse sparita insieme a quell’essenze che si perdevano nell’aria con un colpo di diffusore.

“Non so quanto possa essere interessante”
Ho mentito e detto “Lascia che decida io quanto può esserlo.”

Claudia ha iniziato a parlare ed ha smesso solo dopo alcune ore. Ne sono venuti fuori alcuni particolari interessanti. Sintetizzando:

  • Claudia non voleva fare la cassiera
  • Da ragazzina si immaginava a dipingere come sua madre
  • Insegnare arte al liceo come aveva fatto subito dopo la scuola
  • Si è ritrovata dietro al banco per seguire quello che pareva l’amore della vita
  • Ci ha litigato, si è scoperta ancora più fragile
  • Si è scoperta più forte ed ha lottato
  • Il negozio dove la vedevo entrare ogni mattina era il suo
  • Insieme ad altri 5 in tutta la regione
  • Aperti uno dopo l’altro grazie ad un successo in cui pochi avrebbero creduto
  • Ma lei ci credeva così tanto da esserci riuscita
  • I suoi bambini erano orgogliosi di lei ed era un vanto poter raccontare di una madre coraggiosa
  • Una madre che nel pieno di una crisi aziendale e della crisi aveva deciso fosse meglio separarsi da un uomo che combinava più guai che altro
  • Anche se significava dover cambiare città
  • Ed ogni mattina fare più di 300km per seguire i punti vendita

Una volta Claudia è finita in ospedale per difendere un cucciolo assalito da un cagnaccio. Il cucciolo non era suo ma probabilmente è solo l’istinto materno che fa fare cose che altri non rischierebbero mai e fare ciò che appare giusto.

Claudia ha superato un fallimento uscendone pulita con la sua coscienza. Ha trovato lavoro ai suoi 12 dipendenti prima ancora di lasciarli a casa.

Una sua amica, una volta, si trovava in grande difficoltà con un esercizio commerciale. Pareva la crisi fosse arrivata anche lì ed un’attività di oltre 80 anni dovesse terminare. Claudia si è seduta accanto, ha spulciato tra mille carte, ricevute, fatture, riepiloghi bancari. Poi ha uscito un foglio ed ha disegnato una soluzione. Era giusta e quell’attività è tornata in pista, più veloce di prima.

Periodicamente sono in tanti a chiedere consigli ed aiuto quando sembra tutto complicato. Lei ci prova sempre, a volte riesce a risolvere una situazione ingarbugliata, altre volte no.
Non sa però cosa significhi arrendersi, accettare che qualcuno abbia detto No o Basta.
Perché Claudia è una di quelle che a lezione di tango vuole ballare sempre, sino a quando c’è la musica nella stanza. Ed anche dopo se ancora sente il ritmo nella testa.
Ah la musica…ha cambiato casa, si è trasferita in un vecchio rudere solo per questo. Per la musica della natura ogni mattina, per un vecchio salone dove la sera può fermarsi a sentire un pezzo e ballare.
E dove ci sono quei quadri che ha dipinto da ragazzina, ed altri che sta dipingendo adesso. Probabilmente a fine mese fa una personale…

Ma Claudia vuole fare altro da Grande. Parlando viene fuori che un’idea ce l’ha, tutta già scritta nei dettagli.
Solo che si chiede se qualcuno la troverà interessante.
Se ne ha il diritto. Se non sia un impostore…

Il punto è che nonostante tutto lei si racconta ancora come una cassiera di profumeria, anche se non lo è mai stata.
Quel suo brutto vizio di farsi domande, che pure è una cosa intelligente, la tiene ferma lì.

E le persone finiscono per crederci. Cos’altro potrebbero fare?

Il problema non è che le persone non credono alla storia, o non la reputano interessante, ed il problema non è la storia.
Il problema è la storia che ti racconti tu, ciò nel quale credi o non credi.

Claudia sa volare, come tanti altri…

Ma volerà solo quando inizierà a dirlo.
Se non hai paura di cadere perché hai paura di raccontarlo?

Ecco la cosa buffa di tante storie. Siamo continuamente preoccupati dal giudizio degli altri, da iniziare a creare una storia più banale possibile.
Il rischio, il risultato, non è solo che gli altri iniziano a crederci davvero, a vederci commessi da profumeria.

Il vero pericolo è iniziare a crederci noi. E poi iniziare a stare a terra anche se sognavamo di volare.
Claudia è un nome di fantasia di una persona con la quale sto lavorando realmente. Ho cambiato il nome ed alcuni particolari per ovvi motivi ma è una storia vera. E diffusa. La mia, la sua, la tua.

Perché raccontare una storia?

Il motivo per il quale le persone lavorano con me sembra avere sempre a che fare con i soldi.

Ci hanno inculcato che le storie vendono e dobbiamo crearne di belle e di nuove per vendere persino uno spillo.
Ma il vero problema non è avere una bella storia o raccontarla in modo persuasivo. La sfida è il coraggio di crederci.
O il tempo di fermarsi, metterla in ordine, prendere consapevolezza.

Quando lavoro con le persone uso uno schemino molto semplice. Voglio che mi raccontino la loro storia senza inventare nulla e senza preoccuparsi di quanto possa apparire intelligente o stupida.

E ci sono sempre 3 cose che fanno la differenza. (Puoi provare a farlo anche da solo, senza spendere soldi e con un semplice foglio bianco; o meglio ancora con un registratore vocale)

1) Cronologia
Raccontare i fatti in ordine cronologico è la cosa più sottovalutata. Spesso si inizia da ciò che reputiamo interessante o dai più grandi successi. Raccontarsi (prim’ancora che qualcuno ascolterà la storia) è invece un lavoro personale che deve partire dal principio.
Da ragazzo, la scuola, la vita, il lavoro x, il lavoro y, la vita…

2) Motivo
Iniziare a raccontare ogni fase è come riviverla, solo con più lucidità e consapevolezza. Sarai sorpreso dal vederci del buono o del cattivo a distanza di anni. Capire cose che non avevi capito. Trovare un ordine ed un motivo che pensavi non ci fosse.
Io chiedo di raccontare seguendo questo semplice schema
Perché? Perché?
> Perché ti sei trovato lì (a pensare quelle cose, a fare quelle cose?)
> Perché hai smesso (di pensare quelle cose, di fare quelle cose?)
I motivi sono importanti perché danno senso ai fatti cronologici e sono la tua storia.

3) Coraggio
Ed infine ci vuole il coraggio di guardarsi indietro e proiettarsi in avanti. Qui si prendono tutti i sogni e le paure e si affrontano.
Ti ritrovi con dei puntini sparsi e ti tocca unirli.

E ti tocca decidere se essere commesso o persona, manager o persona, te stesso o ciò che altri hanno deciso per te.

Il potere delle storie non è far credere chi le ascolta. Ma chi le racconta.
Se non ci credi tu, non potranno crederci gli altri.
E sino a quando non racconti la tua storia non ti accorgerai di saper volare.

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