
Fabio Martinez è scrittore (ha pubblicato tre libri e Il…
Niente lavoro, niente cibo.
– Perché non entri, adesso. È ora di cena.
– Ma non ho scritto nulla,
– E vuoi farlo camminando lì fuori avanti e indietro ancora per molto?
– Mi aiuta a pensare. Inizia a mangiare, per favore.
– Da quant’è che fai così? Sono arrivata e già passeggiavi.
– Saranno tre ore, ormai.
– Non ti riconosco questa sera. Sei sempre il primo che dice di non forzarsi a fare qualcosa che non riesce, specialmente quando si tratta di scrivere; soprattutto, non rinunceresti mai a un pasto. Cos’è cambiato oggi?
– Ho letto di questo maestro cinese, Hyakujo, che non mangiava senza aver lavorato prima. “Niente lavoro, niente cibo”, diceva.
– Ma, per riuscire a lavorare per bene, bisogna prima mangiare. Cos’è, se non ti verrà nulla da scrivere, non mangerai stasera? E domani?
– Forse il digiuno mi porterà ispirazione.
– Perché questo maestro non mangiava, senza aver prima lavorato? Ha fatto così per tutta la vita?
– Non lo so. Si racconta che, quando era molto anziano, i suoi discepoli gli nascosero i suoi strumenti di lavoro, per costringerlo all’inattività, ma lui, di rimando, per giorni non mangiò nulla. Quindi i discepoli furono costretti a restituirgli i suo utensili per non vederlo morire di fame.
– Spero che allora la tua Anima ti restituisca le parole. Non vorrei vederti morire di fame per colpa di un vecchio che non sapeva rinunciare alle sue abitudini.
Cosa ne pensi?

Fabio Martinez è scrittore (ha pubblicato tre libri e Il Graal ritrovato, edito da Tipheret, è il suo ultimo romanzo), sceneggiatore e storyteller. Per narrare (anche impresa), ha inventato un nuovo format (#dialoghidimpresa): dialoghi autonomi, per lo più brevi e che non si esauriscono svolgendo la loro funzione pubblicitaria, restando capaci di durare nel tempo e nello spazio. Possono essere tra due o più persone, tra un essere umano e un animale, un robot, il vento o qualunque altro interlocutore immaginabile. Possono raccontare e parlare di tutto anche dello Zen. D’altronde, il nostro modo di pensare, di ragionare non è un dialogare con noi stessi? Tutta la nostra realtà non è forse un dialogo costante?