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Il battesimo dei venti tempestosi

Il battesimo dei venti tempestosi

Claude Monet: Tempête à Belle-Île

Settimana scorsa, la tempesta Ciara si è abbattuta sul Nord Italia.
Negli stessi giorni, sul Canton Ticino, in Svizzera, imperversava la tempesta Sabine.

Ora, per chi non è forte in geografia, il Ticino confina con le province italiane del Verbano-Cusio-Ossola, Como, Varese e Sondrio.

Da ottimista che sono, ho immaginato che le Alpi facessero da cerniera e che, in piena emergenza climatica, fosse questione di un’eccezione metereologica.
Due tempeste diverse a 10 chilometri di distanza: ci doveva essere una spiegazione logica.

Ecco, invece la spiegazione è una di quelle che fa venire il latte alle ginocchia: per convenzione, tempeste, cicloni e uragani vengono battezzati dal primo Paese toccato dalla perturbazione. “Ciara” è il nome scelto dalla squadra di meteorologi del Regno Unito.

Peccato che a livello europeo non ci sia un coordinamento in questo senso.
Quindi quando Ciara ha toccato il territorio tedesco, la Libera Università di Berlino ha battezzato la tempesta “Sabine”. E stendiamo un pietoso velo sul fatto che chiunque abbia la possibilità di proporre un nome, a condizione di versare un obolo allo stesso ateneo (i tedeschi hanno per lo meno il merito di essere sempre molto pragmatici).

In pochi giorni, spingendosi verso Sud, la perturbazione è arrivata in Svizzera, dove, nella parte germanofona del Paese, è stata chiamata Sabine, mentre in quella francofona Ciara. In Ticino, in base all’agenzia di stampa utilizzata per la traduzione, era o l’una o l’altra, con la versione tedesca in vantaggio 3 a 1.

È così che nelle città ufficialmente bilingue della Svizzera, come Fribourg/Freiburg, Biel/Bienne o Sion/Sitten, in quel momento soffiavano sia Ciara che Sabine.

Dopo notizie di questo tipo, come possiamo parlare di identità europea, di integrazione culturale, ma anche soltanto di mercato unico?
Siamo un continente frammentato, un puzzle di comunità nazionali e regionali, che si è fatto la guerra per secoli e non riusciamo neanche a metterci d’accordo sul nome di una tempesta che ha devastato 70% dell’UE.

A questo punto, per coerenza, alle prossime elezioni europee, proporrò che ogni candidato possa presentarsi sotto un nome diverso a dipendenza del Paese.

A pagamento, naturalmente.


Colonna sonora:
Björk: Jóga (1997)

Puoi scoprire tutta la playlist di Debarcadero
sul Canale YouTube di Purpletude.


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