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Autonoleggio a lungo termine: comprare un’auto non si fa più

Autonoleggio a lungo termine: comprare un’auto non si fa più

  • L'industria non ha interesse a vendere prodotti che durano
  • Le persone cercano nuovi modelli di mobilità più sostenibili
  • A conti fatti, l'autonoleggio costa meno
autonoleggio

La tua prossima automobile non dovrebbe essere tua.
Non lo dico per favorire qualche agenzia di autonoleggio a lungo termine ma per pura convenienza: tua e mia cioè di tutti; anche delle case automobilistiche. Ti sembrerà assurdo, ma leggi oltre e non potrai che essere d’accordo con me.

Perché te lo dico? Perché mi occupo di marketing e di ambiente, e per sopravvivere sul mercato sono costretto a strizzare gli occhi e a guardare lontano. Ma non così lontano, basta davvero poco per scorgere quello che sto per dirti.
Tanto per cominciare vediamo che cosa sta succedendo intorno a noi, proprio adesso.

Il mercato dell’auto è a un bivio

Stando alle analisi di Dataforce, il primo mese del 2020 già ci fa capire che aria tira. Trend negativo per gli acquisti di automobili (-5,98% di immatricolazioni in meno rispetto a gennaio 2019), solo il noleggio avanza discreto ma deciso: +18,9% per quello a lungo termine, con 22.834 nuove targhe; +19,3% per il noleggio a breve termine.

Effetto combinato, probabilmente, della recente demonizzazione del diesel e della comunicazione mass-mediatica post Greta Thunberg: l’emergenza climatica e le emissioni di CO2 scuotono le coscienze e i mercati; ed ecco che le auto ibride oppure elettriche sono le uniche che registrano segni positivi in quanto ad acquisti.

Se si aggiunge l’inarrestabile crescita del car-sharing soprattutto tra i millennials, è evidente come il mercato dell’auto stia arrivando a un bivio epocale: da un lato la richiesta di mezzi più sostenibili e meno inquinanti, dall’altro la scelta di forme di utilizzo libere dal possesso, quali appunto il noleggio o la condivisione. Soluzioni che cambiano la vita ai consumatori, pardon ai guidatori, e al mondo intero.

Il caso Popmove: la car-sharing community cresce

Il primo Social Mobility Networknostrano fa due più due, ovvero mette insieme autonoleggio a lungo termine e car-sharing. Sarà per questo che piace tantissimo a giovani e meno giovani di Roma, città in cui la sperimentazione di Popmove ha dato i suoi frutti in pochissimo tempo.

Nata dalla partnership tra Hurry!, ALD Automotive Italia e Popgo, questa “community certificata e garantita” consente a chi ha un’auto a noleggio a lungo termine di condividerla con gli altri utenti, abbattendo così la propria rata mensile con guadagni che arrivano fino al 70% delle spese del viaggio condiviso.

A soli tre mesi dalla messa online, 33 mila romani hanno scaricato l’app occupando il 70% circa giornaliero della flotta a disposizione. L’età media si aggira attorno ai 39 anni: un pubblico giovane ma non troppo, a cui sembra piacere sempre di più una nuova opzione di mobilità, più sostenibile sia per il proprio portafoglio sia per la viabilità cittadina, che vede in questo modo ridursi il numero di veicoli in circolazione.

Il bisogno che questa soluzione soddisfa è palese. Un uso dell’auto senza possesso, che permette di risolvere i propri bisogni in quanto a mobilità, liberi dalle tante incombenze che l’acquisto di una vettura comporta, persino senza rinunciare a mezzi di lusso e di grande cilindrata – i più gettonati dagli under 30. Dopotutto, l’automobile è ancora uno status symbol e, seppure per brevi tragitti, neppure le nuove generazioni sono immuni dal desiderio di essere rappresentati da quattro ruote e una carrozzeria più o meno mastodontica.

Autonoleggio a lungo termine

Il car-sharing presuppone che vi sia un’auto di proprietà di qualcuno da mettere in condivisione, dunque rimanda soltanto la questione del possesso. Popmove fa un passo in più, perché innesta i vantaggi della condivisione a quelli dell’autonoleggio a lungo termine.

Questo è molto simile al leasing, con la differenza che può essere sottoscritto da privati. A fronte di un canone mensile, chi sottostà alle sue condizioni può usare il mezzo a sua totale discrezione. L’ammontare della rata, alla quale può aggiungersi un anticipo all’apertura del contratto, varia in base ai chilometri annui che si prevede di percorrere e, naturalmente, al modello e alla cilindrata della vettura.

Stessa esperienza, niente sorprese

Che cosa è incluso nel canone mensile? Oltre all’utilizzo dell’automobile, vi rientrano il bollo, l’assicurazione e le spese di manutenzione ordinaria, quali tagliandi, revisioni e cambio gomme, e quella straordinaria.

A conti fatti, il noleggio a lungo termine è più conveniente dell’acquisto per chi prevede di tenere l’auto non più di otto anni; è infatti questo il periodo oltre il quale l’investimento di chi compra un’automobile viene mediamente ammortizzato.

Per di più, a fronte di un’esperienza di utilizzo che è in tutto e per tutto assimilabile a quella di chi detiene il possesso di un mezzo e di un canone mensile che non riserva sorprese, i pensieri in meno circa le spesedi gestione talvolta imprevedibili sono un argomento sempre più allettante per un numero crescente di guidatori, soprattutto tra i più giovani. Spese che, in verità, per le case automobilistiche così imprevedibili non sono. Ed è qui che il noleggio a lungo termine può giocare la partita più importante.

Insoddisfatti e felici

La chiave della prosperità economica è la creazione organizzata dell’insoddisfazione.
Parole di Charles Kettering, Amministratore Delegato della più grande casa automobilistica di allora, la General Motors. Correvano gli anni Venti del secolo scorso e l’obsolescenza programmata era stata appena inventata, seppure il termine fu coniato solo una decina di anni dopo.

Nel 1924, i maggiori produttori di lampadine al mondo si riunirono in gran segreto per mettere fine a una vera calamità: le lampadine duravano troppo, ben presto ne sarebbero stata acquistate sempre meno per il semplice fatto che tutti ne possedevano di funzionanti. Grande errore, quello di rendersi inutili al proprio mercato. Come rimediare?

Obsolescenza programmata? No grazie

La statunitense General Electric, la tedesca Osram, la francese Compagnie des Lampes e l’olandese Philips si coalizzarono in quello che fu denominato il “Comitato 1.000 ore di vita”, stabilendo che, appunto, nessuna lampadina doveva durare più di quel tempo. Prima di essere immesso sul mercato ogni bulbo veniva testato dal Comitato e, se infrangeva la regola, l’azienda produttrice avrebbe subìto pesanti sanzioni. Così fu e vissero a lungo felici e contenti – il cartello è stato scoperto solo nel 2010.

La prova che non si tratta di una favola la puoi vedere con i tuoi occhi. Vai a Livermore, in California, e chiedi dell’attrazione del paese. Si tratta di una lampadina prodotta prima del 1924 e che ancora brilla nella stazione locale dei pompieri. Vanno a vederla da tutta l’America e ogni 27 giugno celebrano il suo compleanno. Funziona ininterrottamente dal 1901 cioè da quasi centoventi anni; proprio adesso, mentre stai leggendo queste parole, il suo filamento brilla incandescente: un miracolo della tecnologia? No, semplicemente un prodotto ben costruito, ma soprattutto concepito prima che la mente umana partorisse l’obsolescenza programmata.

Quanto ti costa davvero un’automobile?

Anche le case automobilistiche si sono presto adeguate a questa “innovazione”: da allora, ogni auto è progettata in modo che i costi di manutenzione lungo l’intero ciclo di vita del prodotto si aggirino intorno a una volta e mezzo il costo di acquisto.
Ciò significa che se hai comprato un’auto per ventimila euro, per tutto il tempo in cui la userai ti costerà in totale cinquantamila euro.

Costi volutamente pianificati dai costruttori: vale a dire che se le sospensioni potrebbero durare dieci anni, gli ingegneri le hanno progettate affinché inevitabilmente ti diano problemi al quinto anno; le guarnizioni dell’abitacolo, invece, inizieranno a far entrare un bel po’ di umidità già dal quarto, e al terzo non è escluso che metterai mano alla batteria. E con il dominio dell’elettronica, lasciate ogni speranza o voi che vi mettete alla guida.

L’auto come “problema organizzato”

Le esemplari parole di Kettering spiegano bene che cosa sia accaduto: dapprima per porre rimedio alla Grande Recessione, poi per mantenere i ritmi di una crescita economica ipertrofica e alla lunga insostenibile, si è reso necessario trasformare qualsiasi prodotto in un “problema organizzato”.

Ovvero uno strumento il cui primo scopo non è più quello di soddisfare al meglio una necessità, come la lampadina di Livermore per intenderci, ma un sistema pianificato per generare, a ritmi sempre più incalzanti, la voglia di nuovo nella mente dei consumatori. Laddove nuovo è da intendere: non ancora rotto, non ancora vecchio, non ancora fuori moda. È il cavallo di Troia dell’attuale economia lineare, quello che ha fatto breccia nella nostra mente di consumatori portandoci sull’orlo del collasso sociale ed ecologico.

La definizione di “prodotto come problema organizzato” è di Thomas Rau e Sabine Oberhuber, che hanno provato a scardinare questo sistema con il progetto Turn Too: nel loro libro Material Matters offrono una ricetta che potremmo prendere davvero sul serio per porre fine a questo meccanismo perverso. Leggi tu stesso e mi dirai.

L’insostenibilità del possesso

E il noleggio a lungo termine, che cosa c’entra con tutto questo?
Il nocciolo della questione è tutto qui: il noleggio a lungo termine rappresenta il primo passo per liberare il consumatore dalle responsabilità – non richieste e non sostenibili – del possesso di quel “problema organizzato” che è oggi l’automobile. Un problema che scarica tutto il proprio peso sull’economia dei singoli consumatori e su quella della società. Pesa quando il prodotto è in vita: per ciò che costa, che consuma e che inquina; e pesa ancor più nel momento in cui si trasforma in rifiuto.

Nel noleggio a lungo termine allo stato attuale, il possesso di un mezzo è solitamente detenuto dalla società locatrice: ciò implica che sarà suo interesse ottenere il massimo rendimento economico dal veicolo al minore dei costi. Ovvero che quel sistema di materiali, offerto come servizio sotto il nome di automobile, assolva al proprio compito senza comportare eccessive spese di gestione per il concessionario del servizio: dato che i costi di manutenzione sono inclusi nella rata mensile, chi non vorrebbe ridurli al massimo per ottimizzare l’offerta al consumatore e diventare sempre più competitivo?

L’auto come servizio

Ma non è ancora abbastanza. La catena sarà davvero circolare e pienamente sostenibile quando saranno direttamente le case automobilistiche a offrire il noleggio a lungo termine. Solo allora, cioè nel momento in cui ai produttori resterà la proprietà e dunque la responsabilità dei materiali con i quali danno vita ai propri veicoli, ogni vettura sarà concepita per durare il più a lungo possibile affinché sia massimizzato il rendimento del servizio.

Non stiamo parlano di leasing trasferito ai privati, perché in questo caso il possesso del mezzo passa agli istituti finanziari e la catena di materiali e prodotti resta lineare.
Per scardinare il sistema occorre vincolare la responsabilità totale delle automobili in quanto “problema organizzato” ai produttori, ovvero a chi sceglie e assembla i materiali che le compongono. Cioè all’unico soggetto capace di risolvere efficacemente il problema che, in un certo senso, è stato costretto a generare.
Solo a quel punto accadrà il miracolo. Niente più obsolescenza programmata, niente più materiali concepiti per diventare rifiuti nel minor tempo possibile: fine di Kettering e della “creazione organizzata dell’insoddisfazione”.

Niente più auto come prodotto ma soltanto come servizio.

No, la tua prossima auto non dovrebbe essere tua

Ecco perché non dovresti comprare la tua prossima auto.

Dovresti, invece, seriamente considerare l’autonoleggio a lungo termine non solo per mera e immediata convenienza economica, come ti diranno i più. Ma per contribuire a questo epocale cambiamento in atto. Dietro alla tendenza che vede il mercato privato dell’automobile passare dall’acquisto al noleggio a lungo termine, può nascondersi la formula di una vera rivoluzione in positivo.

È un piccolo passo, ma da qualche parte dovremo pur cominciare: chi la vede come un’utopia commette un errore di prospettiva. Il mercato dell’automobile è solo uno dei tanti, ma la sua importanza sull’economia globale gli permetterà di fare da apripista per altri prodotti oggi concepiti come “problemi organizzati”.

Vedi? Quando dico che non dovresti comprare la tua prossima auto, non c’è niente di personale; è solo questione di sopravvivenza. Mia, tua, di tutti comprese le case automobilistiche.

Semplice da capire, no?

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