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Dov’è l’etica quando compriamo online?

Dov’è l’etica quando compriamo online?

Un articolo pubblicato il 23 dicembre 2018 sul quotidiano spagnolo El País iniziava con questo titolo: ¿Es ético comprar en Amazon? In italiano: È etico comprare su Amazon?

Una stilettata per chi, come me, è un cliente compulsivo della piattaforma di e-commerce più famosa al mondo. La velocità con la quale si può reperire e acquistare un prodotto è tale che i dubbi e le questioni filosofiche non fanno neanche a tempo a fare capolino nella mia testa, e invece vale la pena farci tutti qualche domanda.

Chi è Amazon

Fondata agli albori di internet nel 1994 da Jeff Bezos (oggi l’uomo più ricco del mondo), Amazon impiega attualmente più di 500.000 persone in tutto il mondo, di cui 5.200 in Italia,secondo i dati raccolti da Repubblica.
È stata la seconda azienda della storia, dopo Apple, a raggiungere i mille miliardi di dollari di capitalizzazione nel 2018, forte della sua posizione dominante sul mercato e dei 177 miliardi di dollari annui di fatturato.

Alle nostre latitudini, Amazon è stata protagonista di un vertiginoso aumento del 25,1% degli acquisti durante i giorni del Black Friday e del Cyber Monday a novembre 2018, grazie ai sei centri di distribuzione, di cui due aperti già nel 2017, posizionati strategicamente sul nostro territorio a Passo Corese (Rieti), Vercelli, Castel San Giovanni (Piacenza), Cagliari, Torino e Milano.

Non male per una piattaforma che vendeva solo libri online e che oggi è invece sinonimo di fonte inesauribile di prodotti. Lo sapevate, ad esempio, che è possibile acquistare una Fiat 500 proprio su Amazon, per poi ritirarla in concessionaria?

Non è tutto oro ciò che luccica

Non si costruisce un impero commerciale di questo genere applicando metodi da oratorio.
E infatti le controversie riguardanti Amazon sono molte, a partire dalle critiche sulle condizioni di lavoro che, secondo il giornalista francese Jean-Baptiste Malet, autore di diversi servizi di inchiesta sull’argomento, sarebbero caratterizzate da ritmi sfiancanti e regole rigidissime (famoso il caso del collaboratore che pare urinasse in un secchiello perché non aveva tempo di andare in bagno).

Al di là degli aspetti puramente sindacali, la domanda che mi pongo è se sia etico acquistare un prodotto su siti di questo genere piuttosto che andare nel classico negozio sotto casa, con persone in carne ed ossa che mi possono consigliare e con cui posso scambiare quattro chiacchiere.

Così ho fatto un salto indietro nel tempo con la mente e ho pensato a cosa è successo con l’arrivo dei grossi centri commerciali di periferia: sono stati la rovina dei piccoli negozi a cui tanto eravamo affezionati e che sono praticamente spariti. E oggi andiamo al centro commerciale, facciamo la spesa in fretta, spesso con poca voglia, torniamo a casa e tanti saluti al negozio di alimentari di quartiere e alla nostra etica di consumatori nostalgici.

Questo ha portato i centri storici delle grandi città a svuotarsi dei servizi di prima necessità. Non per niente una nuova legge è al vaglio del Governo per favorire i piccoli commerci, sia in termine di posizionamento che di superficie, rispetto ai grandi megastore di periferia che dovranno chiudere più spesso la domenica e i giorni festivi.

L’esperienza cliente al centro

Ancora: dov’è l’etica quando compriamo uno smartphone, spesso con un costo superiore ai 400€, composto e montato in Cina, da operai sottopagati e sempre più sfruttati?
Nel caso degli acquisti, l’etica ormai sembra essere passata di moda a favore di una velocità di ricezione del prodotto sempre maggiore: in questo campo è praticamente impossibile competere con un colosso come Amazon sugli acquisti; sfido chiunque a lamentarsi per ricevere il prodotto a casa propria, il giorno dopo, ad un costo spesso inferiore che da qualsiasi altra parte, spendendo un costo irrisorio di 34€ all’anno, per il servizio Prime, che poi rientrano non pagando ogni volta le spese di spedizione.

Il punto focale di Amazon è sempre stato quello di mettere al centro il cliente, dando sempre più servizi ad una velocità sempre superiore: oltre al servizio Prime appena descritto, abbiamo anche Prime Video per una visione di contenuti in Streaming sempre più in concorrenza con Netflix; Prime Music che svolge la stessa funzione di streaming a livello musicale; Prime foto e tantissimi altri, di cui molti sono in realtà poco conosciuti dal consumatore, come ad esempio i servizi di hosting cloud sui quali si basano anche molte altre società come Apple e  Google, ma che sfruttano in realtà l’infrastruttura di Amazon.

E questa politica di diversificazione non ha nessuna intenzione di fermarsi: basti pensare all’acquisizione di Whole Foods Market nel 2017, che ha aperto ad Amazon il mondo del commercio al dettaglio nel settore alimentare.

La vera ricchezza di Amazon

Senza dimenticare l’enorme quantitativo di dati che Amazon detiene dei propri clienti. Qui abbiamo a che fare con i gusti dettagliati delle persone e anche della propria rete (quanti di voi hanno fatto recapitare un regalo direttamente a casa di qualcun altro?). Negli Stati Uniti, questo servizio di profilazione del cliente è già passato alla fase successiva, che consiste nell’invio di “campioncini” di prova sulla base delle ricerche che l’utente svolge, e che gli algoritmi elaborano.

Quindi il concetto, ed il consiglio, che dovremmo porci non è quello del “come competere con Amazon”, ma “come servirsi di Amazon?”.
Ci sono possibilità di sfruttare questa piattaforma globale  a favore del commercio locale?

Jeff Bezos è un uomo d’affari molto lungimirante ed è cosciente che, prima o poi, il modello Amazon invecchierà male. Per questo è sempre alla ricerca di nuove opportunità di mercato ma anche nuovi modi di fare business. E in questo momento, la tendenza è alla prossimità, soprattutto per una questione di sensibilità ambientale e nei confronti della creazione di posti di lavoro.

Un primo passo in questo senso è stato fatto grazie al servizio Amazon Launchapd che permette, nel commercio italiano, di conoscere i prodotti creati dalle giovani startup del nostro bel Paese che altrimenti sarebbero sconosciuti ai più.
Paradossalmente, dopo una fase oscura, un approccio più etico può tornare a vedere la luce, in forme diverse da come la possiamo immaginare. Ad esempio facendo in modo che anche il piccolo commerciante possa ampliare i suoi orizzonti, sia mentali che finanziari, usufruendo appunto dei canali logistici e amministrativi di questi colossi mondiali (a quali condizioni, però, bisognerà prestare attenzione).

E in ultima istanza, se l’etica non la troviamo proprio più da nessuna parte, è molto probabile che la si possa comunque comprare su Amazon.

 

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The Pleasant Pheasant, Billy Cobham

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