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Quando erotismo digitale e manuale sono la stessa cosa

Quando erotismo digitale e manuale sono la stessa cosa

Las Vegas è una città molto frequentata in ogni periodo dell’anno: inimitabile per chi cerca l’ebrezza del gioco, unica per chi adora gli spettacoli faraonici (i concerti residenziali di Celine Dion e Britney Spears, in passato, e quelli di Lady Gaga, attualmente, sono sempre sold out) e interessante per i grandi eventi commerciali, come fiere e seminari.

È qui che si tiene a gennaio il più grande evento tecnologico del mondo, il CES – il Consumer Electronics Show, capace di ospitare centinaia di migliaia di curiosi, appassionati ed esperti del settore. 182’000, per la precisione, che sono venuti a scoprire le novità e gli ultimi trend tecnologici, grazie ai mille speaker che si sono alternati nei 6 giorni della manifestazione (per chi ama le cifre, qui trovate un report completo dell’edizione 2018).

La prima volta del CES

La caratteristica del CES è quella di offrire una vetrina ai prodotti Hi-Tech di aziende nuove e giovani, pronte a farsi conoscere in tutto il mondo e a portare una nuova ondata di innovazione, anche negli ambiti più improbabili.

L’edizione 2019, in particolar modo, è stata protagonista di un evento più unico che raro: il prodotto a cui inizialmente era stato assegnato il primo premio di una delle categorie dell’Innovation Awards Program è stato ritirato in fretta e furia dagli stessi organizzatori, perché ritenuto osceno, indecente e non conforme alle categorie di prodotti esistenti da parte degli sponsor: stiamo parlando di un vibratore. Avete in mente? Uno di quegli oggetti che sui cataloghi di vendita per corrispondenza descrivono come “rilassante per tutto il corpo”? Ecco.

L’oggetto in questione, creato dall’azienda tutta o quasi al femminile Lora DiCarlo, si differenzia dai classici vibratori per una serie di funzioni innovative tra le quali: massaggi reali con una tecnologia microrobotica avanzata per sensazioni diverse e personalizzabili, tipologia di vibrazione e la possibilità di utilizzo in acqua.
Ma la caratteristica che ha fatto più parlare del prodotto è sicuramente l’integrazione dei comandi vocali: finalmente la funzione mani-libere non è più ad appannaggio esclusivo di auto e telefonini…

Erotismo e tecnologia

Al di là della controversia e delle prestazioni dell’oggetto in questione, ciò che ha attirato la nostra attenzione è che, anche nel mondo erotico, la tecnologia sia finalmente entrata in gioco, senza nascondersi e creando nuove opportunità commerciali.
Questo apre la porta ad un mondo digitale diverso dalle solite Smart TV, i classici tablet, gli smartphone e compagnia bella, a cui siamo abituati da pubblicità quotidiane: quello dei Sex Toys.

Prodotti indubbiamente di nicchia ma che avanzano inesorabilmente verso il mondo Hi-Tech con tante, tantissime funzioni aggiuntive. Pensate: il semplice gesto di attivare il vibratore con la voce, piuttosto che con le mani, è già di per sé una evoluzione.

Lo sa bene l’azienda canadese We-Vibe, che crea prodotti erotici regolabili e gestibili anche da remoto, cioè tramite smartphone, potendo ricreare diversi tipi di vibrazione sulla base dei gusti del partner e dando così alla coppia una serie di “giochi” fino ad ora impensabili (e chi ha visto il film La dura verità ricorderà la gustosa scena del ristorante, con protagonista un’imbarazzatissima Katherine Heigl, alla prese con le conseguenze di un telecomando caduto nelle mani sbagliate).

Un piacere a doppio taglio

Allo stesso tempo, però, questi prodotti sollevano diverse questioni rispetto alla raccolta di dati, ai fini del miglioramento del prodotto, o dell’esperienza utente.

Capite cosa intendo?

Anche in oggetti così delicati, che raggiungono l’apice dell’intimità umana, esiste qualcuno che ne raccoglie le modalità d’uso, la temperatura, le volte in cui sono stati utilizzati, ecc.. Dati ovviamente che possono essere tenuti, analizzati o venduti ad altre aziende ai fini di studio.

Già nel lontano (dal punto di vista dell’evoluzione tecnologica) 2016, due hacker neozelandesi avevano dimostrato come fosse possibile aggirare le (pochissime) sicurezze informatiche di questi prodotti, e riuscire a manipolarli senza troppi problemi, come spiega questa pagina del sito ufficiale di Karspersky.

Inoltre non dimentichiamo quante volte i siti per adulti siano stati tranquillamente piratati, lasciando completamente scoperti i dati sensibili come nome, cognome, indirizzo e carta di credito degli utenti di questi ultimi. O, addirittura, fotografie intime, aprendo una serie inedita di opportunità di ricatto.

Ricordiamo ad esempio, il caso del sito di relazioni extraconiugali Ashley Madison, dove un gruppo di hacker ha rivelato, e di conseguenza danneggiato, ben 37 milioni di utenti sparsi in tutto il mondo.

I nostri dati sono preziosi

L’erotismo, ma anche il porno, è quel mondo che andrà sempre avanti, per buona pace dei tradizionalisti; allo stesso tempo abbiamo sempre la tendenza a tenerlo nascosto, a non farlo vedere, accusandolo dietro a un dito puntato, ma dobbiamo capire che esiste, è vivo e vegeto, anzi in un’epoca di digitalizzazione totale, gode di una bellissima e perfetta forma.

È importante altresì capire che, per quanto possa essere intrigante e piacevole, è un mondo che presenta (o meglio: nasconde) i tipici problemi legati alla raccolta e alla condivisione dei dati, come il controllo totale da parte di chi fornisce il servizio o il prodotto, ai quali decidiamo in modo più o meno (in)cosciente di affidare degli aspetti estremamente sensibili della nostra vita.

Come per tutto, quindi, è giusto e doveroso conoscere appieno i rischi a cui andiamo incontro, soprattutto quando si tratta della nostra più pura e naturale intimità. Per evitare di farci spiare anche in camera da letto (o in qualsiasi altro posto geolocalizzabile).

 

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