
Mosaicista della Parola | Accende storie dormienti, Ispira senza farlo…
La fine dell’anno è un momento che amo particolarmente. Non per l’umidità del nordest italiano, non per la flebile luce del sole e nemmeno per le temperature rigide.
Celebrazioni, rituali e gratitudine
La fine dell’anno mi piace in modo particolare per l’atmosfera in cui mi sento immerso. Anche se non sono una persona religiosa (non appartengo a nessuna religione), approfitto di quello che è successo negli ultimi 2000 anni e, senza perdere tempo a fare il bastian contrario, seguo dei rituali. Per esempio, festeggio il Natale con la mia famiglia.
Durante il giorno di Natale, la mia presenza è totale. Rivolgo l’attenzione alle persone che sono vicino a me, al modo di preparare il pranzo (sono del nord: quindi no cenone, sì pranzone), al rispetto delle tempistiche e dei ruoli, alla percezione che tutto il mondo – ok, non proprio tutto – stia in qualche modo facendo la stessa cosa. La mia attenzione è poi rivolta al sapore dei cibi (e non gradisce essere disturbata).
Il pranzo di Natale lo amo soprattutto perché – di solito dopo il caffè o il grappino – mi ricorda l’enorme abbondanza affettiva in cui mi trovo a vivere.
Inciampare su riflessioni un po’ strane
Passato il 25 dicembre, non finiscono le celebrazioni: Santo Stefano è come un gregario che segue a ruota, in attesa di signor Capodanno che mette ansia o adrenalina, per arrivare all’Epifania che annuncia a tutti che “la festa è finita, prendete la bilancia”.
Tutto questo avviene nel giro di due settimane caratterizzate da panettoni, dolcetti, preparativi per il cambio dell’anno, visite ai parenti, ritrovi con gli amici, calici di vino che fanno brindisi anche da soli.
In questi giorni, tra le “parentesi di tutto quel che è normale”, succede anche qualcosa di curioso: alcune persone rallentano il passo. Alcuni di noi, che sono dei maratoneti della routine quotidiana e immutabile, in questo periodo si danno il permesso di fare cose che normalmente non fanno.
Con il freddo dell’inverno o con il calore di un momento ispirante, ad alcuni di noi capita di riflettere sul tempo e sulla sua ricchezza senza prezzo. Questa strana sensazione può capitare in un momento qualunque, per esempio durante:
- una passeggiata in montagna.
- una cena tra amici che non vedevamo da anni.
- una chiacchierata con una persona anziana.
- un’esperienza a contatto con l’allegria dei bambini.
- un’azione che non facevamo da quando eravamo noi i bambini.
Il tempo del non fare e i buoni propositi
A volte senza neanche accorgercene, ci capita di ritrovare tempo e di dedicarcene. Qualche sensazione dimenticata ribussa alla nostra porta e alcuni di noi sono così “matti” da regalare tempo ad altri, andando a trovarli.
Ma soprattutto, in questo piacere lento, ci ricordiamo com’è fatto il tempo del “non fare”. Così poi, esplorando questa dimensione, creiamo pure condizioni per sognare, ideare e lasciarci abbracciare da fantasie progettuali che fino a pochi giorni prima erano impensabili.
Ecco che, per ispirazione o per emulazione, questi giorni dell’anno diventano anche i giorni dei nostri buoni propositi. Quelle intenzioni – che ci teniamo intimamente per noi – sono obiettivi nel breve o nel lungo periodo. Obiettivi che solitamente immaginiamo per noi stessi, per una famiglia o per un gruppo di lavoro.
L’aspetto sorprendente, a questo punto, è che non ci accorgiamo in automatico del loro destino. Non sempre ci accorgiamo che il destino di quegli obiettivi, nella realtà reale, sta più nelle nostre mani che nella fortuna, o nell’oroscopo, o nell’allineamento dei pianeti, o nelle variazioni dei mercati, o nelle manovre finanziarie, o nei sermoni di sacerdoti o sacerdotesse.
In un mondo di idealisti
Sì, lo so che lo stai pensando. Qualcosa come: “La fai facile tu, Enrico, perché sei un idealista ottimista, ascendente sognatore.”
È vero: forse la faccio facile. Ma la realtà dei nostri buoni propositi è la stessa dei nostri desideri, che è la stessa delle nostre scelte fatte col cuore, che è la stessa dei nostri rimorsi futuri.
È la stessa realtà che – imprevisti spiacevoli a parte – noi ci scegliamo. Decidiamo. Progettiamo. Plasmiamo. Nutriamo. Facciamo avvenire.
P.S. Ti auguro un anno sereno, da colorare come ti va.
Ricorda che anche se dovessi vivere per tremila o trentamila anni, non potresti perdere nessun’altra vita di quella che hai e non ci sarà altra vita dopo di quella.
Quindi le vite più lunghe e le vite più corte sono la stessa cosa.
Il momento presente è condiviso da tutte le creature viventi, ma il tempo passato è andato per sempre.
Nessuno può perdere il passato o il futuro. Perché, se non ti appartengono, come ti possono essere rubati?
– Marco Aurelio –
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Mosaicista della Parola | Accende storie dormienti, Ispira senza farlo notare, Compone l'anima delle narrazioni. Fino ad ora ho solo due vite. Nella prima, una laurea e una vita piuttosto lineare; nella seconda invece esplorazioni, incontri e una forma del viaggio molto più ciclica. Per lavoro, mi occupo di 3 cose. Potenziamento Narrativo: per aiutare a riconoscere e raccontare le storie che tengono in piedi il mondo. Orientamento alla Creatività: per comunicare quello che siamo e che facciamo, con originalità e armonia. Facilitazione di Comunicazione: per migliorare la qualità espressiva e relazionale nei gruppi.