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Il lavoro è felicità. La felicità è amore, punto e basta

Il lavoro è felicità. La felicità è amore, punto e basta

Sul finire dell’anno, hbr.org ha rilanciato un vecchio articolo del New York Times dove si raccontava “l’olimpiade dei fanghi”. In altre parole, per quanto possa sembrare paradossale, si tratta di un’intera giornata dedicata agli operatori delle acque reflue, delle fogne.

La cosa incredibile di quella giornata è che gli operatori sembravano fare un lavoro schifoso con grande passione. Come può succedere?

Perché alcune persone possono essere straordinariamente ben retribuite e lavorare in ambienti coccolati, ma si sentono svuotate, mentre altre possono lavorare nelle fogne di New York City e sentirsi soddisfatte? Parte della risposta è lo scopo.

La morale è che non tutti possono fare un lavoro da sogno, non tutti possono fare il lavoro che desideravano sin da bambino. Ed anche coloro che fanno un “gran bel lavoro”, saranno impegnati per buona parte del tempo in attività monotone o che amano meno.

Il segreto, la risposta, è dunque non solo fare un bel lavoro, potrebbe essere apparentemente terribile, ma dargli significato.

[clickToTweet tweet=”Significativo è ciò che pensi stai facendo. Non ciò che fai e o che gli altri pensano tu stia facendo” quote=”Significativo è ciò che pensi, o capisci, stai facendo. Non ciò che fai e non ciò che gli altri pensano tu stia facendo.”]

In un certo senso è la cosiddetta metafora del tubo caldo.
Un idraulico che installa caldaie apparentemente sta eseguendo tutti i giorni attività monotone, prive di creatività e di significato. Ma se al termine del lavoro posa una mano sul tubo, caldo, si renderà conto che il suo lavoro è più significativo di quanto abbia pensato.

Per chi?

Molto spesso il significato, direi quasi sempre, non è qualcosa che riguarda te ma gli altri.
Attività ripetitive, un lavoro “schifoso”, tutto può diventare significativo se hai ben chiaro per chi lo stai facendo.

Molto semplicisticamente potrebbe essere che stai lavorando per i tuoi figli, per le persone a te care.
Ma in un senso più alto, si tratta di trovare il vero significato di ciò che fai, chi insomma stai aiutando.
Un infermiere potrebbe essere meno sexy di essere un chirurgo di fama mondiale ma sta aiutando lo stesso chirurgo a salvare una, dieci, mille vite. Ed è spesso la persona più vicina a coloro che stanno male.

La cosa paradossale è che la mancanza di un “chi”, per quello che ne so, è più sentita nei cosiddetti lavori alti. E molte volte è legata a quella che io chiamo la sindrome da faro, pensare cioè che per fare qualcosa di significativo devi salvare non una persona ma l’intero mondo, perché pensi che è esattamente quello che stanno facendo le persone di successo.
In realtà è molto più vero quanto disse Nichiren Daishonin:

Se accendi una lanterna per un altro, anche la tua strada ne sarà illuminata

Con chi?

Sul finire del 2017, Facebook mi ha mostrato le foto più significative (non è vero!) dell’anno. E mi ha detto qualcosa tipo “un anno è fatto dalle persone che hai incontrato”. Oh quanto è vero!

Se devo essere cinico, e voglio esserlo, quest’anno ho incontrato persone straordinarie e mi sono allontanato da alcune che erano tossiche. Non dico cattive però bisogna avere la lucidità per comprendere chi ti fa stare bene e chi male, chi ti arricchisce e chi ti impoverisce. Non è utilitarismo ma solo la volontà di dare senso, significato ed importanza alla propria vita.

Allo stesso modo non è possibile avere “successo”, qualunque cosa intendiamo per successo, standosene da soli.

“Con chi lavoriamo è importante quanto ciò che facciamo” Martin Seligman

Proprio come aveva scoperto lo studio Grant

  • Il successo finanziario dipende dal calore delle relazioni e, al di sopra di un certo livello, non dall’intelligenza.
  • Coloro che hanno ottenuto il punteggio più alto nelle misurazioni di “relazioni calorose” hanno guadagnato in media $ 141.000 all’anno in più ai loro salari di punta (di solito tra i 55 ei 60 anni).
  • Nessuna differenza significativa nel reddito massimo guadagnato da uomini con QI nella gamma 110-115 e uomini con QI superiore a 150.
  • “il calore delle relazioni per tutta la vita ha il più grande impatto positivo sulla ‘soddisfazione della vita’”.

In altre parole, concluse Vaillant che seguì lo studio per oltre tre decenni: “La felicità è amore, punto e basta”.

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