Lavoro come medico, agopuntore e psicoterapeuta. Scrivo di salute, benessere…
“Il vostro corpo deve essere un insieme di cicatrici”. Così ci disse uno dei maestri a cui sono più affezionato. Il nostro corpo deve essere un insieme di ferite cicatrizzate, se vogliamo veramente ottenere e mantenere quello che desideriamo. E quello che desideriamo è vivere a pieno la vita.
Ma dietro questa frase c’è più di una semplice esortazione a darsi da fare. Le cicatrici sono ferite cicatrizzate e i processi necessari per ottenerle sono due: ferimento e cicatrizzazione.
Due quindi sono gli insegnamenti che si dovrebbero trarre da questa esortazione. Avere il corpo pieno di cicatrici significa:
– Aver lottato, sofferto e quindi accettato anche la sofferenza come strumento per il raggiungimento dei nostri obiettivi.
– Aver smesso di mettere il dito nelle ferite per cercare di cancellarle e averle trasformate, invece, in cicatrici. Che si risvegliano e fanno un po’ male quando cambia il tempo, ma non sanguinano più.
Del resto, per vivere a pieno che altre possibilità ci sono?
Pensiamo davvero di poter vivere una vita a pieno e avere il corpo intonso e il cervello liscio e privo di incisioni (le famose scissure) come quelli di un neonato?
Diciamoci cose scontate
Tutti sanno che la maggior parte dei traguardi si raggiungono solo quando ci si mette in gioco. E quando si gioca, gli infortuni sono la regola, se si vuole andare in meta. E anche i traguardi che giungessero a noi senza sforzo vanno comunque mantenuti e difesi. Ed è nel corso della difesa che le ferite arrivano, per tutti.
Tuttavia, come detto sopra, avere il corpo ricoperto di cicatrici significa molto più di avere il corpo pieno di ferite.
Le ferite sono fessure nella nostra superficie fisica e psichica, interruzioni del solito schema, fonti da cui sgorgano forza fisica e nuove idee. E anche questo è un fatto.
Quando il corpo o la mente si scontrano contro la superficie ruvida dei problemi e degli imprevisti, le ferite che ne conseguono sono potenti attivatori psicofisici da cui sgorgano un’infinità di molecole di segnale. Queste molecole dilagano in tutto il corpo, impregnano la mente mandando e diffondono un solo e unico messaggio: cambiamento.
Quando ci si allena il corpo e la mente vanno incontro a veri e propri “microdanni”, talvolta inapparenti. Ed è su questi microdanni che il corpo innesta nuovo tessuto e la mente nuove connessioni. Un allenamento che non producesse danni (micro o macro che siano) non produrrebbe benefici. Sarebbe solo una perdita di tempo.
Fatte le ferite, creatisi i danni, su questi il corpo può creare il nuovo. Non si può cucire nulla di nuovo su un tessuto integro. Se si vuole aggiungere è necessario prima tagliare. Se si vuole cambiare è necessario prima rompere.
La ferita è l’opportunità di cambiare, la cicatrizzazione è la realizzazione del cambiamento.
Un tempo particolare
Da una parte tutti sono invitati a “prevenire” ossia a difendere e proteggere se stessi dal contatto con ciò che è tossico, velenoso, lesivo. “Evita ciò che può farti male, evita le persone e le situazioni che ti mettono in difficoltà. Proteggiti! Previeni!”.
D’altra parte, l’unico modo per proteggersi veramente da ciò che può arrecarci danno è imparare a interagire con il tossico, il velenoso e il lesivo. L’unico vero modo per saper gestire problemi e imprevisti è allenarsi a interagire con persone e situazioni difficili.
Il messaggio che ne deriva è contraddittorio. Del resto, non c’è niente di meglio di una comunicazione dissonante per stimolare la mente ad attivarsi. E non c’è niente di meglio di una affermazione ruvida per destare l’udito.
La migliore prevenzione è la cura
Lo so… Lo slogan della pubblicità e del buon senso era “Prevenire è meglio che curare”. Ma la realtà non funziona così. I problemi e gli imprevisti arrivano comunque, perché sono il frutto di un mondo che in quanto vivo cambia.
La prevenzione può sostituire la cura solo per gestire ciò che ancora non è cambiato. Per affrontare
ciò che cambia e ci graffia o ferisce, la prevenzione è inutile, quello che serve é la cura, ossia la cicatrizzazione delle ferite.
Anche questo è #gowild
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Lavoro come medico, agopuntore e psicoterapeuta. Scrivo di salute, benessere e coltivazione di sé. Mi impegno nell'offrire strumenti di riflessione e azione quotidiana, affinché ciascuno possa essere un po' più protagonista della propria vita anche quando si parla di salute. Credo in una medicina che funziona perché è fatta da medici che si prendono cura di tutti e di ciascuno al tempo stesso.