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Orientamento scolastico e lavoro: non è mai troppo tardi per scegliere

Orientamento scolastico e lavoro: non è mai troppo tardi per scegliere

Durante un evento di qualche giorno fa a Orvieto, in cui l’argomento dibattuto era il futuro del lavoro, una ricercatrice universitaria ha preso la parola e ha fatto un bellissimo intervento sull’importanza dell’orientamento nella carriera scolastica per un giovane studente e di quanto questa può impattare nella sua futura carriera professionale.
Ha concluso il suo brevissimo speech lanciando una frase, buttata lì, tra i tanti presenti, che a me ha fatto l’effetto di una rivelazione. Sì perché in quella frase, abbastanza banale, c’è tutta l’essenza del percorso formativo dell’uomo. Ha detto: “orientamento è possibilità”.

Sì, possibilità di scoprire, di fare, di crescere, di Essere!
È una delle possibilità della vita, forse la più performante, quella di poter costruire la nostra identità (persona) attraverso ciò che ci arricchisce e che letteralmente ci forma.

Il ruolo della scuola

Iniziamo a costruire la nostra vita già a partire dalla scelta della scuola superiore. Questa scelta non deve però rappresentare motivo di ansia o di grande aspettativa, ma deve essere fatta con la consapevolezza che stiamo offrendo un background alla nostra vita che, anche se decidessimo in futuro di rinnegarlo per cambiare strada, ce lo porteremo comunque sempre con noi.

Le nostre materie principali infatti diverranno la base su cui fonderemo la nostra formazione scientifica e culturale. Pensiamo ad esempio all’importanza di avere un docente carismatico piuttosto che un professore dotato di poco entusiasmo. Anche questo può contribuire al nostro appassionarci a una materia e andare oltre, nella ricerca e nello stimolare la nostra curiosità. L’alternativa è studiare solo per ottenere un bel voto e dimenticarsi di quanto appreso dopo l’interrogazione o il compito in classe.

Vuoi per il momento particolare della vita di una persona, quella meravigliosa, quanto perturbante età adolescenziale, vuoi per il fatto che rappresenta la prima scelta importante di un individuo, le superiori sono quindi il primo grande scoglio da affrontare e il momento su cui investiamo maggiormente riponendo grandi aspettative.

Quanti genitori hanno favorito l’ingresso dei figli in istituti professionalizzanti perché non sicuri della loro riuscita scolastica, così assicurando loro almeno un diploma “utile”, ottenuto in tempi relativamente brevi? Quanti invece hanno virato la volontà di frequentare licei verso i suddetti istituti perché così al termine non ci sarebbe stato l’obbligo di frequenza di un percorso universitario? I casi possono essere molti e con le più svariate motivazioni.

L’alternanza è una valida alternativa?

Ma la scelta delle superiori è così determinante? Se quello a cui puntiamo è l’orientamento professionale, perché releghiamo tanta importanza alle materie da studiare? Chi è in grado di offrire un servizio di orientamento a prescindere da ciò che studiamo?

Tante incognite a cui il tessuto normativo e politico in Italia ha dato risposta con l’alternanza scuola lavoro. I percorsi di alternanza si pongono l’obiettivo di avvicinare le realtà aziendali alla scuola e alla preparazione “pratica” richiesta dal contesto professionale.
Come dice il sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), l’alternanza è “la modalità innovativa che, attraverso l’esperienza pratica, aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione e a orientarne il percorso di studio e, in futuro, di lavoro, grazie a progetti in linea con il loro piano di studi.”

Alla luce di queste parole capiamo che siamo già troppo avanti al semplice orientamento perché si parla di consolidare le conoscenze acquisite, arricchirne la formazione e, solo come ultimo step, a orientarne il percorso di studi. L’orientamento è indicato chiaramente come un obiettivo secondario. Manca quindi il primo vero step di un vero percorso di orientamento, quello della conoscenza di sé, dell’individuazione e dell’analisi delle proprie competenze personali, tali per cui uno studente possa pensare a una particolare carriera professionale.

L’alternanza com’è costruita oggi non implica un coinvolgimento personale, ma una “pratica” da assolvere all’interno di un’azienda per poter “consolidare”, non acquisire! Tutto questo a prescindere da chi siamo.

E ancora a vincere sono le passioni

Credo che invece occorra ripartire proprio dal chi siamo, dalle nostre passioni, dai nostri sogni, dai nostri valori e dalle varie risposte che ci siamo dati alla domanda infernale “cosa farò da grande?”.
Se partiamo da questi aspetti, raggiungiamo più facilmente gli ambiti di nostra competenza, le dovute incertezze e i continui errori e cambi di rotta. Impegnarsi a seguire una passione per esempio significa dare molto di sé stessi alla conoscenza di tutto ciò che ci piace, scegliendo di intraprendere corsi formativi, esperienze o ricerche da autodidatta sul determinato argomento. Ed è questo che ci favorisce una crescita, ci modella al raggiungimento di un IO-ME STESSO unico, straordinario e formato.

Alla fine tutto questo significa orientarsi: scegliere un percorso di studi, esaminare le proprie competenze, fare esperienza di ciò che ci aspetterà, provare su di sé a vestirci di una particolare professione. Orientarsi significa percorrere varie strade finché non troviamo quella lastricata di pietre gialle che ci riporta a casa, a ritrovare il nostro vero essere.

Tutto si mette in moto con un’azione che permetta di attivare un cambiamento in noi e favorire una continua messa in discussione della nostra situazione attuale per protendere verso il nostro lavoro del futuro.

E, sempre nell’evento di cui ho parlato all’inizio, quando dalla platea è stato chiesto un consiglio al principale ospite della giornata su cosa sia meglio fare per capire il mio posto nel mondo, ciò che è stato risposto è: “studiare, studiare, studiare”.

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